Qual è il legame con l’Italia di AirHelp?
“Abbiamo un ufficio a Torino, ma serve più come base di appoggio perché deve ancora nascere un legame forte. Stiamo cercando partnership con agenzie italiane, questo ci permetterà di avere più reclami e prendere conseguenzialmente base stabile nel Paese”.
“Nasce durante un giorno in piscina in Thailandia. L’idea è venuta per prima al suo fondatore, un giovane danese, ma è stata condivisa con ragazzi inglesi e con me, un italiano. Da quel momento è partito un progetto che per sei mesi è stato incubato da Y Combinator, il più famoso incubatore del mondo e ha ricevuto finanziamenti americani”.
“Per quel che riguarda l’Italia i principali rimborsi sono andati a Roma e Milano, città con aeroporti importanti. A livello europeo forniamo più rimborsi in Danimarca, in Inghilterra, in Portogallo, poi in Italia, quarta nella classifica. Il fattore interessante è che non tutti sanno della possibilità di poter avere un rimborso: su 7 milioni di voli, con 8,1 milioni passeggerei eleggibili, in Italia abbiamo permesso l’erogazione di solo 2 milioni di rimborsi”.
“Abbiamo un team di supporto clienti in Polonia che accoglie i reclami, li trasmette e nel caso in cui la compagnia aerea non paga attiva i nostri legali internazionali che porteranno la compagnia in tribunale.
La start up è cresciuta molto tramite partnership a livello mondiale con Expedia, Allbiz e le principali agenzie di viaggio. A settembre siamo entrati nel mercato italiano cercando contatti con agenzie locali di prenotazione voli, tour operator e, da un settimana, stiamo puntando sui blog”.