Turismo: copiare la Catalogna - QdS

Turismo: copiare la Catalogna

Turismo: copiare la Catalogna

mercoledì 15 Aprile 2009

10 proposte per fare ripartire la Sicilia: prima puntata
Modello Catalogna. Con uno Statuto del 1979, riformato nel 2006, per il turismo non solo si prevede l’autonomia decisionale, ma anche la pianificazione, la regolamentazione e il controllo.
L’attuale Statuto siciliano. Risale al 1946 e individua il turismo all’articolo 14 come materia di legislazione esclusiva della Regione, senza però prevedere altro in materia.

PALERMO – Dieci idee per fare ripartire le Sicilia. Oggi ci occupiamo del  Turismo. In più occasioni, sulle pagine del Qds, è stata messa in evidenza la necessità di aggiornare lo Statuto autonomo della Regione Sicilia, considerato che questo risale al 1946. Il confronto che spesso si è attuato a sostegno di questa tesi è stato nei confronti della Catalogna, regione autonoma della Spagna, il cui statuto, già più moderno, poiché risalente al 1979, è stato riformato e aggiornato nel 2006.
Relativamente alle politiche sul turismo, ad esempio, il paragone è d’obbligo e la differenza tra i due statuti è lampante; entrambe le leggi prevedono, infatti, autonomia decisionale sulla materia, ma la stessa viene affrontata in modo decisamente differente. Dove lo statuto catalano prevede, all’articolo 171, la competenza esclusiva in materia di turismo, […] l’assetto e la pianificazione del settore turistico, la promozione del turismo, che comprende la sottoscrizione di accordi con enti stranieri e la creazione di agenzie all’estero, […],  la  regolamentazione dei diritti e doveri specifici degli utenti e dei prestatori di servizi turistici […] e infine  la determinazione dei criteri, la regolamentazione delle condizioni nonché l’esecuzione e il controllo delle linee pubbliche di sostegno e promozione del turismo, quello siciliano, all’articolo 14 indica le competenze esclusive sul turismo, limitandosi all’enunciazione, senza cioè che siano specificate quali queste competenze siano.

La scommessa sul settore del tempo libero e dei viaggi, in Catalogna, mostra quanto i legislatori siano stati lungimiranti nel regolamentare un settore altamente remunerativo per la regione, in cui mare e cultura si fondono attirando ogni anno visitatori da tutto il mondo. Mostra altresì, quanto non lo siano stati all’epoca quelli italiani e, nel tempo, quelli siciliani. A prescindere dalla politica di espansione industriale che, alle fine degli anni ‘50, devastò enormi tratti di costa, sacrificandola alle raffinerie, infatti, negli anni successivi e, maggiormente, in quelli recenti, poco o niente è stato fatto per sostenere o promuovere fortemente il turismo, restituendo all’Isola la propria vocazione.
Come evidenziato negli articoli pubblicati su questo giornale nelle settimane scorse, il turismo in Sicilia soffre per la mancanza di una visione complessiva del “prodotto Turismo” che lo sganci dalla stagionalità e dal clima per collegarlo a una visione più completa: cultura, sport, buona cucina e prodotti tipici, benessere e spettacoli. Insomma, si tratta di capovolgere la pratica del “mordi e fuggi” che porta ad una permanenza media di soli quattro giorni per mirare ad un turismo di “fedeli” che tornano in Sicilia perché nell’Isola “si sta bene”.

In tal modo si potrebbe affrontare il trend negativo che – partito già l’anno scorso – rischia di trasformarsi, quest’anno, in un vero disastro.
Già il 2008 è stato di segno negativo per il turismo, compreso quello  spagnolo. L’incoming turistico internazionale in Spagna – fa sapere il Ministerio de Industria Turismo y Comercio – ha subito infatti un calo del -2,6% rispetto al 2007, pari a 57,4 milioni di arrivi.
Particolarmente negativi i trend registrati in Catalogna, la regione preferita dagli stranieri (col 24,7% degli arrivi totali nel Paese), che, nel corso del 2008, non ha superato i 14,2 milioni di visitatori, con un calo del -6,7% rispetto all’anno precedente. Colpevole specialmente la contrazione della domanda francese – il principale mercato dell’offerta turistica catalana, nonché terza voce dell’intero incoming spagnolo – che è diminuita del -8,5%, su scala nazionale.
A differenza del bilancio 2008 del comparto ricettivo italiano, in Spagna tengono maggiormente gli alberghi (con un calo del -2,2%) rispetto alla ricettività extra-alberghiera, eccezion fatta per l’incremento sensibile della domanda di case in affitto (+4,7%). Altissimo, infine, il tasso di fidelizzazione registrato dalle destinazioni spagnole. Ben l’84% dei turisti stranieri in arrivo ha manifestato l’intenzione di ripetere l’esperienza e c’è persino un 37,2% al decimo (o più) rinnovo della scelta di una vacanza “made in Spain”. Anche la Spagna, come l’Italia, soffre perciò della difficile congiuntura economica internazionale ma i risultati delle politiche di rafforzamento dell’offerta turistica nazionale, attuate con più decisione che in Italia, sembrano fare ancora la differenza.

Utile a questo proposito  la lettura dell’intervento di Josef Ejarque, colui che ha creato il marchio Barcellona, all’incontro “Lo sviluppo dell’incoming in italia: il ruolo del destination management” (Rimini Fiera, 10 ottobre 2003).
“Quando parliamo del ruolo del nuovo management dobbiamo cominciare a parlare di un concetto che io chiamo “rivoluzione della destinazione”. Il nuovo modo di fare il turismo coinvolge tutti: alberghi, tour operator, vettori aerei, trasporti e, non ultimi, gli uffici del turismo, che più che essere uffici del turismo preposti alla semplice diffusione del materiale informativo, devono invece preoccuparsi della destination management organization. Ciò vuol dire andare a trovare il potenziale cliente dove abita, secondo una metodologia di approccio assolutamente diversa da quella adottata fino ad ora. Si tratta di passare al turismo delle tre “L”, ovvero il turismo che cerca landscape, leasure e learning: un turismo attivo e propositivo. Per questo è importante fare ingegneria della destinazione, ingegneria del prodotto e ingegneria del management”.


I dieci settori sui quali si può intervenire subito

 

1. Abolire i ritardi pagamenti Pa
2. Controllo di gestione di Regione ed enti locali
3. Energia verde
4. Più concorrenza
5. Anagrafe conti correnti
6. Turismo e immagine
7. Ricerca con Università e imprese
8. Responsabilità dei dirigenti
9. Sanità: curarsi in Sicilia
10. Certificati Ue qualità procedure

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