“Nel 1970 il Pil della Sicilia era il 5,6 % del Pil nazionale. A distanza di 40 anni questo dato è rimasto immutato: nel 2009 il Pil della Sicilia rappresentava, ancora una volta, soltanto il 5,6 % del Pil nazionale. La Sicilia, in base all’estensione territoriale e al numero degli abitanti, secondo la media nazionale, dovrebbe avere un Pil di 8,7 %. Lo scarto tra questi dati è notevole. Tale scarto, sicuramente preoccupante, probabilmente è indice del fatto che i vari governi regionali succedutisi negli ultimi 40 non hanno adeguatamente affrontato il problema dello sviluppo nel medio e lungo termine. Ritengo tuttavia che, in questa fase storica, da un punto di vista politico, non sia possibile pensare alle prospettive future senza fare i conti con i problemi del presente. Il governatore regionale, Raffaele Lombardo, a mio avviso, ha la notevole capacità di gestire i gravi problemi che attanagliano il nostro territorio, e che hanno radici storiche lontane, senza mai perdere di vista gli obbiettivi di sviluppo a lungo termine”.
“La Sicilia dispone di circa 18 miliardi di euro di finanziamenti, provenienti dallo Stato nazionale e dalla Comunità europea, da spendere nel periodo 2007/2013. I 300 milioni di euro finora impegnati appaiono poca cosa visto che, se fossero stati equamente distribuiti questi finanziamenti nell’intero periodo, avrebbero immesso sul mercato qualcosa come 10 miliardi di euro, creando condizioni per lo sviluppo. Questo per il passato. Per quanto riguarda il presente, il governo Lombardo ha, correttamente, ritenuto opportuno programmare in maniera oculata le spese. Questo in modo da evitare, come successo in precedenza, di sprecare risorse dirottandole verso settori sbagliati o male organizzati. Per fare un esempio: sono stati investiti 500 milioni di euro nella formazione, senza che ciò abbia adeguatamente contribuito alla crescita professionale dei nostri giovani. Anche in altri contesti gli investimenti non hanno prodotto i risultati sperati. Insomma: spendere i soldi sì, buttarli via no. E le tante riforme che il governo regionale sta attuando sono condizione necessaria affinché i finanziamenti di cui disponiamo vengano investiti nel migliore dei modi. In altre parole: l’intento è quello di migliorare la qualità della spesa e per farlo sono fondamentali le riforme, a cui Lombardo si sta dedicando dal momento del suo insediamento”.
“Lo Stato ha disatteso molte delle aspettative siciliane venendo meno al suo compito di garantire uno sviluppo omogeneo di tutto il Paese. Il Movimento per l’Autonomia nasce per rivendicare con forza, nei confronti del potere centrale, la necessità di promuovere delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, e per la Sicilia in particolare. Tali rivendicazioni hanno già dato i primi frutti: la Sicilia è stata la prima regione in Italia ad ottenere il via libera per l’accesso ai Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate). Tali fondi, nonostante gli impegni e le promesse del governo centrale, non sono ancora stati trasferiti alla Regione: quando ciò avverrà, contribuiranno in maniera incisiva al rilancio del nostro territorio. Verranno utilizzati soprattutto per interventi strutturali di grande respiro che, indirettamente, incideranno sull’intera economia siciliana”.
“Perché Raffaele Lombardo, fondatore dell’Mpa, gode di un’autorevolezza tale da dare credibilità all’intero movimento. Egli è riuscito a interpretare il momento storico cogliendo e riproponendo le rivendicazioni autonomistiche dei siciliani. La stessa cosa sta avvenendo in Lombardia, dove la Lega Nord è riuscita a interpretare adeguatamente le aspettative di un’ampia fetta di popolazione”.
“L’Alta Corte, prevista dall’art. 24 dello Statuto della Regione Sicilia, aveva il compito di intervenire nel caso di conflitti tra Stato e Regione, di occuparsi degli eventuali reati commessi dal Governo regionale e di intervenire nei confronti delle impugnative del Commissario di Stato. Ha svolto le sue funzioni solo per una decina d’anni, nel 1957 è stata assorbita dalla Corte costituzionale”.
“Il ripristino dell’Alta Corte è un obbiettivo che rientra nel piano di governo di Lombardo. L’Alta Corte rappresenta un importante strumento di tutela dell’autonomia, e farla rinascere avrebbe dunque notevoli ripercussioni anche a livello nazionale. All’Ars il dibattito è sempre vivo. Quando i tempi saranno maturi, faremo in modo che venga convocata un’assemblea in cui i 6 capi gruppo – tutti favorevoli al ripristino – proporranno l’elezione dei 3 componenti che porteranno avanti l’istanza nei confronti del Parlamento nazionale. Presumibilmente sarà proprio Francesco Musotto – capogruppo dell’Mpa all’Ars – a promuovere la convocazione di tale assemblea. L’art. 24 è soltanto uno dei tanti articoli dello Statuto che non trovano concreta applicazione: l’Mpa si pone dunque come movimento di rivendicazione, nei confronti del potere centrale, della completa e corretta applicazione dello statuto autonomistico, la cui tutela che ben si coniuga con il tema del federalismo all’ordine del giorno del governo nazionale”.