In Sicilia si muore meno di lavoro, -2,6% rispetto allo scorso anno - QdS

In Sicilia si muore meno di lavoro, -2,6% rispetto allo scorso anno

Michele Giuliano

In Sicilia si muore meno di lavoro, -2,6% rispetto allo scorso anno

sabato 20 Ottobre 2018

L’Anmil rende noti i dati degli infortuni dei primi 7 mesi dell’anno: in calo quelli totali e mortali. Resta preoccupante il dato delle malattie professionali che è confermato rispetto al 2017

PALERMO – La sicurezza sul lavoro è un diritto di tutti, e nell’ultimo anno in Sicilia sembra che si stia acquistando una maggiore consapevolezza sull’argomento.
 
Una certezza che viene dai dati elaborati dall’Anmil, l’associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, sui dati messi a disposizione dall’Inal (istituto nazionale infortuni sul lavoro) per gli anni 2017 e 2018, nel periodo che va da gennaio a luglio per ciascun anno. E se in Italia la flessione degli infortuni totali denunciati si limita ad un 0,3%, la media siciliana si alza parecchio, fino al 2,6%, registrando un picco minimo dello 0,9% in provincia di Palermo, per risalire a numeri come il 7,4% in meno in provincia di Trapani e un importante -10,8% ad Agrigento e provincia.
 
Se si guarda agli infortuni mortali, la variazione è più che rilevante: se nei primi sette mesi del 2017 i morti sul lavoro in Sicilia sono stati 46, nello stesso periodo del 2018 sono scesi a 36, un quinto in meno, distribuito su tutte le province tranne Palermo, mentre a livello nazionale la variazione rilevata non raggiunge il punto percentuale.
 
Nessuna variazione registrata invece nel numero di denunce per malattie professionali. Un elemento che rimane comunque positivo, visto l’aumento delle stesse, a livello nazionale, del 2,5%. Dati importanti, che devono essere da stimolo per migliorare ancora le condizioni lavorative di tutti, per evitare il più possibile incidenti più o meno gravi, che incidono sulla vita dei dipendenti ma anche sui costi per le aziende e per lo Stato.
 
Il rapporto sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, alla sua seconda edizione, stilato dall’Anmil, si prefigge di affermarsi come un servizio informativo aggiornato e completo, in modalità completamente gratuita ed open access, condensato in un unico volume facilmente consultabile. Il rapporto vuole dunque rappresentare un contributo effettivo all’innalzamento del livello di conoscenza e consapevolezza pratica della materia prevenzionistica, caratterizzata dalla presenza di numerose norme, nonché di complesse – e talvolta contradditorie – interpretazioni. In riferimento ai dati statistici, l’evoluzione del fenomeno infortunistico nell’ultimo decennio si è sviluppata sostanzialmente in linea con la dinamica economica del nostro Paese.
 
Già da alcuni decenni, a partire dai primi anni ’90, il numero degli infortuni aveva fatto registrare un calo continuo che si è notevolmente accentuato a partire proprio dal 2008 in concomitanza sia dell’emanazione del Testo Unico sulla sicurezza, sia soprattutto dell’inizio della profonda crisi economica che, producendo un forte taglio di produzione e lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate), ha ridotto l’esposizione al rischio e quindi gli infortuni stessi.
 
Nel 2015 e 2016, a seguito dei primi segnali di ripresa produttiva, il calo degli infortuni ha cominciato a dare segni di un sensibile rallentamento, finché nel 2017 ha iniziato, già dai primi mesi, una crescita molto consistente. Alla luce dei dati statistici del fenomeno infortunistico, l’Anmil nel suo rapporto sottolinea come, a dieci anni dalla entrata in vigore del Testo Unico (d.lgs. n. 81/2008), oltre alla impellente necessità di completare il quadro delle tutele normative, permane ancora un più ampio problema di natura culturale, collegato alla necessità di veicolare e diffondere i contenuti prescritti da norme complesse, attraverso strumenti agevoli, multilivello e gratuiti, alla portata di tutti i soggetti coinvolti, tanto più se si tiene conto della rilevanza costituzionale e non negoziabile dei beni della vita e della salute della persona, alla cui tutela la materia è preposta.

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