È una vera malattia la smartphone schiavitù - QdS

È una vera malattia la smartphone schiavitù

È una vera malattia la smartphone schiavitù

giovedì 12 Ottobre 2023

Dobbiamo usarlo senza essere usati

“Per acchiappare le trote bisogna avere pazienza”. È un vecchio detto che vorrebbe spingere le persone a valutare fatti e circostanze in modo idoneo per raggiungere risultati. Si dice anche che “la pazienza è la virtù dei forti”. Attenzione, non stiamo facendo l’elogio di questa virtù, perché essa non è insita naturalmente nelle persone, bensì si acquisisce con lo studio, con la cultura e con gli insegnamenti; farsi prendere dai nervi, reagire istintivamente e spesso proditoriamente, muoversi senza la necessaria tranquillità contro qualcuno, non è un modo idoneo per affrontare le avversità che ci vanno capitando.

In questo quadro, uno strumento che ormai è diventato un’appendice delle mani di tutti (uomini e donne, anziani, giovani e bambini, occidentali e orientali) è lo smartphone, il quale silenziosamente, nel giro di qualche decennio, è diventato il vero padrone delle persone, mentre le sue origini non lontane ce lo hanno fatto percepire come un’innovazione straordinaria.

Invece no, perché esso è diventato una vera malattia, una malattia che ha invertito la dipendenza. Prima lo smartphone era un’appendice delle persone di tutte le età, sesso, nazionalità; oggi sono le persone a essere diventate appendici dello strumento. Il che ci fa supporre che molti non pensano con il proprio cervello, bensì con quello dello smartphone, che in un modo o nell’altro riesce a trasferire le informazioni nella loro testa.

Quando l’attrezzo si impadronisce della nostra testa, del nostro modo di vivere, delle nostre capacità di interagire con gli altri, risulta evidente una dipendenza invertita rispetto all’ordine naturale delle cose. Infatti i mezzi dovrebbero essere al servizio delle persone umane e non il contrario.
Però, purtroppo, è ciò che sta avvenendo e cioé che lo smartphone è continuamente presente in tutte le cose che molte persone fanno; esse stesse non riescono più a fare a meno dell’oggetto, ne dipendono quasi psicologicamente e continuano a operare in relazione agli impulsi che ricevono.
Quanto scriviamo è frutto di semplice constatazione che ognuno dei/delle cortesi lettori/trici può fare e vedere ogni giorno da mane a sera.

L’uso dello smartphone così smodato e inopportuno, alla fine costituisce una sorta di malattia, magari psicologica e non fisica, ma pur sempre di malattia si tratta.

Quando esso non esisteva, il mondo continuava ad andare avanti, progrediva, funzionava; dunque, non è lo strumento che ha fatto accelerare e migliorare il funzionamento dell’Umanità, anche se non possiamo negarne la sua utilità, a condizione che esso rimanga dentro il recinto proprio che è quello di essere uno strumento del quale però si può fare a meno, pur rinunziando, come prima si scriveva, a qualche comodità.

È vero, quando si cerca una notizia o un’informazione, lo smartphone dà una risposta immediata perché accede a migliaia di banche dati, però si tratta quasi sempre di risposte laconiche, relativamente brevi e insufficienti, fermo restando che chi volesse leggere lenzuolate di informazioni, lo smartphone volentieri le fornirebbe.
Il meccanismo che precede però non fa aumentare la cultura e la conoscenza ragionata delle persone, poiché fornisce informazioni spesso non connesse e incomplete.

Si scriveva che lo smartphone è una vera e propria malattia. Qualcuno dei/delle cortesi lettori/trici ha in mente amici e conoscenti abituati all’uso continuativo dello strumento che sarebbero disposti a rinunziarvi, a lasciarlo a casa in occasione di un viaggio, ad andare a lavorare o a divertirsi senza? Noi purtroppo dobbiamo desolatamente dichiarare che conosciamo pochissime persone di quel tipo.
Qualcuno obietterà che la nostra età (ottantadue) ci fa scrivere le note che precedono. Non lo crediamo, perché siamo convinti che l’intelligenza umana è sempre nelle condizioni di porsi domande e di darsi risposte e così ha agito anche quando lo smartphone non esisteva.

Esso è un simbolo e precorre un’altra invadenza che è la cosiddetta Intelligenza Artificiale (IA), della quale si parla poco, ma che è un’importante innovazione, a condizione che si tenga sotto controllo e che resti uno strumento per migliorare la qualità della vita dell’Umanità, non una nuova dittatura.

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