Energia. La ricchezza che viene dagli oli vegetali.
Agricoltura. In Sicilia sta vivendo un altro momento di crisi, negli ultimi dieci anni migliaia di chilometri quadrati sono stati abbandonati. Una riconversione è possibile, puntando sui biocarburanti.
Il punto. Continua la sperimentazione sulla brassica carinata, mentre un’azienda mira a produrre nell’Isola carburante per autotrazione. La laziale Ecoil lo vuole fare a Priolo, proprio nella terra del petrolio.
PALERMO – A vedere le cose come vanno sembrerebbe strano, ma l’Italia è uno dei Paesi leader al mondo per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione tecnologica in materia di energie alternative e di biocarburanti. Peccato che spesso alla ricerca non segua la realizzazione e, cosa peggiore, non segua una massiccia utilizzazione delle moderne tecnologie ambientali a fini di produzione o risparmio energetico. Ed è in questo positivo contesto che si inserisce il nuovo ruolo della Sicilia che fra sole e una moderna agricoltura può riuscire ad avere i numeri tali da imporsi prima come laboratorio e successivamente come produttore di energia da fonti alternative e rinnovabili. E la strada della sperimentazione ha portato, negli anni passati, ad alcuni esempi virtuosi anche se ancora perfettibili.
è il caso, per esempio, della sperimentazione che ha visto l’utilizzo del “gasolio bianco” utilizzato come carburante per alimentare, in passato, un buon numero di autobus del servizio urbano nella città di Torino. Pur non trattandosi di un biocarburante nel senso di prodotto per combustione ottenuto dalla lavorazione di materie vegetal,i ma di una miscela particolare che, tra altre sostanze, contiene acqua e tradizionale gasolio. L’impiego di questo carburante ha permesso però di abbassare notevolmente le concentrazioni delle polveri sottili.
I vantaggi ecologici legati all’utilizzo del gasolio bianco (il cui nome commerciale è Gecam ed è prodotto da Pirelli Ambiente) sono interamente frutto, per l’appunto, della presenza dell’acqua (10% del composto) e da additivi vari.
è l’acqua che permette di migliorare la combustione del gasolio dentro il motore, riducendo la produzione di particolato (le polveri extrafini conosciute meglio come Pm10). Tutto era partito una decina di anni fa, grazie alla firma di un accordo di programma fra il ministero dell’Ambiente e l’azienda produttrice in Italia di gasolio bianco.
La sperimentazione è stata però fermata dopo circa tre anni dal suo lancio a causa di problemi alla meccanica dei mezzi di trasporto che non ne sopportavano le caratteristiche tecniche. Dietro il fallimento della sperimentazione forse lo sviluppo tecnico-meccanico che non ancora non va di pari passo con i nuovi carburanti ecologici disponibili.
Diverso, invece, il settore produttivo su cui può puntare la Sicilia, con grandi possibilità di riuscita. L’agricoltura moderna garantisce il ciclo di vita dei sottoprodotti e il riutilizzo di ogni scarto procedente dalla lavorazione delle materie prime agricole. Inoltre, il nostro clima favorevole permette, e già diversi anni di sperimentazione in campo lo hanno dimostrato, la coltivazione di semi oleosi idonei alla produzione di olio vegetale combustibile. Questo è per esempio il caso della messa a dimora, in migliaia di ettari ci campagna siciliana abbandonata di piante una volta sconosciute e non utilizzate per l’alimentazione, per la produzione di olio vegetale.
La chiave di volta per ottenere prodotti agricoli trasformabili e veramente alternativi ai carburanti di origine fossile è tralasciare I tradizionali mais, grano e cerali minori (la cui destinazione a produzione energetica influisce sul loro prezzo e quindi aggrava I bilanci dei Paesi più poveri del globo) per puntare, invece, sull’olio che si ricava spremendo i semi di piante non alimentari. Questo è il caso della Jatropha curcas o della Brassica carinata.
E a farne uso dovrà essere, in un prossimo futuro la Ecoil nel Siracusano. L’impianto che dovrà sorgere a Priolo Gargallo é finalizzato alla produzione di biodiesel dalla lavorazione e raffinazione di oli vegetali grezzi prodotti in Sicilia grazie al concetto di filiera energetica corta. Un progetto, questo, che produrrebbe da subito 30.000 tonnellate annue di olio combustibile, impegnando 15.000 ettari di terreno dando lavoro a circa 1000 braccianti stagionali.