La legge regionale approvata un mese fa in parte è stata impugnata. L’Ona lancia un portale per la segnalazione, pubblica o anonima, dei siti contaminati presenti sui territori / Buone notizie per i lavoratori
PALERMO – L’Italia è senza piano nazionale amianto. Non sta meglio la Sicilia che ha recentemente approvato il suo testo regionale, mozzato in due parti dal commissario dello Stato, e che si trova ancora all’anno zero nella mappatura delle aree contaminate che causano le patologie asbesto correlate come il mesotelioma pleurico.
A livello nazionale poco meno del 2% dell’amianto è stato bonificato. Il M5S ha raccolto e diffuso i dati dell’
Osservatorio nazionale amianto che denunciano la presenza di 32 milioni di tonnellate di minerale friabile sui tetti, nelle scuole, nelle fabbriche, negli ospedali. Numeri impressionati che fanno il paio con la diffusione delle patologie: in attesa del picco dei casi, il mesotelioma ha un periodo di incubazione parecchio lungo, sono almeno cinquemila le vittime ogni anno delle malattie asbesto correlate.
“Il piano nazionale amianto del Governo – spiegato gli esponenti del M5S in una risoluzione – deve ancora essere approvato dalla Conferenza Stato/regioni ed è bloccato al Ministero dell’economia e delle finanze per la mancanza di coperture”. Oggi è prevista una conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza e presentare un nuovo piano amianto proposto dall’Osservatorio nazionale amianto. “Bisogna mirare di più – spiegano dal gruppo – alla prevenzione, alla ricerca scientifica, alla interdizione dei crimini ambientali lesivi della dignità e dell’incolumità della persona, e che attraverso la valorizzazione delle associazioni e delle autonomie locali possa permettere di affrontare e risolvere questo enorme problema”.
Oggi l’Ona Onlus illustrerà i contenuti del nuovo piano alternativo a quello del Governo che non ha ottenuto esecuzione perché bocciato dalle Regioni. Prosegue, intanto, l’operazione per la mappatura dei siti contaminati, presenti su tutto il territorio nazionale, “estendendo ai cittadini la possibilità di segnalazione, anche in forma anonima, in modo da poter costituire la prima piattaforma nazionale georeferenziata”. E a partire da questa settimana sarà avviato “il primo portale che consente di segnalare in forma pubblica oppure anonima i siti contaminati di amianto ancora presenti sul territorio nazionale, utile non solo per le bonifiche, ma anche per ricostruire le fonti di esposizione, e quindi per accertare eventuali responsabilità in caso di patologie e per ottenere il riconoscimento di rendite e prepensionamenti legati all’esposizione ad amianto”.
In Sicilia la situazione non può dirsi migliore. La legge sull’amianto, approvata a fine marzo dall’Ars, è stata impugnata dal commissario dello Stato in due articoli – il regime sanzionatorio per i comuni, norma introdotta con un emendamento dal M5s, e il contributo di 200 mila euro alle famiglie per l’assistenza dei propri malati che avrebbe fatto sforare il piano di rientro regionale della sanità – e comunque è giunta in ritardo di almeno due decenni sull’avvio della mappatura dei luoghi infestati dal pericoloso minerale.
Un esempio? Nelle scorse settimane è emersa la situazione del Parco Cassarà di Palermo, posto sotto sequestro dalla Procura dopo che l’analisi del terreno aveva evidenziato la presenza di fibre di amianto. I reati ipotizzati sono discarica e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. Al momento l’indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto Dino Petralia, è contro ignoti. Le discariche illegali, tuttavia, non esauriscono il problema perché siamo di fronte a un patrimonio ancora sconosciuto che riguarda tutto l’amianto legale mai smaltito. Nell’Isola sono state circa 780 le aziende che hanno dichiarato di averne fatto uso e altre 279 fallite o scomparse.
Intanto buone notizie per i lavoratori siciliani. Nei giorni scorsi il Tribunale di Gela ha riconosciuto i benefici contributivi per esposizione ad amianto in favore di un lavatore fino all’ottobre 2003, ben oltre il dicembre 1992 che era stata l’ultima data consentita.