La verità è, invece, che la conferenza di servizi ha stabilito un elenco di precondizioni da realizzare prima ancora di passare a un’ipotesi di autorizzazione. Tra esse ha rilevanza l’obbligo di interramento dei serbatoi di greggio appollaiati sul terreno, che debbono sparire dalla vista dei cittadini e messi a 53 metri di profondità. Altra gravosissima precondizione è la bonifica della rada di Augusta, operazione della quale il procuratore della Repubblica di Siracusa, Ugo Rossi, a un nostro forum ha detto: “Non toccate il microambiente creatosi sopra i residui mortali del fondo”.
Terza precondizione: divellere i vecchi impianti del petrolchimico e sostituirli con altri costruiti in base a criteri antisismici. Nulla ha fissato la conferenza di servizi al riguardo della messa in sicurezza dei percorsi ferroviari, in quanto l’eliminazione dei serbatoi e degli impianti fatiscenti consentirebbe un’ovvia e conseguente modernizzazione.
Infine, dopo la realizzazione di quanto elencato occorrerebbe l’emissione di una nuova Via (Valutazione di impatto ambientale) che certifichi la sicurezza del territorio.
I poteri forti hanno strillato una vittoria che sembra quella di Pirro. La dimostrazione è che Garrone ha fatto subito sapere il suo acuto pensiero: “Se non mi danno presto le autorizzazioni ce ne andiamo”. L’inutile minaccia di chi vuol mettere le mani avanti, sapendo bene che per realizzare le indicate precondizioni ci vorranno centinaia di milioni di euro e forse dieci anni non basteranno.
Desista, la strana coppia Erg-Shell, che ci ricorda quella più famosa Lemmon-Matthau.
I pontili dove attraccano le petroliere sono quanto di meglio si possa desiderare per sviluppare il turismo. I fondali raccolgono detriti e scarichi in quantità abnorme, l’aria è appestata salvo quando arrivano i venti che la portano al largo.
La situazione non è grave come quella del Triangolo della morte, ma solo per questioni dimensionali. Il monitoraggio degli scarichi è carente, tanto che il dipartimento regionale competente non è in condizione di dirci quante volte l’inquinamento ha superato i limiti di legge. Non sapendolo, non scattano le sanzioni. Che potrebbero però arrivare dall’Europa per il mancato rilevamento dei dati.
Il gestore della raffineria di Milazzo ha in programma di effettuare investimenti per 250 milioni al fine di rendere compatibile il processo produttivo con l’ambiente. Tuttavia, vi è un notevole ritardo per procedere alla bisogna, dovuto alla lunghezza della procedura ministeriale che dovrebbe arrivare in tempi brevi e invece dura da anni.
A Gela, invece, il ministero ha dato le autorizzazioni necessarie affinché l’Eni proceda ad effettuare la bonifica dell’area e nuovi investimenti per circa 500 milioni. La modernizzazione degli impianti porterà ricchezza sul territorio, abbattimento dell’inquinamento e maggiore vivibilità ambientale.
In questo quadro, la Regione ha un ruolo determinante, perché può esercitare una vigilanza indispensabile e la minaccia di ritiro delle concessioni, qualora i gruppi imprenditoriali non rispondano alle esigenze con tempestività.