Unict, la carica dei 101 anni della Clinica pediatrica - QdS

Unict, la carica dei 101 anni della Clinica pediatrica

Ivana Zimbone

Unict, la carica dei 101 anni della Clinica pediatrica

martedì 19 Dicembre 2023

A Palazzo centrale dell’Università ripercorse le tappe di un’istituzione prestigiosa. Il direttore Ruggieri: “La pandemia ci ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia e credere nelle vaccinazioni”

CATANIA – Insieme per festeggiare i 101 anni della Clinica Pediatrica dell’Università di Catania. Così si sono riuniti nei giorni scorsi, al Palazzo Centrale dell’Università, le principali autorità della città e del settore. Un’occasione per ricordare le tappe del percorso accademico, fondato nel 1434 da Alfonso V di Aragona, che ha visto succedersi nel tempo personalità che hanno offerto un prezioso contributo professionale e umano al territorio, come Giambattista Ughetti e Felice Paradiso.

Sembrano ormai trascorsi anni luce da quando i dissapori amministrativi locali impedivano alla Clinica Pediatrica di contare su spazi adeguati agli scopi, come nel 1910, quando venivano concessi soltanto sei posti letti e una stanza a uso di laboratorio nell’ospedale Vittorio Emanuele, successivamente addirittura revocati con obbligo di trasferimento all’ospedale Garibaldi. Il marchese Luigi Gravina, allora, decise di finanziare una nuova sede all’interno del padiglione “Costanza Gravina”.

Enrico Parano e Raffaele Falsaperla
Francesco Priolo
Gian Luigi Marseglia
Giovanni Corsello
Martino Ruggieri

Nel tempo la creazione delle nuove branche specialistiche pediatriche contribuirono alla crescita scientifica e assistenziale dell’accademia pediatrica. Nell’opera di graduale differenziazione, la nascita della neurologia pediatrica creata da Lorenzo Pavone e proseguita da Giovanni Sorge, Agata Fiumara, Gemma Incorpora (poi diventata direttore dell’UOC di Pediatria dell’ospedale Garibaldi), Raffaele Falsaperla (oggi direttore dell’UOC di Pediatria e Pronto soccorso pediatrico del Policlinico di Catania), Enrico Parano (adesso responsabile del Cnr Irib di Catania), Piero Pavone, Pierluigi Smilari e Filippo Greco. L’ateneo continua a credere fortemente nella ricerca e nell’aggiornamento professionale: “All’interno dell’università, i seminari dei nostri docenti su campi di ricerca corrente sono tantissimi – spiega al QdS Francesco Priolo, rettore di UniCt – e a beneficio di tutti, studenti e professionisti. In 101 anni la ricerca ha modificato la medicina e la pediatria in modo sostanziale, dando vita, da un’unica clinica, a un’enorme diversificazione. Le specializzazioni dimostrano l’approfondimento che viene fatto continuamente, a servizio di tutta la cittadinanza”.

La pediatria è una branca a sé stante della medicina

Ne è convinto Gian Luigi Marseglia, presidente del Collegio dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Pediatria: “Il suo valore aggiunto? È una branca del tutto particolare, che si apprende sul campo, che si acquisisce epidermicamente sommando teoria e pratica – fa sapere –, perché i bambini vanno visti. Visitare un neonato o un bambino più grande è completamente diverso, perché i bimbi sono elementi in crescita, con patologie e problematiche differenti che possono essere affrontate solo con la sensibilità propria e tipica di chi fa il pediatra”. A tal proposito, spiega come il Covid abbia comportato lo sviluppo di patologie collaterali, dovute più che altro alla sua gestione: “Il prezzo del Covid viene pagato in termini di infezioni respiratorie – commenta – perché il sistema immunitario si è fermato nella sua attività con le misure di prevenzione e, adesso, deve ricominciare a combattere contro infezioni che non ha conosciuto progressivamente, come invece accade nella normalità”.

L’allattamento naturale al seno e la sana alimentazione

Tra gli strumenti più funzionali al rafforzamento del sistema immunitario dei più piccoli l’allattamento naturale al seno e la sana alimentazione, che passa dallo svezzamento naturale, privo di omogeneizzati e cibo industriale. Ma, ancora oggi, molte donne hanno difficoltà nella buona riuscita dell’impresa: “Il vero problema è che ci vuole molto dialogo con le famiglie, per affrontare la questione della gestione del neonato. Il tema è soprattutto sociale, perché si partorisce più tardi, si lavora già poco dopo il parto e occorre una seria riflessione su come rendere la società intera organizzata per i bambini”.

Quali emergenze si trovano e si troveranno ad affrontare i pediatri? “Intanto le pandemie, che trovano bambini e ragazzi non protetti – spiega Martino Ruggieri, direttore dell’UOC di Clinica Pediatrica del Policlinico di Catania –. Questi appartengono alla categoria delle persone fragili, soprattutto se affetti da malattie rare. E poi ci sono gli abusi sui minori, all’interno della famiglie, a scuola, in altri gruppi sociali. Per quanto riguarda le malattie infettive del passato, invece, siamo praticamente riusciti a debellarle”.

Una nuova emergenza: l’uso precoce e smodato delle nuove tecnologie

Si aggiunge, però, una nuova emergenza per certi aspetti già annunciata, ovvero l’uso precoce e smodato delle nuove tecnologie da parte dei piccolissimi, che può causare non pochi problemi allo sviluppo e alla crescita: “L’uso di tecnologie come il tablet non può essere affidato ai bambini, che non hanno inibizioni – precisa Ruggieri –. Bisogna accettare anche il fatto che il loro cervello e il loro sistema nervoso si stiano sviluppando assieme a strutture elettroniche e superiori. La loro mentalità si sta interfacciando con questo mondo, diverso dal nostro, che non va demonizzato ma modulato”.

La tecnologia, infatti, ha pure il merito di aver aiutato i piccoli pazienti ad accedere all’assistenza medica nel periodo di crisi dovuto alla pandemia. “Il Covid ha portato tanti ritardi, perché siamo stati tutti un po’ barricati e perché i corridoi dei pronto soccorso sono stati occupati dai malati di Covid – aggiunge –. Ma, via via, siamo riusciti con la telemedicina e una buona organizzazione a riprendere la situazione e tornare alla normalità. Tutto questo ci ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia, che bisogna credere molto nelle vaccinazioni, che quest’anno hanno pure meritato il premio Nobel, e che bisogna impratichirsi con l’uso di strumentazioni che abbattono le liste d’attesa”.

Le nuove sfide della medicina pediatrica

Accanto alle emergenze, le nuove sfide della medicina pediatrica, prima tra tutte la ricerca di terapie che possano supportare chi oggi vive soltanto di speranze. “La nuova sfida è quella di trovare farmaci che cambino la storia della malattia – racconta Raffaele Falsaperla, direttore dell’Uoc di Pediatria e Pronto soccorso pediatrico del Policlinico -. A noi non sono sufficienti i farmaci sintomatici, stiamo lottando e lavorando tutti insieme con i vari specialisti per trovare farmaci, terapie innovative che cambino il destino dei nostri piccoli pazienti. Non vogliamo più limitarci a intercettare e fare diagnosi precoci delle patologie, vogliamo dare salute ai nostri bimbi. La mortalità infantile si è abbassata e ora vogliamo fare lo stesso con la morbilità infantile: per questo ci stiamo concentrando anche sullo screening neonatale, affinché le patologie possano essere intercettate in fase asintomatica ed essere trattate con le terapia genetica o enzimatica”.

Il ruolo e le responsabilità dei pediatri sono tante

“Le sfide della pediatria sono notevoli, sia perché il numero dei pediatri si è ridotto in questi ultimi anni, sia perché il ruolo e le responsabilità dei pediatri sono tante: cure primarie; vigilanza sulla crescita e sullo sviluppo; screening e diagnosi precoce; trattamento di patologie complesse. La pediatria è anche diventata multispecialistica e, per questo, occorre un numero di pediatri sempre maggiore, soprattutto alla luce del fatto che oggi gli adolescenti che presentano una malattia cronica siano più del 15%. I pediatri devono occuparsi anche delle fragilità sociali, intervenendo con gli altri stakeholders delle istituzioni, per aiutare i tanti bambini a rischio sociale, i bimbi migranti, i piccoli che vivono il problema della povertà, per arginare quelli che vivono l’eccessiva esposizione agli schermi e alla tecnologia, per promuovere uno stile di vita e alimentare equilibrati”, fa sapere Giovanni Corsello, professore ordinario di pediatria di UniPa e direttore del reparto di Pediatria all’ospedale Di Cristina.

Negli anni il numero dei pediatri si è ridotto

Crescere bambini in modo sano significa avere adulti più sani, ma non sempre le istituzioni si sono rivelate all’altezza di questo compito. “La pediatria nasce come disciplina pubblica, in quanto strategica per la salute della popolazione. Tuttavia negli anni il numero dei pediatri si è ridotto, perché si credeva che la riduzione della natalità potesse richiedere un minor numero di professionisti – continua –. Invece bisogna comprendere che le funzioni vadano garantite a prescindere dai numeri. Oggi, infatti, in alcune aree del territorio non si riesce nemmeno a garantire le guardie ed esistono zone carenti di cure primarie pediatriche. Bisogna assolutamente salvaguardare il diritto del bambino all’assistenza pediatrica aumentando il numero di specialisti”.

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