Montante: dai domiciliari al carcere - QdS

Montante: dai domiciliari al carcere

redazione

Montante: dai domiciliari al carcere

giovedì 24 Maggio 2018

L'ex presidente di Sicindustria accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione avrebbe cercato di inquinare le prove. Sarebbe una bufala la vicenda dell'azienda creata dal nonno Calogero a Serradifalco: in paese non la ricordano. Il no comment del suo avvocato
 

Antonello Montante dai domiciliari al carcere per aver cercato di inquinare le prove a proprio carico: è stata inasprita la misura cautelare nei confronti dell’ex presidente di Sicindustria arrestato il 14 maggio scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.
 
La Squadra Mobile di Caltanissetta lo ha trasferito dai domiciliari al carcere di Malaspina.
 
Le motivazioni che hanno indotto il Gip a inasprire la misura sono riconducibili alla "grave condotta d’inquinamento di prove messa in atto dal Montante in occasione del suo arresto, avvenuto a Milano lo scorso 14 maggio".
 
In quell’occasione, spiega una nota della Questura di Caltanissetta, "l’arrestato si barricava in casa per quasi due ore, non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa ventiquattro pen drive".
 
Montante avrebbe anche tentato di disfarsi di altra documentazione che è stata però trovata e sequestrata dagli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta in un pozzo luce su cui si affaccia il salone dell’abitazione dell’imprenditore.
 
Alcune pen drive, nascoste in un sacchetto di plastica, erano state lanciate in un cortile adiacente al palazzo.
 
Infine era stato recuperato sul balcone di un vicino di casa anche uno zainetto, contenente altre pen drive e documentazione cartacea.
 
Le gravi condotte che hanno indotto il giudice a inasprire la misura cautelare sarebbero proseguite anche dopo l’arresto dell’indagato.
 
Infatti, una volta condotto agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Serradifalco, dopo l’interrogatorio di garanzia avvenuto lo scorso 15 maggio, Montante avrebbe violato le prescrizioni impostegli dal Gip consentendo l’accesso all’interno della sua villa a persone non autorizzate.
 
Intanto, secondo alcune testimonianze raccolte proprio a Serradifalco, non sarebbe mai esistita la fabbrica di biciclette fondata a cavallo tra le due guerre dal nonno di Montante, Calogero, e del quale l’imprenditore ricostruisce la storia sul sito web.
 
Gli anziani del paese a sud di Caltanissetta, che ha seimila abitanti, parlano di una officina che rigenerava ammortizzatori e "un negozio che vendeva biciclette di vari marchi e le affittava chiedendo in pegno giubbotti e maglioni".
 
"Se è vero – si chiede il leader siciliano del M5s, Giancarlo Cancelleri – che la fabbrica fondata dal nonno di Montante a Serradifalco (Cl) non è mai esistita come raccontano alcuni testimoni la domanda è: come ha fatto Antonello Montante a costruire la sua impresa di ammortizzatori dal nulla, con quali fondi?. Se la storia fosse solo una trovata pubblicitaria sarebbe davvero incredibile, tante persone, e penso ai massimi livelli istituzionali, sarebbero state prese in giro per anni".
 
L’avvocato Giuseppe Panepinto, legale di Antonello Montante, non ha voluto commentare la notizia della presunta bufala.

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