I luoghi della Sicilia dove ci si ammala più facilmente - QdS

I luoghi della Sicilia dove ci si ammala più facilmente

Rosario Battiato

I luoghi della Sicilia dove ci si ammala più facilmente

mercoledì 19 Giugno 2013

Nel mirino le aree industriali, anche se non sempre c'è il nesso causale tra inquinamento e patologia. L’ultimo report regionale sui ricoveri e le morti disegna i luoghi più pericolosi

PALERMO – Ci sono dei luoghi d’Italia dove è più facile ammalarsi. La costruzione della mappatura delle aree più insalubri d’Italia deriva da una serie di studi approfonditi che da anni hanno riaperto il dibattito sulla correlazione tra aree industriali e patologie correlate, un nesso causale non sempre di facile identificazione. L’unica certezza, ad oggi, è che ci sono dei luoghi dove è più semplice contrarre malattie mortali, perché i dati, nonostante arrivino da fonti diverse (Cnr, Oms, Osservatorio epidemiologico), convergono su alcuni punti essenziali. Di recente sono stati aggiornati i dati ReNCam (Registro nazionale cause di morte) al 2004-2011 e dei ricoveri ospedalieri al 2007-2011 a proposito dello stato di salute della popolazione residente nelle aree a rischio ambientale e nei siti di interesse nazionale per le bonifiche della Sicilia, cioè Gela, Milazzo, Biancavilla e Priolo.
Il quadro complessivo dell’ultimo report sullo stato di salute dovrebbe preoccupare: alterazione dello dello stato di salute “in relazione ad alcune categorie diagnostiche a componente multifattoriale tipiche delle aree dove prevalgono le esposizioni di tipo professionale o quelle dovute alla presenza di impianti industriali”. Il condizionale iniziale non è casuale, perché, escludendo i cittadini, nessuno pare essere coinvolto più di tanto dalla situazione presente nei sin siciliani, alcuni dei quali costituiti per decreto più di un decennio fa (Gela l. 426/98, Priolo l. 426/98, Biancavilla 468/01, Milazzo l. 266/05) e dove le bonifiche stanno ancora all’anno zero o poco di più.
I dati ufficiali diffusi dall’Osservatorio regionale sono stati calcolati sulla base dei rapporti standardizzati di mortalità (SRM) e di morbosità (SHR) con una standardizzazione sulla base dei confronti locali (comuni dell’area in studio e comuni limitrofi) e dei confronti regionali.
Gli eccessi di mortalità rilevati attraverso l’analisi dei dati di decesso del ReNCam fanno emergere un quadro di mortalità alternato per le aree di Augusta-Priolo e di Gela con “un aumento della mortalità tumorale accompagnato, soprattutto nel caso di Gela, da un aumento della mortalità generale”. La situazione, si legge nello studio, appare invece diversa per l’area di Milazzo dove sono stati osservati un numero inferiore di cause con eccessi di mortalità, mentre nell’area di Biancavilla il carico di mortalità “risulta sostenuto quasi esclusivamente dalle malattie correlate ad esposizione a materiale fibroso simile all’asbesto”.
Ad ogni modo, si precisa nel lavoro del dipartimento, nessuno studio in assoluto può indicare con certezza “il nesso di causalità tra esposizione ed esito, ma è necessario disporre di diversi studi ciascuno dei quali integrandosi contribuisce alla descrizione della natura causale dell’associazione in un’area sino al punto da ritenerla ragionevole per i processi decisionali”.
Dalle bonifiche potrebbero, però, giungere grandi risultati sanitari. Lo scorso agosto è stato pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Health, specializzata sulle relazioni tra ambiente e salute, il risultato di una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa e della London School of Hygiene and Tropical Medicine. Secondo quanto emerge dalla ricerca, rimuovendo le fonti di esposizione e bonificando Gela e Priolo, si potrebbero evitare ogni anno 47 casi di morte prematura, 281 casi di ricoveri ospedalieri per tumori e 2.702 ricoveri ospedalieri per tutte le cause.

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