La Commissione: non sono più previsti aiuti statali per compensare i limiti previsti dal Piano nazionale. Sotto osservazione le raffinerie che nell’Isola hanno posizioni strategiche
PALERMO – L’ennesima bacchettata sull’inquinamento dell’Unione Europea all’Italia avrà serie ripercussioni anche sulla realtà isolana. “La Commissione Europea – ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente – ha risposto in maniera inequivocabile al Governo: le imprese italiane che avranno emesso più Co2 di quanto consentivano le quote assegnate dovranno pagare e non potrà farlo lo Stato al posto loro. Inoltre non è vero che l’Italia sia stata penalizzata nell’assegnazione delle quote, il criterio utilizzato è infatti lo stesso per tutti i Paesi. E i dati della Commissione smentiscono la tesi del Governo sulla maggiore efficienza delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi europei”.
Uno dei grandi crucci italiani resta il settore termoelettrico mentre gli ambientalisti continuano a chiedere una seria politica di contenimento e riduzione di Co2. Infatti la Commissione ha ribadito che non ci saranno sconti per quelle imprese che nel 2009 avranno superato le quote del Piano nazionale emissioni (NAP) e dovranno “comprarsi” la salvezza attraverso il pagamento di una sanzione e l’acquisto sul mercato, entro il 30 aprile 2010, dei permessi di emissioni che dovranno garantire la copertura dei loro inquinanti in eccesso. Nessuno sconto statale ma solo la possibilità per le imprese che hanno cominciato a produrre e inquinare dopo l’approvazione del NAP di usufruire di una quota di riserva di 16,93 milioni di tonnellate di Co2 acquistata dallo Stato.
Sotto osservazione le raffinerie che secondo i dati coprono una parte decisamente importante dei superamenti in atmosfera e che dovrebbero essere attentamente monitorate. In questo discorso di portata nazionale è impossibile sorvolare sulla prospettiva spiccatamente regionale, visto che verosimilmente le multe avranno inevitabilmente ripercussioni territoriali. Proprio le raffinerie costituiscono nell’isola principale fattore di inquinamento (si legga l’inchiesta nella pagina precedente) e nonostante gli ultimi valorosi tentativi di associazioni e cittadini i dati sulle emissioni in atmosfera non lasciano presagire uno stato d’ottimismo per il futuro.
A cominciare dal Quadro di sintesi della situazione ambientale di partenza redatto dal Ministero dell’Ambiente per il periodo 2000-2006 dove la Sicilia era una delle regioni ad obiettivo 1 che maggiormente contribuiva all’emissione di biossido di carbonio, biossido di zolfo e ossido di azoto. Inoltre nell’isola esistono, in attesa di bonifica da decenni ormai, tre aree ad elevato rischio ambientale, il Comprensorio del Mela, l’area Priolo–Siracusa e la zona di Gela, mentre Biancavilla viene considerata un’altra area da bonificare per la presenza di amianto naturale. In più esistono 69 realtà che sono considerati come siti contaminati di minore importanza. E a proposito di superamenti l’isola non può certo dirti soddisfatta. Secondo i dati registrati dall’Arpa nell’ultimo annuario dei dati ambientali, datato 2007, allarmano per i superamenti dei limiti orari del biossido di zolfo per la protezione della salute umana: 12 volte a Caltanissetta, zona Agip Mineraria, 16 volte nel Comprensorio del Mela, di cui solo 8 a Santa Lucia del Mela, e 12 in provincia di Siracusa. Medesimo stato di allerta si registra anche per altri pericolosi inquinanti.