Pubblicheremo nei prossimi giorni un’inchiesta con i dati relativi a dipendenti amministrativi, corsi di laurea, professori e alle spese di gestione, raffrontando le Università siciliane statali con alcune virtuose del Nord.
Tuttavia, diciamo: viva i manifestanti, i quali esprimono vitalità e capacità di esercizio della democrazia, indipendentemente dalla correttezza della loro analisi.
Perché definiamo inutili queste persone? Giammai come fatto umano, perché ogni persona ha la propria dignità e dev’essere rispettata in quanto tale. Affermiamo che sono inutili alla produzione dei servizi. Perché sono inutili? Perché nessun ente pubblico, di qualunque livello e di qualunque natura, redige il Piano aziendale. Questo è uno strumento indispensabile per determinare quanto serva alla produzione dei servizi e in modo specifico di quanti dipendenti vi sia bisogno per figure professionali e per quantità.
Perché i dirigenti non redigono il Piano aziendale? Perché sono incapaci e inetti o perché questo strumento smaschererebbe il clientelismo? Provate a rispondere. Se tutti gli enti pubblici redigessero il Piano aziendale, risulterebbe chiaro che anziché 3,5 mln di dipendenti ne occorrerebbero non più di due milioni.
La Regione Siciliana sta tentando di fare la più colossale operazione clientelare del dopoguerra, immettendo forse altre 50 mila unità negli organici della Pa a tempo indeterminato.
Questa è la strada della morte economica, perché impiegando tutte le risorse disponibili per pagare stipendi non si possono cofinanziare opere pubbliche e infrastrutture, per cui vi è già la disponibilità di fondi europei, di fondi statali e di gruppi imprenditoriali che volentieri sarebbero disponibili a costruirli mettendoci finanza privata col project financing.
Ma l’Unione europea ha stretto il laccio e lo stringerà ancora di più accendendo i fari sui debiti dei singoli Stati e sui comportamenti viziosi degli enti pubblici all’interno di essi. In altri termini, l’Unione costringerà il Sud alla virtù, cioè a spendere l’essenziale.
Le proteste delle corporazioni che si vedono tolte risorse per gli sperperi sono destinate ad aumentare, perché i tagli che si dovranno fare nel corso del 2011 e del 2012, per restare negli stretti limiti del Patto di stabilità, ammonteranno intorno a 40 miliardi di euro. Essi sono indispensabili per avere un avanzo primario che serva a diminuire il disavanzo annuale.
Gli 80 miliardi annuali di interessi sul debito pubblico sono una cifra non più sostenibile. Bisogna procedere con sapienza, realizzando cespiti e diminuendo le spese perché quel macigno cominci a diminuire. Alla diminuzione concorrerà anche la ripresa economica se lo Stato toglierà risorse ai parassiti e le destinerà alla costruzione di infrastrutture e di opere pubbliche di cui l’intero Paese ha bisogno ma, in modo preponderante, tutto il Mezzogiorno.