Il pericolo sopra e sotto i piedi. Rischio frane per 200mila siciliani - QdS

Il pericolo sopra e sotto i piedi. Rischio frane per 200mila siciliani

Il pericolo sopra e sotto i piedi. Rischio frane per 200mila siciliani

venerdì 14 Settembre 2012

Soltanto il 30% degli edifici pubblici è a norma, 141mila i fabbricati abusivi

PALERMO – La Sicilia è una terra esposta a diversi rischi di varia natura, per cui non si possono sottovalutare i pericoli. L’instabilità politica nazionale e regionale non aiuta, ma non mancano iniziative positive.
Oggi, i comuni siciliani a rischio frane sono 273 con 200mila cittadini a rischio. Il 70% del territorio isolano è soggetto a rischio idrogeologico e il 67% degli edifici si trova in terreni franosi. Il comune di Caltanissetta è il più esposto per l’89% del territorio, seguito da Enna, Messina e Agrigento. Nonostante ciò, un rapporto dell’Agenzia del Territorio nel 2011 segnalava 141 mila fabbricati abusivi in Sicilia, di cui 51 mila sono solo a Palermo. A questi dati, occorre aggiungere che una buona metà della Sicilia è ad alto rischio sismico, in particolare tutta la Sicilia Orientale e tutta la costa settentrionale fino a Palermo oltre alla Valle del Belice. Infatti, la dorsale ionico-etnea è a elevata attività sismica e la sua fascia di comuni è a forte rischio sismico.
 
Inoltre, esistono due vulcani al largo del Tirreno, il Marsili e il Vavilov, di cui il primo presenta una lunga struttura di 30 chilometri che è composta da cenere vulcanica. Se questa dovesse franare, si attiverebbe uno tsunami che investirebbe la costa tirrenica della Campania, della Sicilia e della Calabria. Le simulazioni indicano onde alte 5/7 metri, per questo è costantemente monitorato. Inoltre, oggi, in Sicilia esiste un tessuto urbano che ha una notevole vulnerabilità, per cui solo il 30% degli edifici pubblici è a norma.
Il rischio fondamentale è che non si è tenuto conto delle zone a maggiore rischio sismico nei piani urbanistici che si sono susseguiti. Nonostante ciò, esistono i fondi Fesr stanziati che ammontano a circa 8 miliardi di euro, di cui, però ad oggi, è stato speso solo il 13%.
Tuttavia qualcosa finalmente si muove nel settore della prevenzione del rischio sismico, poiché sono in fase d’attuazione in Sicilia le ordinanze 3907 e 4007 del Presidente del Consiglio dei Ministri. Queste ordinanze prevedono lo stanziamento dei fondi per la microzonazione sismica dei centri abitati dei comuni a rischio, cioè studi geologici di dettaglio in chiave sismica di quei territori che possono fornire un’amplificazione sismica al terremoto. Un terremoto anche di piccola intensità, può diventare distruttivo se trova delle condizioni geologiche che ne possano amplificare gli effetti. Un esempio è il terremoto di Città del Messico, in cui l’epicentro si trovava ad oltre 400 km di distanza dalla capitale.
Gli studi di microzonazione sismica sono partiti nei primi 58 comuni siciliani della lista elaborata dal dipartimento di protezione civile, poi partirà un secondo ciclo di studi su 125 comuni. Poco si fa invece sul piano dell’informazione ai cittadini, spiegando come individuare i punti più sicuri e lasciare aperte le porte blindate che altrimenti resterebbero bloccate. Inoltre, è assente la pubblicazione dei Piani comunali di Protezione civile, obbligatori per legge, che in molti comuni rimangono solamente carte chiuse in un cassetto. Si può dire che, oggi, qualcosa, lentamente, si muove, poiché molte regioni stanno seguendo l’esempio siciliano dell’accordo tra Protezione Civile e Ordine dei Geologi sia nei casi di emergenza idrogeologica sia in ambito di prevenzione dei dissesti.
 

 
Il presidente dei geologi, Doria: “Assicurazione per le case private”
 
PALERMO – Il presidente dell’Ordine regionale dei Geologi, Emanuele Doria, ha dichiarato: “Fare prevenzione significa prima di tutto rendere consapevole la popolazione dei rischi presenti nel territorio. Occorre attuare una politica d’informazione dalle scuole, ma non in maniera saltuaria come avviene adesso. Non si deve mai dimenticare che gran parte del territorio siciliano è a rischio sismico e i dati sulla vulnerabilità degli edifici pubblici, soprattutto scolastici, non sono per nulla confortanti. Invece, per le costruzioni private si dovrebbe cominciare a parlare di assicurazione per i rischi naturali. Bisogna, inoltre, sottolineare che spesso mancano anche gli strumenti di base per lo studio del territorio. Ad esempio, le carte geologiche ufficiali di zone sismiche importanti, come la Valle del Belice, non sono state ancora pubblicate, sebbene siano già state redatte dall’Università. Ci auspichiamo che l’attuazione delle Ordinanze non incontri intoppi burocratici che rallentino la realizzazione degli studi di microzonazione sismica sul territorio siciliano”.

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