In questi pochi numeri c’è tutto il disastro di quella piccola nazione, ora squassata da una sorta di rivoluzione perché il piano di risanamento previsto dal primo ministro, George Papandreou, che appartiene a un’antica famiglia di politici (il padre Andreas è stato a sua volta primo ministro), taglia senza pietà soprattutto nelle fasce più deboli.
Fra l’altro, il Paese ellenico ha mantenuto il vizietto italiano di mandare i propri dipendenti in pensione a 59 anni, e quel sistema economico non l’ha sopportato.
Ma vi sono altri elementi devastanti: l’arretratezza dei servizi pubblici, la mancanza di concorrenza, l’estensione della mano pubblica nell’economia e, soprattutto, la corruzione. Sembra che stiamo descrivendo lo stato patologico del nostro Paese. E questo ci fa paura.
Un altro elemento assomiglia a quello italiano e, cioè, che questa situazione disastrosa è stata provocata da governi di Destra e di Sinistra, alternatisi in questi decenni. Il che dimostra che non è stata l’ideologia a creare il male, bensì un ceto politico che è venuto meno ai principi etici dell’alta politica. Cosicché la situazione, anno dopo anno, è precipitata e ora il salvataggio è costosissimo per tutti i ceti sociali.
La prima tranche di prestito che gli Stati membri dell’Unione europea daranno alla Grecia ammonterà a circa 85 mld €, ma gli esperti ritengono che ce ne vorranno almeno il doppio. Il Bund greco 2020 è precipitato a 79, però la sua caduta si è arrestata. Ora bisogna attendere gli effetti dell’iniezione di liquidità. Effetti che dovrebbero manifestarsi nelle prossime settimane.
Si dice che un gruppo di titolari di Hedge Fund, capitanati da George Soros, abbiano deciso di muovere contro l’euro, cominciando dalla Grecia, ma quello che accade in Spagna, in Portogallo e in Irlanda fa capire che l’attacco è serio, grave, eppure perfettamente legittimo.
Gli speculatori non hanno mosso contro l’Italia perché nonostante l’enorme debito pubblico, i cui interessi costano oltre cinque punti del Pil (80 mld), ha un forte baluardo nel risparmio privato che bilancia i quasi 1800 mld di debito pubblico. Qui, però, non si sono affrontate le riforme e dunque la situazione stagna con una previsione di crescita del Pil, per il 2011, di appena l’1 per cento.
La rivoluzione dei cittadini greci è ben comprensibile, ma essi non hanno compreso negli anni precedenti come i privilegi dei dipendenti pubblici e delle corporazioni pubbliche e private avrebbero irrimediabilmente devastato quella economia. Ora piangono sul latte versato, reagiscono col sangue agli occhi, ma per rimettere in carreggiata la navicella sconquassata dovranno fare sacrifici per tre o quattro anni.
Il peggio del risanamento è che l’aumento di tasse da un canto e il taglio di stipendi, tredicesime e quattordicesime dall’altro, toglie dal circolo dei consumi notevoli risorse. Con la conseguenza che viene meno uno degli elementi propulsivi dell’economia. La Grecia sconterà una dura recessione.