Ragusa Ibla, l’altra faccia della medaglia, le case pericolanti usate come discariche - QdS

Ragusa Ibla, l’altra faccia della medaglia, le case pericolanti usate come discariche

Ragusa Ibla, l’altra faccia della medaglia, le case pericolanti usate come discariche

venerdì 10 Maggio 2013

Un mondo a parte quello che si cela proprio alle spalle delle zone ben conosciute dai turisti

RAGUSA – Una legge ad hoc, disegnata su misura per Ibla, con varie tranche da 4 milioni per risanare e recuperare il centro storico di Ragusa. La legge regionale n. 61 del 1981, meglio conosciuta come legge su Ibla, è sicuramente il provvedimento più discusso della provincia di Ragusa, e forse anche della Sicilia.
Mentre gli altri centri storici dell’Isola cadono a pezzi, infatti, si continua a finanziare, e con grandi elargizioni, il capoluogo ibleo: con cadenze puntuali, infatti, polemiche e proteste riescono sempre a convincere della necessità e dell’importanza di tale finanziamento che, però, ha contribuito a creare una realtà idilliaca che di spettacolare ha ben poco.
L’altra faccia di Ibla, infatti, è quella che nessuno mostra, quella dei contesti sociali difficili, della spazzatura e delle case pericolanti. È quella degli interi quartieri disabitati dove le case sono ridotte ormai a mere discariche abusive e dietro alle splendide facciate barocche e alle scalinate monumentali, riportate alla luce dai fondi della legge, si ergono situazioni imbarazzanti e lontanissime dalle centinaia di migliaia di euro elargite per oltre vent’anni.
Attraversando a piedi le viuzze che si trovano alle spalle del prospetto conosciuto a turisti e cittadini, ci si trova davanti a dei quartieri spettrali, completamente disabitati dove tutte le case sono ormai utilizzate per ben altri scopi. Materassi, suppellettili, mobili e spazzatura di ogni genere traboccano infatti da ogni angolo: le porte sono tutte divelte, sfondate e rase al suolo da vandali e intemperie, ed è stata l’inciviltà della gente a fare il resto. Delle vere e proprie discariche abusive sorgono infatti in questi quartieri e ogni genere di immondizia è abbandonata sia ai lati delle strade – o vicino a qualche albero – sia all’interno di tutte le abitazioni.
La maggior parte delle case è disabitata da anni e nessun intervento di manutenzione è stato messo in atto per evitarne crolli. Molte di queste non presentano più neanche il tetto e diversi animali vi hanno stabilito la propria dimora. Sversamenti di liquami e altra sporcizia, poi, fanno da contorno a una situazione veramente penosa ed evitabile se solo il Comune di Ragusa avesse mantenuto l’impegno di acquistare e sistemare alcune abitazioni.
In effetti qualcosa del genere è già avvenuto nel quartiere di San Rocco, dove alcuni ruderi, secondo quanto appreso da alcuni consiglieri comunali, sono stati ristrutturati e adibiti a residenze universitarie . In realtà, però, la destinazione d’uso è andata lentamente trasformandosi, e tra opposizioni e malcontenti, tali abitazioni sono divenuti alloggi popolari. “Le case di San Rocco – ha confermato Salvatore Avola, delegato per Ibla del Pd – inizialmente erano previste per residenze universitarie, ma nel 2006 sono state affidate come alloggi popolari dall’amministrazione di Nello Dipasquale, con l’assessore Rocco Bitetti con delega ai Servizi sociali”.
“Io – ha aggiunto – mi opposi all’affidamento di queste case perché sinceramente speravo in un utilizzo diverso”.
Il contesto sociale, purtroppo, non è sicuramente dei migliori: queste abitazioni, fra l’altro, appaiono come isolate dal resto della città visto che intorno sorge solo un grande degrado e l’incuria più totale. Ruderi e sterpaglie, quindi, fanno da contorno a questo progetto costato poco più di un milione di euro (1.022.000 per l’esattezza) e portato a compimento nel 2004, stravolto però completamente rispetto all’idea iniziale che avrebbe ridato senz’altro un’altra luce all’intero quartiere.
Qui, i fondi della 61/81 e della 31/90, si sono tramutati in un fallimento rispetto ai reali presupposti di tali leggi: magari un maggiore controllo sul modo di impiego di queste somme avrebbe potuto, in questi anni, garantire una migliore trasparenza e, sicuramente, una pianificazione più utile per la collettività anche perché, come ha sottolineato lo stesso Salvatore Avola del Pd “esistono tante case di proprietà comunale ancora in condizioni disastrose”.
 

 
L’impegno dei 4 mln di euro concessi per l’anno scorso
 
RAGUSA – Se con finanziamenti milionari interi quartieri appaiono completamente dimenticati e abbandonati, è interessante sapere come il Comune di Ragusa abbia impiegato tali somme.
Secondo il piano di spesa del 2012, approvato nel giugno dello scorso anno e relativo quindi all’ultima tranche elargita dalla Regione, la somma complessiva di 4 milioni di euro è stata suddivisa in due parti: una minima, pari a 313 mila euro, per le spese generali – qui rientrano gli oneri per l’ufficio Centri storici, per la commissione Risanamento, per il relativo ufficio tecnico, per la redazione della rivista Sotto-sopra e per le manifestazioni organizzate a Ibla – e quella più consistente, con ben 3 milioni e 600 mila euro, per il potenziamento delle infrastrutture e per l’incentivazione di attività economiche. La consistente somma è comunque suddivisa per capitoli e, quindi, per interventi, anche se finora alcune scelte intraprese sono risultate solamente un controsenso. La decisione di realizzare tutta la pavimentazione di intere strade completamente disabitate e dove la maggior parte delle case sono pericolanti, per esempio, lascia perplessi, così come quella di abbellire gli immobili e i monumenti visibili di Ibla per poi abbandonare del tutto le vie secondarie.
Per il recupero del quartiere San Rocco, intanto, in questo piano spesa sono stati previsti più di 100 mila euro: come riporta la stessa delibera di Giunta, infatti – con la speranza che sia presto attuata – “l’abbandono delle abitazioni e dei percorsi creano situazioni di non vivibilità e quindi totale degrado dell’ambiente”.

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