Turismo. Scendono le quotazioni dei Beni culturali siciliani.
Scarsa attrattività. I siti Unesco della Sicilia, secondo uno studio del Touring club italiano, sono risultati meno attraenti anche del museo del cinema di Torino, del San Marco di Venezia e dell’acquario di Genova.
Spese di gestione. Quaranta milioni di euro: a tanto ammonta il costo che la Regione deve affrontare ogni anno per le spese di gestione dei beni culturali e dei cinque siti patrimonio dell’umanità.
PALERMO – Quaranta milioni di euro sul groppone ogni anno: a tanto ammonta (secondo quanto si evince dal bilancio 2009 della Regione) il costo che deve affrontare la pubblica amministrazione regionale per le spese correnti di gestione dei beni culturali compresi i cinque siti Unesco, cioè quelli dichiarati Patrimonio dell’Umanità per la loro grande importanza storica, culturale ed archeologica.
Eppure i riscontri non sono affatto lusinghieri per la Sicilia. Tutti questi siti hanno perso insieme qualcosa come 700.000 visitatori in un anno. Nell’Isola intanto si sta parlando da tempo di riconoscere altri siti come Patrimonio dell’Umanità ma a questo punto viene da chiedersi se ne valga la pena. A guardare ciò che si è fatto la risposta inequivocabilmente è “no”.
C’è da due anni a questa parte una continua “contrazione” delle presenze turistiche: nei 5 siti Unesco (Villa imperiale del Casale di Piazza Armerina, Neapolis e Orecchio di Dionisio a Siracusa, Valle dei templi di Agrigento, Isole Eolie e Val di Noto) si strappano sempre meno biglietti d’ingresso ai musei, mentre i loro costi di mantenimento restano tali e quali.
Impietoso l’indice tra numero di visitatori e ampiezza delle strutture vincolate a patrimonio dell’umanità nell’Isola. Un calcolo fatto dal Touring club vede tutti e due i musei in fortissimo ribasso a rendiconto del 2009: quello archeologico regionale di Villa Imperiale del Casale, ha chiuso con appena lo 0,29 di visitatori al giorno in riferimento alla superficie della struttura; peggio ancora è riuscita a fare l’area Archeologica della Neapolis e Orecchio di Dionisio, a Siracusa, dove invece si arriva a una quota irrisoria dello 0,006. E non si può parlare di un dato relativo ad una generale crisi congiunturale del turismo in Italia.
Imbarazzante infatti il raffronto con altre realtà museali del Nord (sempre Unesco): il San Marco di Venezia tocca quota 1,393, quello Centrale del Risorgimento di Roma lo 0,625; Sicilia superata persino dal museo nazionale del Cinema di Torino, che sulla carta dovrebbe avere nettamente un’attrattiva minore rispetto ai siti storici, ma che vanta uno 0,512, e dall’Acquario di Genova che raggiunge lo 0,331. Statistiche che sono la diretta conseguenze del crollo verticale di visitatori nel 2009.
Il Touring Club ha calcolato per il parco Archeologico e paesaggistico “Valle dei Templi” di Agrigento 616 mila visitatori, oltre il 7 per cento in meno rispetto all’anno precedente; va anche peggio all’area archeologica Siracusana (537 mila visitatori e calo del 9,1 per cento). Discorso a parte merita il museo Archeologico di Villa Imperiale che ha racimolato 311 mila visitatori nel 2008 contro i 415 mila dell’anno precedente ma il raffronto non lo si può fare in quanto la struttura è rimasta chiusa al pubblico dal 4 novembre 2008 fino al 2 marzo 2009. Ma appare anche qui scontato che la contrazione ci sarebbe ugualmente stata. Cali di presenze anche nelle città Unesco: Siracusa, secondo i dati in possesso della Provincia, ha chiuso il 2009 con un -2 per cento; il riferimento che riguarda le Isole Eolie dice che, secondo quanto attestato dal servizio Regionale Turistico, il valore assoluto degli arrivi negli alberghi segna un -10,71 per cento, mentre le presenze negli extra-alberghieri -38,98 per cento.
Ultima annotazione per il Val di Noto (di cui non si hanno riferimenti statistici in quanto si tratta di un raggruppamento di diversi Comuni a cavallo delle province di Ragusa, Siracusa e Catania) che mediamente chiude ogni anno su presenze che si aggirano attorno alle 200 mila unità. Mettendo assieme quindi i visitatori dei vari musei ricadenti in territorio Unesco si arriva a 980 mila e 600 presenze nei musei contro un milione e 670 mila dell’anno precedente: siamo nell’ordine di un crollo del 40 per cento. “Ciò – dice Laura Stassi, dirigente dell’Unità Operativa XXVIII Patrimonio Unesco della Regione – credo sia da addebitare alla generale crisi e non certo a specifiche responsabilità nella gestione dei siti. I finanziamenti che gestiamo? Purtroppo da anni il capitolo nel bilancio della Regione relativo al nostro Dipartimento è azzerato. Questo non vuol dire che non si sono investimenti: la Regione trova le risorse in altri capitoli”.