Il governatore, tra le polemiche degli alleati, ritira il ddl. Soddisfatte le associazioni ambientaliste. A rischio idrogeologico l’80 per cento dei Comuni nell’Isola. Investire sulla sicurezza
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha congelato il disegno di legge sul Piano casa prima dell’approdo al parlamento regionale. Il giorno dopo l’alluvione che ha colpito il messinese, Lombardo, intervenuto a Rainews24, aveva dichiarato che il ddl sarebbe stato ritirato e rivisto. “Andare a pensare di riedificare con il trenta per cento in più di cubatura sarebbe da folli – aveva detto Lombardo – considerato il fragilissimo equilibrio idrogeologico di alcune zone della Sicilia. Nel messinese, più che altrove, ci sono state alterazioni”.
Era stato duro il suo commento dopo le notizie secondo cui la polizia municipale aveva individuato 1.200 costruzioni abusive nelle zone colpite: “C’è un clientelismo che rispetto alle demolizioni mancate può portare a eventi drammatici e a crimini che hanno fatto perdere la vita a delle persone. Non si può che parlare di crimini in questi casi”.
Il presidente della commissione Territorio dell´Ars, Fabio Mancuso (Pdl), non ci sta. “Non possiamo perdere una straordinaria opportunità di sviluppo per un settore in crisi come l´edilizia. Certo – ha detto Mancuso – bisogna bloccare le norme che favoriscono l´abusivismo”.
‘’Ci sono voluti decine di morti – ha detto Bernardo Mattarella (Pd) – per rendere il governo regionale consapevole del fatto che il suo disegno di legge sul piano casa può innescare una nuova stagione di edificazione selvaggia e di aggressione al territorio. La tardiva marcia indietro di Lombardo sarà utile solo se si cambierà il provvedimento nel suo complesso’’.
Erano stati tanti gli appelli delle associazioni ambientaliste per bloccare il disegno di legge; tra queste Italia nostra, Legambiente e il Wwf. Quest’ultima ha inviato alla Regione tre proposte di modifica affinché l’attuale Piano casa siciliano possa impedire ulteriori disastri: escludere esplicitamente l’applicazione degli interventi previsti nelle aree a rischio per il dissesto idrogeologico e nelle aree protette, porre un limite all’aumento della cubature, escludere gli interventi anche su immobili diversi da quelli residenziali, nel pieno rispetto di quanto stabilito nell’intesa dell’1 aprile 2009 tra Governo e Regioni.
Nel Piano Casa che sarebbe dovuto andare in discussione all’Ars, secondo il Wwf “si rischiava di dare il via ad un’altra colata di cemento, mettendo a rischio le persone e il territorio. Nella versione attuale non c’e’ alcuna indicazione esplicita che escluda di procedere per gli ampliamenti degli edifici esistenti nelle aree a rischio idrogeologico o in zone delicate dal punto di vista ambientale quali i parchi”. “Si consente di allargare o sopraelevare case di tutte le dimensioni – dichiara in Wwf in una nota -, senza specificare il limite di cubatura (mentre l’intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009 consente intervento solo su quelle uni e bifamiliari) oltre agli immobili non residenziali (centri commerciali, capannoni artigianali, ecc.) e i fabbricati di pertinenza adiacenti alle abitazioni di residenza (ad es. i fabbricati agricoli)”.
“Accogliamo con soddisfazione lanotizia del ritiro del ddl sul Piano casa – ha detto Mimmo Fontana, presidente di Legambiente -. La Sicilia decida, adesso di trasformare il Piano casa in un grande progetto di riqualificazione del territorio”.
Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia, ribadisce che la prima opera da realizzare, per il Paese e per la Sicilia, è la messa in sicurezza del territorio. “Si continuano a concepire e a realizzare opere faraoniche e insostenibili – ha detto Janni -. Spesso inutili. Si concepiscono e si tramutano in legge sconcertanti Piani casa”. Gli ambientalisti propongono al Governo la trasformazione del Piano casa in “un grande progetto di riqualificazione del territorio; liberando le aste fluviali e le foci dal troppo cemento che le ha invase, delocalizzando gli edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili, consolidando i versanti delle montagne e delle colline con interventi di rinaturazione e rimboschimento”.
Italia Nostra: “Ridare valore agli strumenti di pianificazione”
“Che senso ha – si chiede Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia, se l’Italia negli ultimi novant’anni, ha registrato oltre 5.000 grandi alluvioni e 12.000 frane? In media, un episodio ogni giorno e mezzo”. Secondo la ricerca dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, negli ultimi cinquant’anni i fenomeni naturali hanno provocato circa 3.500 morti, mediamente 7 morti al mese. Nell’Isola il 70 per cento del territorio è ad alto rischio.
L’associazione ambientalista ribadisce la necessità di una svolta nella gestione del territorio, “che ridia ruolo e valore agli strumenti di pianificazione urbanistica e paesaggistica e li impronti a criteri di tutela, equilibrio, sostenibilità ambientale”. Anche la protezione civile deve essere un soggetto di pianificazione degli interventi: è necessario che vengano previste efficaci e tempestive azioni di prevenzione nelle zone a maggior rischio. “Negli ultimi il territorio è stato offeso – conclude Janni -, violentato da un’urbanizzazione aggressiva e dissennata, che ha stravolto i delicati equilibri ambientali e paesaggistici”.