La multinazionale Adx Energy lmt annuncia il ritrovamento di un vasto giacimento a 13 miglia dall’Isola. A rischio anche il parco archeologico. Armao: “Impensabile che lì si possa estrarre”
PALERMO – “Ribadisco il fermo no dell’autorità paesaggistica alle trivellazioni petrolifere nel mare Mediterraneo. Insisto perché lo Stato coinvolga senza ulteriori ritardi la Regione e le comunità locali nelle scelte che riguardano il nostro territorio e il mare, e che rischiano di avere un impatto intollerabile”. Queste le dichiarazioni a caldo dell’assessore regionale ai Beni culturali, Gaetano Armao, dopo la notizia del ritrovamento al largo di Pantelleria di due aree idonee allo sfruttamento per l’estrazione di idrocarburi. Zone che si ritrovano in quei 17.242 chilometri quadrati che le multinazionali del petrolio stanno scandagliando dopo aver avuto i permessi per le ricerche. A rischio 35 aree marine protette.
Dopo la conferma dell’arrivo in Libia di una piattaforma della British Petroleum, responsabile del più grande disastro ambientale avvenuto negli ultimi anni, ecco il comunicato della Adx Energy lmt. La multinazionale, con sede a Vienna e Pert, ha comunicato di aver effettuato delle ricognizioni in acque siciliane utilizzando la piattaforma tunisina Lambouka-1, che si trova a 13 miglia a Nord Ovest da Pantelleria.
La società ha concluso le operazioni dopo aver raggiunto la profondità totale di 2.786 metri. I risultati, ancora in fase di analisi, confermano già la presenza nel fondale di almeno due zone idonee che potrebbero essere sfruttate. “Le caratteristiche rilevate – spiega la Adx – sono risultate diverse da quelle riscontrate in altre aree limitrofe e ci sarà bisogno di un’attenta valutazione da parte delle cinque società petrolifere coinvolte in questa operazione”. La joint-venture responsabile dell’operazione è infatti composta da diverse imprese: la Adx (30%), la Gulfsands Petroleum Plc (30%), la Carnavale Resources Lmt (20%), la Xstate Resources Ltd (10%) e la Pharm Aus Lmt (10%).
“Abbiamo appena istituito il parco archeologico di Pantelleria – ha dichiarato Armao -. Nelle isole vige uno dei primi piani paesaggistici della Sicilia. Con la Soprintendenza del mare continuiamo a effettuare ricerche archeologiche. È impensabile che, di lì a poche miglia, si possa estrarre pericolosamente il petrolio”. “Su questa posizione – ha aggiunto l’assessore – il governo siciliano è compatto. La settimana scorsa, la giunta ha approvato un atto di indirizzo in cui ribadisce la propria posizione contraria, già espressa a luglio scorso, a qualsiasi permesso di ricerca petrolifera, non solo lungo le nostre coste, ma anche nell’entroterra siciliano. Un deciso orientamento contrario sia alle richieste già presentate al ministero dello Sviluppo economico sia a quelle future”.
Finora vigono le norme imposte ad agosto dal ministero dell’Ambiente in materia di perforazioni, rientrate nella redazione del decreto di riforma del codice ambientale. Secondo tali regole l’attività di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Il divieto viene esteso a 12 miglia se al centro delle ricerche si trovano zone di mare e di costa protette.
Sgarbi: “Autorizzare le ricerche di petrolio nel trapanese”
SALEMI – Ennesima provocazione del sindaco Vittorio Sgarbi che stavolta promuove le ricerche di petrolio in provincia di Trapani. Per spiegare il suo pensiero il primo cittadino di Salemi ha chiamato il famoso scienziato russo Vladimir Kutcherov, in qualità di relatore, alla conferenza “La minaccia all’integrità del paesaggio e le energie rinnovabili”. “L’ho invitato con entusiasmo – spiega Sgarbi – per chiedergli di illustrare la sua teoria e offrire, in aree definite, concessioni per l’estrazione del petrolio, discutibili nel Val di Noto e certamente realizzabili nel Val di Mazara con un impatto ambientale tecnicamente più modesto di quello dei parchi eolici. Mi sembra che la proposta possa interessare petrolieri che conoscono Salemi – e hanno, ahimè, interessi nell’eolico – ma che potrebbero invece rientrare nell’alveo della loro impresa primaria”. “Un futuro all’avanguardia nell’approvvigionamento di idrocarburi e di gas metano renderebbe la Val di Mazara ricca e offrirebbe una risposta a quanti hanno sfigurato il paesaggio con le pale eoliche e, non paghi, vogliono ulteriormente umiliarlo con i pannelli fotovoltaici”.