Casalinga a chi?
Nel giro di dodici mesi le casalinghe sono passate da 4 milioni e 890 mila massaie a 4 milioni e 562 mila, con una sforbiciata in termini percentuali del 6,7%. Bollare il fenomeno unicamente come figlio della crisi imperante appare un po’ superficiale, come se il secolo breve fosse passato senza lasciare conseguenze, come se il sessantotto non fosse mai esistito. Per carità le difficili condizioni economiche pesano eccome, ma è evidente anche che nell’ultimo lustro gli usi e i costumi di un tempo non sono semplicemente cambiati: non esistono più.
Una bella sorpresa si annida tra i dati del Mezzogiorno: è qui infatti che si registrano i numeri più alti. Nel giro di un anno 175 mila casalinghe hanno intrapreso un’attività lavorativa. E così si è passati da 2 milioni e 420 mila unità a 2 milioni e 245 mila, con un segno meno del 7,2% ( in valori assoluti un 0,5% in più rispetto alla media nazionale). Nel cuore produttivo del Paese il fenomeno, sebbene notevole, è leggermente più contenuto. Nello stesso periodo di tempo si è passati da 1 milione e 646 mila massaie a 1 milione e 531 mila (-6,9%).
Insomma l’Italia, dunque, non è più un paese per massaie? Non esattamente, dato che ancora il numero delle donne di casa risulta molto alto, con circa 7 milioni e 605 mila unità da Voghera a Modica. Ma è chiaro che ormai il dado è tratto.
Maschio latino sì, ma con il grembiule.
Se aumentano le vendite di tailleur femminili, per la legge del contrappasso schizzano verso l’alto le quotazioni dei grembiuli pensati per lui. Andando ad analizzare i dati Istat che riguardano l’altra metà del cielo, saltano fuori altre sorprese. Che ci crediate o no, sono sempre di più gli uomini dediti unicamente alle faccende domestiche. Sono circa 70 mila in età lavorativa, aumentati dal 2011 al 2012 di 20.000 unità. Un fenomeno che cresce a ritmi vertiginosi nel Nord (con un incremento del numero di casalinghi di circa il 50%, da 16 mila a 33 mila in 365 giorni) e che si consolida nel Mezzogiorno (in questo in realtà si registra una piccolissima flessione, da 29 mila unità a 28 mila). Probabilmente le ragioni che stanno alla base di questa inversione di tendenza vanno ricercate soprattutto nell’attuale congiuntura economica. Ma certo non si può sottovalutare il rimescolamento dei ruoli dell’uomo e della donna nella società. Abolite le gerarchie, che volevano l’uomo procacciatore di danaro e la donna custode del focolare domestico, agli uomini rimasti senza lavoro non resta che imparare a usare i fornelli. Tempi duri per il maschio latino (o comodi, dipende dai punti di vista).