L’appello è di Leandro Janni, presidente della sezione siciliana di “Italia Nostra”. L’attuale disegno di legge prevede l’incremento delle cubature in zone a rischio
PALERMO – L’associazione ambientalista Italia Nostra ha espresso soddisfazione in seguito alla scelta del presidente della Regione di congelare il disegno di legge sul Piano casa in discussione all’Ars.
Leandro Janni, presidente dell’associazione, auspica che l’adozione da parte di Raffaele Lombardo di un atteggiamento intransigente possa finalmente essere l’inizio di una serie di interventi efficaci per ridurre nell’Isola il dissesto idrogeologico: “Le parole di Lombardo sono importanti e impegnative, pronunciate in una regione dove, abusivismo, permessi facili, e interessi illeciti legati al mattone e al cemento, alimentano una fetta dell’economia isolana”.
“Più che un Piano casa – ha detto Janni – serve un Piano Territorio, ovvero messa in sicurezza, manutenzione ambientale, valorizzazione della pianificazione urbanistica e paesaggistica, realizzazione di qualificati interventi di restauro urbano e di architettura, realizzazione e compimento delle opere infrastrutturali necessarie”.
Riguardo al ddl sul Piano casa, gli ambientalisti hanno avanzato tre concrete proposte di modifica: un limite chiaro chiaro e rilevante all’eventuale aumento della cubature edilizie; l’esclusione totale delle nuove costruzioni edilizie nelle aree a rischio idrogeologico e nelle aree protette; l’esclusione degli interventi sugli immobili non residenziali.
“Nel piano attuale – spiega il presidente di italia nostra sicilia – non c’è alcuna indicazione esplicita che escluda incrementi di volume negli edifici esistenti nelle aree a rischio idrogeologico, o in zone importanti e delicate, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, quali i parchi. inoltre, il piano attuale consente di allargare o sopraelevare abitazioni di tutte le dimensioni, senza specificare, con chiarezza, il limite di cubatura. e ancora, sono possibili interventi edilizi persino negli immobili non residenziali (ad esempio, nei centri commerciali, nei capannoni artigianali, ecc.) e nei fabbricati di pertinenza adiacenti alle abitazioni (ad esempio, nei i fabbricati agricoli)”.
Quanto durerà il congelamento in ars del piano casa? si chiede l’associazione ambientalista: “il termine “congelare” sarà la consueta, sconcertante ambiguità del potere politico, in attesa di tempi migliori?”, soprattutto alla luce dei malumori dei deputati regionali di palazzo dei normanni.
In una regione in cui l’80 per cento dei comuni presenta è a rischio idrogeologico, e alla luce dei disastri di questi anni, la nuova priorità per la classe politica deve essere quella di dotarsi di un piano di riqualificazione del territorio.
Gli amministratori, secondo Italia Nostra, prevedano la liberazione delle aste e delle foci fluviali dal cemento che le ha invase.
Gli edifici e le infrastrutture che si trovano nelle aree più vulnerabili vengano delocalizzate. Siano consolidati i versanti delle montagne e delle colline con interventi di rinaturazione e rimboschimento.
“Per realizzare tutto questo – conclude Janni -, occorrono politici e amministratori seri e responsabili, capaci di gestire, governare la complessità. Capaci di pensare, programmare e attuare uno sviluppo equo e sostenibile dell’Isola. Politici e amministratori capaci di coniugare passato, presente e futuro; tutela e innovazione”.
“Utilizzare i fondi Cipe per la messa in sicurezza del territorio”
PALERMO – Dopo la tragedia avvenuta nel messinese si è riaperto il dibattito sulla costruzione del ponte sullo Stretto. Il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli ha subito assicurato che il ponte sarà costruito; se fossero già stati iniziati i lavori per le opere collaterali per la realizzazione del ponte, forse “il disastro sarebbe stato inferiore”. Le associazioni ambientaliste siciliane, contrarie alla realizzazione dell’opera, hanno da subito condiviso le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva sollecitato “un piano serio che investa, piuttosto che su opere faraoniche, sulla garanzia e sicurezza”.
“Per metterle in sicurezza il territorio – ha detto Matteoli – ci vogliono 35 miliardi, ma non ce li abbiamo”. Secondo Italia Nostra i fondi esistono: “Per la realizzazione del ponte ci sono i finanziamenti pubblici di 1,3 miliardi di euro stanziati dal Cipe, che dovrebbero immediatamente essere destinati alle necessarie opere di messa in sicurezza delle due aree dello Stretto. Così come altre risorse dello Stato destinate ad opere infrastrutturali potrebbero andare a costituire un fondo per mettere mano a quella che si palesa davvero come la vera priorità del Paese: la tutela del territorio”.