Trasporti pubblici: è un’Italia a due velocità - QdS

Trasporti pubblici: è un’Italia a due velocità

Danilo De Luca

Trasporti pubblici: è un’Italia a due velocità

mercoledì 24 Dicembre 2014

Alta velocità solo per il Nord, abolizione di treni e disservizi su tratte delicate. E la Sicilia investe in trasporti pubblici solo lo 0,01% delle risorse

Tempi di crisi, il diktat è risparmiare. Il caro-vita trova concretezza più fulgida nelle assicurazioni auto, che in italia hanno raggiunto costi medi circa 250 euro superiori a quelli degli altri Paesi europei. Per moltissimi, il possesso di un’auto è tornato ad essere un lusso non sostenibile; altri adottano la strategia della rete per porre le polizze Quixa a confronto con quelle di Direct Line, Linear e tutte le altre, cercando di abbassare di qualche euro il costo annuo sostenuto.
 
Certo, l’auto sarà anche diventata un lusso, ma oggi più che mai è anche una necessità per i milioni di pendolari che, quotidianamente, affrontano i disservizi e le carenze insite nel sistema ferroviario italiano, un sistema a due facce, che evolve solo in alcune zone e continua a registrare peggioramenti in altre. I trasporti pubblici in Italia corrono su due velocità e in due direzioni diferenti. Questo è quanto messo in evidenza dal Rapporto Pendolaria 2014, realizzato da Legambiente.
 
I collegamenti fra le province più importanti – Milano, Torino, Roma, Napoli, Venezia – registrano un incremento sostanziale della copertura, che si esprime sia in termini di quantità che di qualità del servizio. L’alta velocità, del tutto sconosciuta in molte zone del Mezzogiorno, intensifica la propria copertura al Nord, con le Frecce di Trenitalia e di Italo in crescita costante sui binari del Settentrione e non pervenute al Sud. Più 450% nell’offerta Milano – Roma, un aumento dell’8% dei passaggeri sono dati piuttosto esplicativi.
 
Al sud  si viaggia sui regionali, quasi 1.200 km di rete ferroviaria sono stati chiusi nel giro di un quinquennio con record di linee soppresse in Abruzzo (-21%), la Sicila è seconda con tagli ai servizi pari al 19%, eliminati  45,1 km nella tratta Caltagirone-Gela. I trasporti pubblici in Italia pongono in essere un decisionismo illogico, che porta a tagliare i servizi lì dove aumenta la domanda. Dal 2009 a oggi, la spesa dello Stato nel settore trasporti pubblici si è contratta di 1,3 miliardi di euro, passando dai 6,1 di 5 anni fa ai 4,8 attuali, quando le stime parlano di un fabbisogno monetario di 6,5 miliardi di euro solo per assicurare i servizi di base.
 
La Sicilia non investe neanche lo 0,01% dei fondi in infrastrutture di trasporto pubblico, a fronte di una media nazionale già ridicola che non supera lo 0,4. Solo Abruzzo, Calabria e Molise fanno peggio; Piemonte, Valle d’Aosta e Puglia seguono con spese che non superano lo 0,06%, poi c’è il Lazio, che investe in trasporti pubblici lo 0,11% delle proprie risorse.

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