In questi giorni si è diffusa la notizia della vendita dello stabilimento, ma l’ad Gianluca Calvi smentisce. Sindacati: ogni giorno che passa uno schiaffo alla volontà di salvare posti di lavoro
CATANIA – Azienda in vendita, anzi no. Negli ultimi giorni sono tante le notizie rimbalzate sui media locali e non di una possibile, quasi probabile, vendita lo stabilimento Myrmex, tra le eccellenze del territorio, i cui lavoratori sono stati definitivamente licenziati dopo una lunga ed estenuante vertenza combattuta tra Catania e Roma. Messa in vendita però smentita dall’amministratore delegato Gianluca Calvi che assicura di non aver dato alcun mandato per vendere il centro di ricerca. “Il centro – afferma – non è in vendita”. La notizia, in ogni caso, ha allarmato i sindacati che da tempo sono al fianco dei lavoratori per salvare i posti di lavoro, oltre all’eccellenza.
“Il clima di tensione è in aumento – affermano il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota, la segretaria confederale della Cgil, Margherita Patti, il segretario generale della Filctem Cgil Catania Peppe D’Aquila – e ogni giorno che passa è uno schiaffo alla volontà di salvare posti di lavoro e laboratorio”.
La Cgil ha anche commentato la “visita” al laboratorio, martedì scorso, di esponenti del Cnr. “Ci sembra che la visita – continuano i sindacalisti – a licenziamenti definitivamente avvenuti, sia un fatto particolarmente degno di nota. Sarebbe questo il “progetto segreto” di cui Calvi ha riferito alla stampa locale? Se così fosse – proseguono – sarebbe la prova che quanto denunciato da mesi da sindacato e lavoratori corrisponde a verità: sulla Myrmex ci sarebbe, sino alla fine, una speculazione finanziaria e non certo un’operazione di rilancio imprenditoriale”.
Accuse respinte da Calvi che liquida la visita di martedì scorso da parte del Cnr come “normale”. “La Myrmex ha già da anni un laboratorio in collaborazione con il Centro” – afferma, sottolineando la possibilità che la collaborazione con il Centro nazionale di ricerca possa dare un impulso sano e corrispondente al fabbisogno occupazionale, non basato su un’alterazione delle regole del mercato. “Ma al momento – ribadisce – non c’è nulla”.
Ma i sindacalisti incalzano: “Ricordiamo all’amministratore delegato – affermano – che la Regione Sicilia non “promette” finanziamenti, anche perché la delibera regionale si appoggia ad uno strumento, ossia il “contratto di sviluppo settoriale”. In parole povere – concludono i rappresentanti della Cgil etnea – solo dietro un progetto con particolari caratteristiche di ricerca sarebbe stato possibile ottenere milioni di finanziamento. Caratteristiche che, evidentemente, non sussistevano nel progetto della società”.