Un incontro per far luce sui problemi alla presenza di sindaci e sindacalisti, politici e operatori agricoli. In molti lamentano mancanza di strumenti adeguati: “Due escavatori, ce ne vorrebbero 40”
PATERNO’ (CT) – Stanno diventando una consuetudine molto amara le conferenze nelle quali gli amministratori del Consorzio di Bonifica n. 9 di Catania sono costretti a fare il punto sulle gravissime emergenze dell’ente. Un anno fa l’alga rossa nelle acque della diga Ancipa-Pozzillo teneva alta la tensione, quest’anno si torna su problemi consueti e mai risolti: dipendenti non pagati e in sciopero, pochissimi mezzi per le manutenzioni, stagione irrigua quasi compromessa. A parlarne, nei locali della Biblioteca comunale, i vertici dell’ente, in presenza di sindaci e sindacalisti, politici e operatori agricoli.
“Ogni anno – ha esordito il direttore Giuseppe Barbagallo – abbiamo assunto gli operai stagionali a febbraio (sono 136, mentre quelli a tempo indeterminato sono 134), quest’anno la Regione li ha autorizzati solo a maggio. Sono mancati così gli interventi di manutenzione propedeutici all’avvio della campagna irrigua 2015. I dipendenti non ricevono lo stipendio da quattro mesi, mentre la Finanziaria regionale ci toglierà il dieci per cento ogni anno, finché i trasferimenti spariranno del tutto dal 2020 e il Consorzio dovrà autogovernarsi con inevitabile aumento dei tributi a carico dell’utenza. Bisogna fare qualcosa insieme per rilanciare l’istituto della bonifica e l’agricoltura, già mortificata dalla globalizzazione”.
Massimo Paterna, direttore Area Tecnica del Consorzio, ha evidenziato problematiche di carattere strutturale e organizzativo: “La rete di 2.500 km e i 25 impianti di sollevamento – ha spiegato – risalgono agli anni ‘70 e il parco mezzi è vetusto. Abbiamo ristrutturato il 50% del canale principale e abbiamo chiuso una serie di progetti, ma siamo sul fronte senza strumenti per operare”. A rincarare la dose il dirigente dell’Area Agraria, Emilio Cocimano: “Sistema quasi impossibile da gestire, abbiamo tre terne e due scavatori, ce ne vorrebbero 40 o 50, non possiamo dare soddisfazione all’utenza, mentre ad alti livelli ci dicono ‘arrangiatevi’”.
Intanto non mancano i paradossi: il Consorzio catanese ha un operaio ogni 83 ettari, a Enna (superficie dieci volte inferiore) c’è un operaio ogni 6,7 ettari. “Basterebbe metterli in mobilità e venire in aiuto di Catania”, ha suggerito il presidente di Coldiretti, Giovanni Pappalardo. Ma tagliare è più facile che riorganizzare e investire. Anthony Barbagallo, deputato regionale Pd presente insieme a due colleghi, Concetta Raia e Nino D’Asero (su 19 parlamentari catanesi) sulla riduzione dei contributi al Consorzio ha detto che “la decurtazione iniziale era molto più rigorosa, abbiamo fatto battaglia in Aula”. Il tutto mentre la vera battaglia dovranno farla ancora gli agricoltori, col rischio sempre più serio di restare asfissiati.