La legge 106/11 è stata messa in funzione dalla Regione col proprio bando di luglio 2012, cioè un anno dopo. è passato un ulteriore anno e, ancora, le imprese non hanno visto un euro.
A presentare la domanda sul canale telematico sono state 1.616 imprese di cui ammesse 1.184, per circa 20 mila dipendenti. Le imprese hanno assunto, pagato stipendi e accessori, contributi, ma ancora sono in attesa di potere operare con la legge citata.
Intendiamoci, non si tratta di prendere soldi, bensì di compensare il proprio debito fiscale col credito d’imposta, mediante l’F24 che va pagato il 16 di ogni mese.
Non entriamo nei dettagli della filiera degli adempimenti, perché l’abbiamo fatto già tante volte, ma riveliamo l’insipienza e l’irresponsabilità dell’assessore e del dirigente generale al ramo.
Nel bando sono previsti un atto di adesione e una polizza fideiussoria, sicuramente assicurativa perché se fosse stata bancaria lo si sarebbe dovuto scrivere (fideiussione bancaria).
Ad un anno dal bando, il dirigente generale non ha messo sul sito nè il testo dell’adesione nè quello della polizza fideiussoria. Una dimenticanza? Non sappiamo, certamente è molto grave che chi percepisce regolarmente il proprio stipendio se ne infischi altamente degli stipendi dei dipendenti delle imprese che debbono usufruire del credito d’imposta.
Di questa situazione incresciosa, per non dire vergognosa, ha una responsabilità oggettiva l’assessore al ramo, Ester Bonafede, che avrebbe dovuto chiedere in modo perentorio al proprio dirigente generale di fare tutto quanto necessario per rendere operativo in tempi stretti il meccanismo del credito d’imposta.
Ricordiamo che la Corte dei Conti ha approvato la graduatoria in data 15 maggio, ma ci sono voluti ben quindici giorni perché essa fosse pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 31 maggio.
Se l’assessore e il dirigente generale avessero dovuto versare un loro debito, da prelevare sui rispettivi stipendi, si sarebbero messi a correre per evitare di pagare e quindi di vedersi sottratte risorse non dovute.
È questa la macroscopica iniquità della burocrazia regionale. Se ne fottono (un francesismo) di cittadini e imprese per la semplice ragione che incassano puntualmente, ogni 27 del mese, sui loro conti bancari stipendi, emolumenti e indennità. Per le imprese, invece, la situazione è divenuta insopportabile e deve essere risolta al più presto perchè non ne possono più.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, è il mandante dei suoi assessori, cui fornisce le deleghe, in quanto tali e per le materie loro assegnate. Per ciò stesso, legalmente, burocraticamente e verticalmente ha una responsabilità oggettiva.
Quando non la esercita, scatta il reato politico di culpa in vigilando. In questo caso, del tutto evidente ed eclatante, i 20 mila dipendenti delle 1.184 imprese, svantaggiati e molto svantaggiati, sono del tutto a carico dei datori di lavoro che ogni mese devono onorare i relativi stipendi. Essi sanno con chi devono prendersela: presidente, assessore e dirigente generale, per l’incapacità di fare il proprio dovere che è quello di servire i siciliani. Altro che trionfalismi di vario genere!
L’inchiesta del Corriere della Sera pubblicata a pagina intera, giovedì 13 giugno, concessa dal Quotidiano di Sicilia, indica la pochezza e l’insensibilità di una classe politica che ha ormai fatto il suo tempo. “Consiglieri, sprecati 140 milioni di euro”: leggetela sul nostro sito internet www.qds.it e inorridite.