I politicanti da strapazzo, quando si chiede loro di tagliare la spesa corrente dannosa, usano la frase ad effetto che non vogliono fare macelleria sociale. Essi mentono sapendo di mentire, perché la richiesta che proviene da tutta la Sicilia, sia alla Regione che agli stessi Comuni, non è tagliare i servizi, bensì gli apparati clientelari ingigantiti secondo il metodo e la cultura del favore.
Nella sanità, si può tagliare un miliardo di euro, 500 milioni con una drastica riduzione dei farmaci, per allineare la spesa alla media nazionale, e 500 milioni con una riorganizazione dei servizi che tagli l’apparato clientelare messo in atto per raccogliere voti.
I sindaci si lamentano, ma hanno eccesso di personale, soprattutto in dipartimenti ove non serve. La giusta collocazione dei dipendenti non si è mai potuta fare perché si è seguito l’interesse personale e non quello generale.
I sindaci non hanno agito sul versante delle spese improduttive e neanche su quello della lotta all’evasione, la corruzione e la morosità. Non si spiega come mai, in Sicilia, vi siano 300 mila immobili fantasma, cioè non registrati all’Agenzia del Territorio, con una perdita di gettito stimato da una nostra inchiesta in 270 milioni di euro.
Non si spiega come non abbiano istituito il Nucleo tributario locale per andare a scoprire l’evasione, il cui gettito torna a beneficio dei Comuni, in base alla legge 148/2011. Non si spiega come non abbiano istituito il Nucleo anti-corruzione, per andare a combattere le infiltrazioni mafiose e tutte le forme di deviazione rispetto a una sana e buona ordinaria amministrazione.
Non si spiega nemmeno come gli uffici non facciano un’opportuna azione per recuperare le morosità cospicue in materia di servizi, di acqua, rifiuti solidi urbani e altre minori.
La verità è che i sindaci pensano a tutt’altro che a ben amministrare.
Per contro, i primi cittadini hanno portato al massimo, salvo in pochi casi, sia le aliquote Imu che quelle Ires, con ciò gravando le già difficili condizioni dei propri cittadini, senza peraltro procedere al taglio della spesa corrente, per avere risorse con cui finanziare le opere pubbliche.
I cittadini dei nostri 390 comuni sono strangolati, ma i consiglieri comunali percepiscono indennità in qualche caso pari a un buono stipendio. Nonostante la stretta, ancora auto bianche e blu sono a carico dei bilanci e con esse autisti e spese di manutenzione e di esercizio.
La legge nazionale di stabilità, di prossima approvazione, prevede che tutta l’Imu passerà ai Comuni. In parallelo, diminuiranno i trasferimenti dallo Stato. Dunque, anche i bilanci dei Comuni dovranno trovare un nuovo equilibrio. I sindaci che protestano, recandosi dal prefetto o dal presidente della Regione o con altre forme, non hanno capito che la festa è finita e devono trovare all’interno delle loro amministrazioni e insieme ai propri cittadini il modo per fare quadrare i conti.
Gli acquedotti hanno bisogno di cospicui investimenti, mentre l’apparato amministrativo dev’essere profondamente rinnovato e dotato di strumenti informatici, in modo da creare canali diretti con i cittadini ed evitar loro di recarsi fisicamente presso gli uffici per chiedere servizi, mentre potranno farlo per via telematica.
Vi è poi la questione della trasparenza, cioè mettere sul sito tutte le fatture e i relativi pagamenti. Il sindaco di Catania, per esempio, l’aveva promesso, ma non l’ha mai fatto.