Quando devi fare una cosa? Ieri sera! - QdS

Quando devi fare una cosa? Ieri sera!

Quando devi fare una cosa? Ieri sera!

mercoledì 06 Gennaio 2010
Il tempo è denaro, un detto noto a tutti, ma di cui la maggior parte delle persone non tiene conto. Fare una cosa oggi non è come averla fatta ieri, sia per il ritardato effetto sia per la moltiplicazione dei risultati.
Non è cosa da poco avere l’abitudine di fare quello che si deve nel tempo previsto. Avere in testa una sorta di cronoprogramma che consenta di prevedere le tappe di un processo, di qualunque genere, che conduca ad un risultato in un tempo certo.
Nelle strutture disorganizzate il deficiente di turno (perché non possiede competenze) chiede sempre quando debba fare una cosa. La risposta lapidaria è che la deve fare ieri sera. Cioè la doveva fare ieri sera, secondo la regola che chi ha tempo non aspetti tempo. Se tutti attivassero le proprie energie in modo da compiere le azioni dovute nei tempi previsti, il funzionamento della Comunità e di tutti i servizi pubblici e privati  migliorerebbe.

In questi sessant’anni, dopo l’approvazione dei Codici del 1942, sono state effettuate molte riforme. Ma in nessuna di esse si è inserita la sufficiente dose di organizzazione, mediante l’apposizione di paletti, in modo da mantenere il percorso entro tempi tassativi. Lo stesso macroscopico difetto dei processi giudiziari, amministrativi e tributari si riscontra in tutti i servizi pubblici, i quali prescindono dall’organizzazione e quindi dall’efficienza e dall’efficacia.
La legge di Gresham prevede che La moneta cattiva scaccia quella buona. Cioè il malaffare prevale sul comportamento positivo, se le regole non sono chiare, nitide e prevedano tempi non differibili.
Proprio perché vi è una prevalenza del negativo sul positivo che il ritardo nell’ottenere risultati si riversa anche nelle attività private, quando esse servono quelle pubbliche. Ci riferiamo agli appalti, che raramente vengono conclusi nei tempi previsti. In qualche caso, per ragioni obiettive, pensiamo ad imprevisti; nella maggior parte dei casi, invece, vi è l’interesse speculativo dell’appaltatore a ritardare la consegna perché guadagna di più che a consegnare l’opera alla scadenza.

 
Gli appalti muovono decine di miliardi di euro. Si dovrebbe contrapporre la convenienza a concludere i lavori anticipatamente rispetto a quella di posticipare la consegna.  Quindi, non solo penalità in caso di ritardo, ma premio in caso di anticipo.
Parlare di processo corto, cioè contenuto in sei anni, è ridicolo se paragonato al tempo medio del processo europeo. Mettere il dito nella piaga degli appalti pubblici è altrettanto ridicolo, se non si passa a meccanismi che li anticipino. Pensare alla Pubblica amministrazione, che deve produrre ed erogare servizi a cittadini e imprese  senza determinare con esattezza i tempi, è un modo per prendersi in giro. Effettuare una transazione che non preveda l’esecuzione in un momento certo,  è inconcludente.
Potremmo fare tanti esempi tutti concentrati sul fattore tempo che ha un ruolo essenziale nelle cose che facciamo.

Il tempo ha anche una valenza etica. Questo è un aspetto che si sottovaluta frequentemente, ma che è, invece, della massima importanza. È difficile non convenire sulla necessità di rispettare i patti; fra essi vi è sicuramente questo fattore. Il rispetto dei patti è essenziale fra persone perbene.
 Se non vi è un’etica al fondo di tutte le azioni, nessun contratto è valido, perché ogni interesse può essere sovvertito e sostituito. In altri termini, quando manca il riferimento ai valori morali che devono essere presenti in ogni pattuizione, mancano i presupposti per orientare chi li sottoscrive. Tant’è che si dice: una stretta di mano vale più di un contratto, naturalmente fra persone d’onore. Persone cioè che tengono fede sempre ai propri impegni non solo nell’effettuarli, ma anche nel realizzarli nel tempo previsto.
Non cè da discutere sulle questioni che abbiamo prospettato. C’è solo da possedere la consapevolezza che si può vivere bene o male, secondo il libero arbitrio che ciascuno di noi possiede, senza affidarsi ai santi, alla sorte, agli eventi o ad altri totem. Tutti  possono influenzare la nostra vita, ma  non devono costituire il nostro alibi per ritardare un impegno.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017