La Sicilia è l’unica Regione in cui il proprio statuto prevede lo scioglimento dell’Assemblea regionale, con la conseguente decadenza del presidente, ai sensi dell’art. 8 dello statuto e dell’art. 126 della Costituzione, con la conseguente nomina di tre commissari designati dal Parlamento.
Riassumiamo la questione. Il Partito degli Astenuti e di coloro che voteranno scheda bianca o nulla supererà verosimilmente il 50%. I componenti di codesto partito sono furenti, incazzati e indignati verso un ceto politico che continua a favorire alcune decine di migliaia di questuanti, fottendo alcune centinaia di migliaia di siciliani.
Dieci deputati sono eletti ope legis (presidente, capo dell’opposizione e otto nel listino). Fra gli 80 eletti, osiamo pensare che una ventina siano persone perbene. Le altre si siedono nei nobili seggi dell’Assemblea regionale indegnamente. Sono là per aspirare come vampiri oltre 240 mila € l’anno e muoversi nel fango per chiedere e ottenere favori, contro altri favori. Ma nessuno dei deputati, eletti o non eletti, voterà mai una legge che deve tagliare gli inutili precari, il privilegio dei dipendenti e dei pensionati regionali, quello dei deputati regionali, dei dipendenti dell’Ars, nonché del presidente e dei dodici assessori.
Ma non tagliando questi privilegi, l’Assemblea non sarà in condizione di approvare la legge di stabilità 2013, che dev’ essere decurtata come sopra indicato.
Dunque, il 30 aprile 2013 sarà l’ultimo giorno di questa legislatura, perché senza legge di stabilità approvata l’Assemblea viene sciolta, ma non più con nuove elezioni entro i 90 giorni, bensì con un periodo di commissariamento che verosimilmente andrà oltre il 2013. Sembra uno scenario surreale, ma con alte probabilità di realizzarsi.
I candidati che sentiamo in giro non si sono accorti che i loro argomenti e il modo di comunicarli sono ormai superati dai tempi. I 1.600 candidati all’Assemblea e i dieci candidati alla Presidenza, salvo qualcuno, non hanno capito che continuando con questi argomenti e con questi toni, sono tutti politicamente morti, perché ai siciliani non interessano più promesse vaghe e fumose, bensì un cronoprogramma di obiettivi da realizzare in tempi stretti. Ai siciliani, contro cui ha operato questo ceto politico, interessa un’inversione di rotta.
Il simbolo virtuale Risorgimento Sicilia è probabile che vinca le elezioni, perché è l’unico che si trova dalla parte dei siciliani, di quelli che lavorano, che si sacrificano, che non hanno voce, ma che si vergognano di leggere pagine come quelle pubblicate da Francesco Merlo su Repubblica, del 6 ottobre, nella quale tutti veniamo sputtanati, a ragione.
Ecco il guaio: l’Italia ha riso di noi e questo non è più sopportabile. Con rammarico, Risorgimento Sicilia vincerà perché i siciliani vogliono cacciare i furbi dal tempio, non essendo più disposti ad alimentarli dando loro il proprio sangue.
Essere onesti non è un merito, bensì una precondizione per fare politica. Poi bisogna essere capaci e preparati professionalmente, avendo letto nella propria vita almeno mille libri. Non sappiamo fra i 1.600 candidati, se ve ne siano più di dieci ad averlo fatto.
Questa legislatura nasce morta, ma il ceto politico non se n’è accorto. Tutti si muovono come se nulla fosse e non si rendono conto che la Santacrisi caccerà fuori dall’agone i politicanti Senzamestiere che finiranno di fare i parassiti.