Il rapporto verrà presentato oggi e, oltre ad una parte generale, contiene approfondimenti su ogni Stato membro. Bruxelles suggerisce al nostro Paese di “bloccare l’adozione di leggi ad personam”, dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento.
La nuova legge italiana contro la corruzione “lascia irrisolti” molti aspetti. Secondo la Commissione Ue infatti “non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio. È urgente – afferma il report – anche mettere mano al conflitto d’interesse”.
Nonostante la legge anticorruzione e “gli sforzi notevoli profusi dall’Italia” per combattere il fenomeno, l’effetto della corruzione sull’economia italiana resta pesante. Secondo la Commissione Ue, il suo valore nel nostro Paese è intorno ai 60 miliardi all’anno, pari a circa il 4% del Pil.
Grandi opere, il 40% dell’appalto serve per il sistema corruttivo
BRUXELLES – Nel solo caso delle grandi opere pubbliche la corruzione in Italia è stimata al 40% del valore totale dell’appalto. Lo indica la prima relazione sulla corruzione della Commissione Ue in Europa. Il report segnala che le grandi opere di costruzione, come la ricostruzione post-sisma a l’Aquila, per l’Expo Milano 2015 o per la futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione sono viste, nella sfera pubblica, “quali particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali”. Inoltre si evidenzia che l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. “In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti – osserva Bruxelles – possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.