I dirigenti pongono il veto con facilità perché sono infingardi o corrotti. Nel primo caso, non sanno cosa fare, nel secondo aspettano la mazzetta.
Tuttavia, vi sono moltissimi dirigenti bravi e onesti che, però, non sempre vengono messi nei posti di responsabilità, proprio perché non essendo maneggioni, con loro non è possibile sistemare le carte.
Il capo politico di un’amministrazione (presidente del Consiglio, presidente di Regione, sindaco) ha il potere, con un forte atto di indirizzo, di disporre che ogni dirigente che abbia alle proprie dipendenze un certo numero di impiegati, pubblichi sul proprio sito o sulla sezione del sito generale il funzionigramma.
Cos’è il funzionigramma? È la sintesi delle attività che ogni lavoratore deve svolgere e i tempi nei quali le deve svolgere. Il funzionigramma stabilisce anche a quali obiettivi deve tendere quel lavoratore e se i risultati conseguiti sono conformi agli stessi obiettivi, ovvero se ne discostano, e di quanto. Il dirigente, in tal modo, indica un binario sul quale ogni dipendente deve stare. Sarà poi sua cura effettuare un meticoloso controllo di gestione per vedere se effettivamente ha ottenuto i risultati previsti.
A sua volta, l’opinione pubblica, e per essa la Classe dirigente, potrà controllare i risultati ottenuti da ciascun dirigente e dalla sua squadra e da un’amministrazione nel suo complesso.
Con la trasparenza si può dare efficienza al funzionamento della burocrazia, depennando l’odiosa vetocrazia e trasformandola in una struttura che sta all’esclusivo servizio dei cittadini.
Ovviamente, per capire se un dipendente è adatto al compito che gli viene assegnato bisognerà accertarne la motivazione. Perché fa quel lavoro? Gli piace o non gli piace? Le sue caratteristiche sono idonee allo svolgimento, oppure no? E via enumerando.
È il vertice della burocrazia che deve chiedere conto dei risultati raggiunti o non raggiunti e, a sua volta, il vertice politico deve avere contezza di ciò che si fa o non si fa. Tutto ciò perché, amministrando i soldi del contribuente, è indispensabile che siano spesi bene per avere i migliori servizi possibili.
In questo quadro si inserisce la valutazione delle procedure, che sono volutamente complicate, lunghe e farraginose, in modo da consentire ai dirigenti di giustificare (immotivatamente) la lentezza dei percorsi dei provvedimenti amministrativi richiesti.
Ecco perché il potere legislativo deve tagliare le unghie a queste scuse evidenti e procedere di propria iniziativa a semplificare le leggi senza rinviare a successivi provvedimenti la loro attuazione.
Chi non capisce che la vetocrazia è il principale elemento della crisi che sta attraversando il nostro Paese e di quella ancora più grave che c’è in Sicilia, o è un imbecille o è in malafede. In ambedue i casi, va cacciato.
Nell’ambito dei dirigenti pubblici, non c’è una vera selezione fra quelli bravi e onesti e gli altri incapaci e corrotti, perché il ceto politico pesca nel torbido e preferisce spesso gli ultimi rispetto ai primi.
La responsabilità primaria delle cose che non vanno è dunque dei politicanti senzamestiere, ma a monte di essi una grave responsabilità oggettiva appartiene alla Classe dirigente, che fino a oggi ha fatto come le tre scimmiette.
È ora di svegliarsi. Non c’è più tempo.