Il presidente dell’Ordine regionale dei geologi: “Considerare l’emergenza di Messina come quella dei rifiuti”. Graziano: “Ogni anno gli stessi problemi, ci chiamano quando è troppo tardi”
MESSINA – Case costruite sui torrenti, manufatti ai piedi di colline franose sommersi da acqua e fango. Si è presentata così Messina a chi l’ha visitata in questi giorni concitati, nei quali si cerca di salvare il salvabile di ciò che resta tra vite sepolte dalle frane e costruzioni danneggiate.
Messina come l’anello di fuoco del Pacifico dove si verificano i più forti eventi sismici del mondo. Guardare le immagini dei comuni Peloritani colpiti dal nubifragio dei giorni scorsi, trasmesse dalla televisione o riprese attraverso degli scatti fotografici sui giornali, ricorda quanto visto circa al recente tsunami in Indonesia. È possibile che nell’era della tecnologia quantistica, una pioggia più forte del normale provochi morti, feriti e dispersi in alcuni territori dell’evoluto occidente? In questo tam tam mediatico si riscoprono i geologi i quali, ahimè purtroppo spesse volte chiamati in causa sempre troppo tardi, sottolineano l’importanza e l’imprescindibilità di intervenire in momenti precedenti ai disastri annunciati come questo, oltreché degli studi territoriali geologici: “Messina e Palermo – dichiara Gian Vito Graziano, presidente dell’Ordine regionale dei geologi di Sicilia – hanno ogni anno gli stessi problemi allorquando si verificano eventi piovosi di una certa entità. Nonostante una buona pianificazione territoriale della Regione Siciliana – continua il presidente-, la quale ci rende noti i dissesti quasi in tempo reale, purtroppo non si interviene”.
Il presidente punta il dito anche sulla carenza di risorse e sulla scarsa manutenzione ordinaria dei torrenti e dei canali: “Oltre all’assenza cronica di fondi – soggiunge Graziano -, dobbiamo considerare la mancanza di manutenzione ordinaria come la pulizia di canali, fiumi e tombini . Il territorio di Messina è pieno di torrenti, i quali predispongono già ad una certa instabilità. Quest’ultima, associata ad una mancanza di manutenzione dei corsi d’acqua e ad un utilizzo improprio del territorio – spiega il presidente dei geologi di Sicilia- ci chiarisce il perché di certi nefasti accadimenti”.
Il presidente conclude il suo intervento invitando la classe dirigente a considerare la reale possibilità di “istituire l’emergenza idrogeologica, alla stregua dell’ emergenza idrica e dei rifiuti, in quanto non è possibile parlare, in questo caso, di emergenza solo quando si verificano tali eventi”.
A Messina, nel frattempo, aumentano i morti, mentre i dispersi sono meno del temuto, ma si continua, ovviamente, a scavare sotto il fango e le macerie.
“Nonostante le zone oggi colpite dalla tragedia fossero già inserite nell’elenco dei territori a rischio elevato – ha detto il geologo Vincenzo Pinizzotto, consigliere dell’Ordine regionale dei geologi di Sicilia-, gli interventi necessari richiesti non sono stati realizzati, perché per esigenze politiche, i finanziamenti sono andati a finire altrove.
L’abbandono delle campagne –ha concluso Pinizzotto -, favorisce il dilagare dell’acqua in modo selvaggio così da contribuire al verificarsi dei dissesti come quelli a cui abbiamo assistito in questi giorni”.