Nel 2012 il Sud ha esportato beni e servizi per 5 miliardi di euro contro i 60 miliardi dell’area settentrionale. Nel 2° trimestre 2013 i distretti dell’Isola hanno registrato un aumento del 12,3%
PALERMO – Sebbene il gap con il Nord sia ancora spaventoso, crescono a vista d’occhio i volumi d’esportazione delle regioni del Sud. Va detto subito, per mettere il lettore in guardia da facili entusiasmi, che il Mezzogiorno ha esportato nel 2012 un dodicesimo di beni e servizi rispetto al Settentrione (5 miliardi di euro contro i circa 60 miliardi di Nord-Est e Nord-Ovest).
La forbice è ancora larghissima e per colmare il divario servirebbero interventi massici. Ma intanto i risultati del secondo trimestre 2013 lasciano ben sperare. Nel periodo aprile-giugno i venticinque distretti monitorati da Intesa Sanpaolo hanno raggiunto un valore di 1,4 miliardi di euro in esportazioni, con una variazione tendenziale dell’11,5%. Numeri che non si discostano molto dalle vette raggiunte nel 2009, quando la crisi era più uno spauracchio che un realtà consolidata.
A fare da traino è la Puglia, che registra una crescita del 21,6 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, determinata dagli eccellenti risultati del polo della Meccatronica e dei distretti della filiera agro alimentare (Ortofrutta e Olio e pasta del barese). Le esportazioni della regione hanno raggiunto così, nel corso del secondo trimestre, un valore complessivo pari a 600 milioni di euro (quasi la metà del valore prodotto da tutti i distretti del Mezzogiorno). Il tacco dello Stivale incrementa, dunque, il suo bottino che l’aveva già vista prima tra le regioni meridionali nel 2012, quando il volume d’esportazioni segnava oltre 2 miliardi e 200 milioni di euro.
Subito dopo viene la Sicilia, che cresce del 12,3 per cento in confronto al medesimo intervallo di tempo del 2012, e la Campania, che registra un incremento del 7 per cento. L’economia dell’Isola sembra cambiare passo, soprattutto grazie all’apporto dei distretti della filiera alimentare. In particolare due le realtà virtuose: i distretti agricoli dell’ortofrutta di Catania e del pomodorino Pachino hanno evidenziato una variazione positiva delle esportazioni, che ha compensato il calo registrato dal distretto dei Vini e liquori della Sicilia occidentale.
Ma come dicevamo all’inizio questa crescita potrebbe rivelarsi “effimera”, se non sarà progressiva o almeno costante. Nel 2012, infatti, la Sicilia si è piazzata terz’ultima – davanti solo a Liguria e Sardegna – quanto al valore complessivo delle esportazioni: 317 milioni di euro contro gli oltre 2 miliardi della Campania e, come già detto, i 2 miliardi e 200 milioni della Puglia. Briciole ovviamente se poi si paragona il dato a quello della Lombardia, che da sola sfiora i 20 miliardi di euro in prodotti esportati.
Ad ogni modo, le ultime statistiche mostrano per i distretti del Sud un tasso di crescita delle esportazioni superiore a quello riportato dagli altri distretti italiani, che complessivamente hanno registrato un aumento del 3,9%. “Tutte le regioni dell’area, ad eccezione dell’Abruzzo (-7,9 per cento, nda), evidenziano delle variazioni positive delle esportazioni nel corso del secondo trimestre dell’anno”, si legge nel monitoraggio Isp. Un buon motivo per andare avanti e fare meglio, ma per cantare vittoria è troppo presto.
Dove cresce il Sud. Il pomodorino di Pachino sfonda in Germania
PALERMO – I tedeschi vanno matti per il pomodoro di Pachino. È la Germania il Paese dove la Sicilia e le altre regioni del Sud sono cresciute di più nel secondo trimestre 2013, con una variazione tendenziale del 41,2% delle esportazioni, che raggiungono un valore di 247 milioni di euro, 72 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “La dinamica delle esportazioni su questo mercato – spiega il monitoraggio – è sostenuta principalmente dalle vendite del distretto della Meccatronica barese, che nel corso del secondo trimestre dell’anno ha registrato un boom dei flussi commerciali, raggiungendo livelli di massimo storico. Nel corso del secondo trimestre del 2013, crescono anche le vendite verso la Germania dei principali distretti dell’agro-alimentare del Mezzogiorno. Sono i due distretti delle Conserve di Nocera e dell’Ortofrutta del barese a sostenere la dinamica della filiera su questo mercato (+7,2% e 20,6% rispettivamente), ma si segnalano anche i buoni risultati riportati dal polo dell’Olio e della Pasta barese e dal distretto siciliano del Pomodoro Pachino”. Crescono anche i flussi diretti verso la Francia (+4,9% tendenziale) e il Regno Unito (modesto +0,8% dopo due trimestri di crescita a doppia cifra), mentre calano le vendite dei distretti del Mezzogiorno negli Stati Uniti (-7,6%). Bene i mercati emergenti: le esportazioni in Russia e l’Albania hanno registrato rispettivamente una variazione del 4,2% e dell’8,1%. Più vivace invece il ritmo di crescita delle esportazioni in Turchia, Emirati Arabi e Cina, ma i volumi complessivi esportati si confermano ancora sottili. È proprio su questi Paesi, dove ci sono ancora parecchi spazi da aggredire, che le aziende meridionali dovrebbero puntare.
Bene i poli tecnologici del Sud. Sprint per il distretto Ict di Catania
CATANIA – Per il polo tecnologico ICT di Catania il 2013 è iniziato con uno sprint. Le esportazioni sono cresciute del 23% nel primo trimestre del 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e addirittura del 30% nei secondi tre mesi. Il polo etneo è trainato in particolare dalle vendite di componenti elettronici verso Malta e la Malesia. In generale il trend è positivo per tutti i distretti tecnologici del Sud, che hanno chiuso il secondo trimestre 2013 con un incremento delle esportazioni del 7,5% su base tendenziale, un ritmo di crescita leggermente inferiore a quello registrato dai distretti tradizionali (+11,5%). Nonostante la differente intensità, la dinamica delle esportazioni dei poli tecnologici del Mezzogiorno non conosce battute d’arresto dal primo trimestre del 2010 e le esportazioni hanno toccato livelli di massimo storico. Subito dopo quello di Catania, altro polo che si conferma in ascesa è quello aeronautico di Napoli che segna una crescita a doppia cifra nel secondo trimestre dell’anno (+24,3%), sostenuta, oltre che dal successo negli Stati Uniti, dal buon andamento sul mercato francese.