Ritorniamo continuamente su questa materia, perché la discriminazione fra i siciliani raccomandati e i siciliani normali è odiosa, quasi che i politici abbiano voluto affermare e stiano continuando ad affermare la teoria delle dispari opportunità. La grave situazione finanziaria siciliana parte dalla testa e cioè dalla conduzione della Cosa pubblica da parte del Governo regionale e dei sindaci che non è conforme all’art. 97 della Costituzione.
Che dice tale articolo? I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Sfidiamo i presidenti della Regione, che si sono succeduti in questi decenni, e i sindaci precedenti e in carica a giurare sul loro onore che hanno condotto le proprie amministrazioni secondo il precetto costituzionale testè riportato.
Precetto che si fonda a sua volta sui principi morali che devono governare una comunità. Senza di essi, avviene qualunque arbitrio e qualunque soverchieria perché vige la legge del più forte, mentre i più deboli sono regolarmente penalizzati.
Dare le stesse opportunità a tutti i siciliani è compito del pater familias, figura cui dovrebbe riferirsi costantemente il presidente della Regione. Osserviamo invece che bande di approfittatori e parassiti lucrano continuamente sulle somme che la stessa Regione dovrebbe amministrare per creare ricchezza e posti di lavoro, non per favorire i raccomandati.
Ribadiamo ulteriormente il peccato originale della Regione. Esso consiste nel non aver mai redatto il Piano aziendale.
Vediamo invece che essi si considerano al servizio di questo o quell’uomo politico, per trarre benefici personali e tutti insieme formano una corporazione di 3,5 mln di cittadini che non si occupano del bene pubblico. Va da sè che non bisogna sparare nel mucchio. All’interno di questa corporazione vi sono tantissimi pubblici impiegati e dirigenti di grandissimo valore che però non possono estrinsecare le loro competenze e la loro voglia di fare perché sono ingabbiati in una macchina che non funziona.
E non funziona perché non c’è la volontà di farla funzionare e non c’è la volontà in modo che ogni cittadino, quando chieda un servizio, debba anche chiedere il favore per ottenerlo. E il favore si paga con un altro favore. Questa mentalità è molto diffusa nel Centro-sud della Penisola, ma anche al Nord non si scherza.
L’anno prossimo è necessario che le dispari opportunità si trasformino in pari opportunità, che tutti i siciliani abbiano le stesse possibilità, che la concorrenza faccia emergere ovunque e in qualunque settore il merito, valore essenziale per fare funzionare una comunità.
Il Governo regionale ha il problema congiunto di sistemare 80 mila precari e 236 mila disoccupati ufficiali secondo l’Istat. Non può affrontare la questione solo per i primi, né assumere 300 mila persone. L’alternativa? Aprire i cantieri e spendere subito i dieci miliardi disponibili (Ue, Stato, Regione) che creerebbero 100 mila posti di lavoro. Non seguire questa strada costruttiva è come seguire la strada dell’Inferno. Ma noi vogliamo augurarci che il presidente Lombardo voglia seguire quella del Paradiso.