Oggi la Casa torinese, come fa Unicredit, non può che regolare la propria strategia in funzione di una dimensione non più italiana. In questo quadro, la fabbrica di Termini Imerese chiuderà certamente ed il Banco di Sicilia avrà la funzione di vagone, con il compito di raccogliere i depositi dei siciliani e reimpiegarli in modo estremamente remunerativo.
È inutile, lo scriviamo da tempo, continuare la pantomima, da parte del Governo regionale e dei sindacati, tendente a salvare la fabbrica di Termini Imerese.
Cosicchè la Fiat ha chiuso il contratto con la Zastava, in Serbia, ove ha ottenuto contributi per la ristrutturazione dell’impianto, procedure autorizzative semplici e, ultimo ma meglio di tutti, il vantaggio di avere un costo del lavoro pari alla metà di quello italiano. Continuare a discutere per mantenere in piedi uno stabilimento obsoleto e non competitivo è fuori dalla realtà.
Sembra molto strano che persone competenti possano mettere sul piatto di un’improbabile trattativa centinaia di milioni di euro, per chiedere la pietà di uno stabilimento che doveva essere chiuso già da anni. Un comportamento non dignitoso sul quale val la pena mettere il punto.
I circa duemila, fra dipendenti diretti e dell’indotto, che perderebbero il posto in caso di chiusura, dovrebbero essere immessi in un processo formativo di riqualificazione verso il settore turistico o verso quello dei servizi avanzati, che costituiscono il futuro economico e sociale della nostra Isola.Il costo di tale processo sarebbe sicuramente inferiore a quello che la Regione sosterrebbe in caso di mantenimento dello stabilimento e metterebbe sul mercato figure professionali che hanno un futuro.
Vorremmo, però, che tenesse meno in conto quello dei suoi colleghi pubblici e privati, con sede a Milano, Genova e Roma. Lei dovrà contemperare tale interesse con quello generale di tutti i siciliani, senza esitazione. Il suo ruolo istituzionale le impone, anzi, di far prevalere l’interesse generale, non solo per la vicenda che trattiamo oggi, ma anche per quella altrettanto importante che riguarda i territori della Sicilia, ove sono insediati gli impianti industriali altamente inquinanti.
Essi, con adeguati investimenti, possono abbattere di dieci volte l’inquinamento e recare così sollievo alle popolazioni che continuano a soffrire, parte delle quali muore di cancro e con tanti, troppi bambini che nascono malformati.
Oggi, e non domani, è arrivata l’ora di smetterla di ritenerci ancora subordinati a logiche e decisioni estranee ai nostri interessi. Lo spirito autonomista, che chiediamo da trent’anni, ha finalmente trovato inizio col Movimento di Raffaele Lombardo. Esso continua con il nascente “Partito del Sud”(o come si chiamerà) di Gianfranco Miccichè.
L’Autonomia ci consente di trattare le questioni più importanti da un’altra prospettiva, cioè dalla nostra. Forse abbiamo capito con ritardo che i successi della Lega Nord derivano dall’avere interpretato i bisogni di quel territorio e della sua gente. Ora tutti noi dobbiamo interpretare i bisogni di questo territorio.
In questo senso vi è una responsabilità collegiale di tutta la classe dirigente siciliana. Ma primaria è quella del ceto politico.Renda onore al suo compito.