Impiego. Il lavoro che c’è ma che nessuno sa fare.
Professionalità. La Sicilia evidenzia una crescita della richiesta di figure professionali maggiormente qualificate: il 9,1% con diploma universitario, il 39,4% con istruzione secondaria, 14,1% con qualifica professionale.
Nel 2008. Saldatori, ingegneri, tecnici paramedici, addetti a macchine per lavorazioni metalliche, installatori e manutentori di attrezzature elettriche le figure professionali di più difficile reperibilità sul mercato.
PALERMO – I risultati resi noti dal Sistema Informativo Excelsior 2009 realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro, mostrano come le imprese italiane, in quest’anno difficile per l’economia a livello internazionale, hanno profuso il massimo impegno per mantenere quanto più possibile le risorse umane presenti in azienda.
La Sicilia evidenzia una crescita relativa della richiesta di figure professionali maggiormente qualificate, nonché delle professioni commerciali. Le imprese dell’isola prevedono per il 2009 dei tassi occupazionali del -2% con una entrata di 43.170 unità e di una uscita di 53.330, con un saldo negativo di 10.160 unità. Nonostante ciò molte delle figure ricercate risultano di difficile reperibilità perché mancano le professionalità.
Le imprese che prevedono assunzioni nel Sud e nelle Isole sono il 21,7% ed i motivi delle assunzioni variano: 33,3% per crescita o ripresa economica, 30,4%, per sostituzione di dipendenti, 20%, per attività o lavorazioni stagionali, 7,9%, per necessità di espandere le vendite.
In totale in Sicilia per l’anno in corso, sono previste 31.110 assunzioni per le attività non stagionali differenziate secondo il livello di istruzione. Della totalità, il 9,1% con istruzione a livello universitario, il 39,4% secondario o post-secondario, il 12,2% con qualifica professionale e di quest’ultimo il 14,1% è di difficile reperimento, il 33,7% è richiesto con una età massima di 29 anni ed il 17,6% ha necessità di formazione professionale.
Le province che necessitano maggiormente di personale con livello formativo universitario sono Palermo (14,0%) e Siracusa (12%); con istruzione secondaria Catania (46,9%) e Ragusa (44,9%), mentre con una qualifica professionale Messina (19%), Catania (18,9%).
Nel 2008 le figure professionali di più difficile reperibilità sul mercato coincidevano con i saldatori, ingegneri, tecnici paramedici, addetti a macchine perlavorazioni metalliche, installatori e manutentori di attrezzature elettriche, ebanisti, lavoratori del legno, conduttori di macchine, sollevamento e maneggio materiali, specialisti in scienze giuridiche, professionisti in tecniche delle attività turistiche, fabbri ferrai.
Le maggiori difficoltà nel reperimento delle figure professionali si riscontrano nella provincia di Ragusa (21%) e Siracusa (16,8%). Per ciò che concerne la provincia iblea, abbiamo intervistato Enzo Taverniti, componente del Consiglio Direttivo Confindustria Sicilia e presidente di Confidustria Ragusa, il quale ha sottolineato che “interfacciandosi con la realtà locale si denota la mancanza di continuità tra i percorsi formativi e quelli professionali, o ancor più corsi universitari che non sono aggiornati con le reali esigenze del mercato. E’ anche vero che la provincia di Ragusa non ha una filiera di settore prevalente su altre e ciò ha spinto l’economia locale a diversificarsi fino al punto di una dispersione dell’offerta. Ad oggi reputo che le industrie ragusane, seguendo questo trend, tenderanno inizialmente a rafforzare le risorse interne attraverso la formazione specifica, non escludendo in un secondo momento l’espansione verso nuovi mercati. Ecco così nascere opportunità nell’internazionalizzazione, o nel settore turistico, particolarmente caro al nostro territorio o nell’ambientale/energetico anche grazie al supporto della regione”.
Ora, la più contenuta domanda di lavoro prevista per il 2009 per l’intera regione sembra indicare una certa cautela delle nostre aziende dell’industria e dei servizi nel procedere all’inserimento di nuovo personale, nell’attesa di più solidi segnali di ripresa della domanda interna ed internazionale a partire dall’autunno.