Giovanni Lazzari, presidente dell’Ordine degli architetti di Messina, traccia le priorità per una Città metropolitana ad alto rischio di terremoti
MESSINA – La sicurezza del territorio è uno dei temi più importanti da affrontare per i professionisti e gli architetti hanno il dovere di dare un contributo fattivo per l’area in cui vivono, vogliono essere ascoltati dalla politica creando le giuste sinergie per incentivare azioni di prevenzione e portare nel medio termine alla mitigazione del rischio sismico.
L’Ordine degli Architetti di Messina, con il simposio di tre anni fa, ha intrapreso questo impegno allargato all’intera Area dello Stretto con il supporto scientifico dell’Università di Messina e l’Ingv. Durante quell’appuntamento si parlò anche di un polo di studio e ricerca legato all’architettura sismica.
L’evento di quest’anno “Terremoti e maremoti nello stretto di Messina. Occasione di ricerca, necessità di monitoraggio” è la naturale continuazione di un discorso aperto che si arricchisce di nuovi spunti che gli studi e le esigenze del territorio mettono in campo e dovrebbe avere il suo apice con la nascita di un Centro di ricerca.
Nel percorso intrapreso grande rilevanza occupa anche la comunità di intenti con la costa calabra, in sintonia con una visione consolidata di Area integrata dello Stretto.
“Intanto bisogna puntare sulla prevenzione, ribadisce costantemente Giovanni Lazzari presidente dell’Ordine provinciale e della Consulta regionale degli Architetti- e vigilare sulla pianificazione, su strumenti urbanistici che abbiano una visione dell’assetto territoriale rispondenti a logiche di salvaguardia e sostenibilità. La messa in sicurezza dei territori e degli edifici deve essere la prima infrastruttura nell’organigramma delle opere pubbliche degli Enti locali”.
Una linea che in questi mesi è stata rafforzata dagli interventi dell’ingegnere capo del Genio Civile Leonardo Santoro che con le sue prescrizioni ha reso propedeutici al rilascio dei nulla osta del suo ufficio, calcoli statici e studi di microzonazione sismica di tre livelli.
Anche perché non c’è una strada per evitare che gli eventi sismici accadano, solo quella per renderli meno devastanti.
“I terremoti si verificano lì dove ci sono già stati ma non si possono prevedere, ha sottolineato Alessandro Pino ricercatore dell’Ingv, confutando tutta una serie di teorie sulla misurazione delle alterazioni delle proprietà fisiche e chimiche delle rocce,- sono troppe le variabili da considerare, dice, per riuscire a prevedere quando in una zona ad alto rischio si verificherà la “frattura”.
L’Ordine degli Architetti è costantemente intervenuto, con una critica costruttiva, sugli strumenti di pianificazione a cui sta lavorando l’Amministrazione comunale. Nella Variante parziale di salvaguardia ad esempio è stata chiesta attenzione alla sicurezza dei territori, alla sostenibilità paesaggistica insieme a misure di sviluppo con maggiori margini di “riuso” ad esempio nelle aree da riqualificare, con incentivazioni e premialità che coinvolgano investimenti privati.