“Lavoriamo ogni giorno con impegno per crescere ed irrobustire il nostro confidi. Ma se da una parte abbiamo avuto un incremento reputazionale nel nostro ruolo, l’attività concreta ha risentito del credit crunch operato attualmente dalle banche, tanto è vero che produciamo numerosissime richieste di finanziamento alle banche ma queste sono un po’ rallentate nell’erogazione del finanziamento per via della contingenza economica e dalla progressiva riduzione di liquidità presente nei mercati. Tutto questo ci porta sostanzialmente ad avere gli stessi numeri dell’anno scorso. Ci avvieremo a chiudere l’anno con circa cento milioni di euro di finanziamenti erogati e garantiti dal nostro confidi. Ad ogni modo abbiamo rifatto tutte le convenzioni con le banche e abbiamo ridisegnato l’intera rete commerciale”.
“La crisi c’è e c’è per tutti, ma devo dire che in un momento delicato come questo, il ruolo di Confeserfidi si è amplificato. Infatti, se fino a due o tre anni fa le imprese si rivolgevano a noi per accedere principalmente al contributo in conto interesse dalla Regione per il nostro tramite, oggi invece ci contattano perché non riescono ad accedere ai finanziamenti bancari, alla liquidità. Oggi giorno, infatti, senza confidi che intermedia diventa molto difficile per le imprese avere il credito. Paradossalmente quindi la crisi ha rafforzato il nostro ruolo e al contempo anche le istituzioni hanno aumentato la loro fiducia nel ruolo del confidi stesso”.
“Sicuramente il problema principale sta nella riduzione progressiva delle risorse pubbliche a favore del rafforzamento del confidi e a sostegno degli oneri finanziari delle imprese socie. Ecco allora che il ruolo del confidi bisogna reindirizzarlo verso la consulenza finanziaria. Le piccole imprese e i piccoli artigiani e commercianti della Sicilia sono sostanzialmente persone che hanno bisogno di soluzioni. Ognuno con la sua attività, certamente. Il confidi oggi è l’unica istituzione che ha un ruolo di mediatore, garante e consulente insieme, frapponendosi tra le esigenze contrapposte della banca e dell’impresa”.
“In primo luogo il confidi 107 è un intermediario vigilato, il 106 no. In pratica siamo la Regione, insieme a Lombardia e Veneto, dove c’è una maggior quantità di confidi. Non troppi rispetto alla realtà siciliana se consideriamo che solo il 10 per cento circa delle 500 mila aziende siciliane è socia. Il margine di crescita è considerevole e nelle altre regioni molte più imprese usufruiscono dei nostri servizi. In Sicilia la situazione è un po’ diversa, comunque. Molte aziende sono agricole e forse siamo l’unico confidi di matrice 107 che opera in questo settore. Un po’ per la vocazione del territorio in cui nasciamo (Ragusa), un po’ perché siamo convenzionati con il fondo centrale di garanzia per l’agricoltura, gestita da Sgfa. In pratica, insieme a questo fondo, riusciamo a dare alle banche l’80 per cento di garanzia, rischiando solo il 20 per cento. È un prodotto che ha molto successo presso le aziende agricole, soprattutto in questa fase in cui l’agricoltura, dal punto di vista del valore aggiunto non riesce ad avere tanto. Nonostante i prodotti siano tra i migliori nel mondo, infatti, i prezzi sono sempre bassi”.
“Ci siamo sempre proposti noi alle imprese, da quando siamo nati, offrendo i nostri servizi. Ma sono molto cambiati gli atteggiamenti nei nostri confronti, anche da parte delle banche. Se prima ci vedevano quasi come un patronato, adesso ci hanno molto rivalutato, soprattutto i confidi 107 che permettono loro di azzerare l’assorbimento patrimoniale, diventando partner privilegiati”.
“Siamo arrivati a ben dieci mila soci in totale. Soci che aumentano ogni anno. Siamo passati, infatti, dai 700 iscritti nell’anno 2008 a 1.100 nuovi soci acquisiti nell’arco del 2011. Abbiamo mediato per circa 100 milioni di euro di finanziamenti alle imprese e ne perfezioneremo circa 1500 entro al fine dell’anno in tutta la regione Siciliana. Abbiamo anche aperto una agenzia fuori dalla nostra regione, a Reggio Calabria e abbiamo sottoposto a uno stress formativo i nostri consulenti commerciali perché ormai, essendo intermediari vigilati, abbiamo obblighi di conformità alle norme. Siamo diventati quasi come una banca, insomma, anche se il termine corretto è: intermediario finanziario vigilato”.
“Abbiamo una buona distribuzione nel territorio. In totale ci sono sedici filiali in Sicilia, ma la prima in assoluto nasce a Scicli. E siamo il maggior confidi in Sicilia, perché nessuno ha sedici filiali. I nostri collaboratori sono invece 110 in totale. Una quarantina svolgono i loro compiti nella sede centrale, gli altri 70, invece, svolgono il loro lavoro nelle sede dislocate nella regione e nella nuova sede di Reggio Calabria”.
“Bisogna distinguere tra la gestione dell’assessorato alla Cooperazione che ha gestito il tutto fino al 2006 e la gestione dell’assessorato all’Economia dal 2006 in poi. Ovviamente c’è voluto del tempo perché questo assessorato organizzasse al meglio il servizio, ma sembra che siamo in dirittura di arrivo, con la messa a regime di fidiweb. Hanno fatto una piattaforma telematica attraverso la quale presentiamo le istanze direttamente, ma fino ad ora con un lavoro preparatorio immane. Tuttavia a breve fidiweb porterà a migliorare di molto il sevizio da loro offerto, soprattutto in termini di tempo. Fin’ora invece le cose non sono andate molto bene, soprattutto per la mancanze di risorse adeguate, per il rafforzamento dei patrimoni dei confidi. In tutta Italia i confidi sono veramente considerati uno strumento di crescita per le aziende, da noi ancora si stenta a riconoscerne il ruolo. Dobbiamo però dire che l’assessorato all’Economia ha intenzione di recepire le istanze che giungono dal mondo produttivo tant’è che è stato istituito un apposito tavolo tecnico, che probabilmente porterà a breve al risultato sperato. Con confidi più forti, le banche erogano più finanziamenti alle imprese”.
“Siamo fortemente impegnati nella diversificazione dei servizi. La vigilanza della Banca d’Italia ha portato ottimi risultati per la nostra azienda. Inoltre per i confidi maggiori, ci sono molte più opportunità e se per il 51 per cento della nostra attività dobbiamo perseguire sempre gli obiettivi tipici del confidi, per il restante 49 per cento possiamo spaziare in altre attività per migliorare i servizi alle imprese. In particolare abbiamo fatto quattro divisioni: uno per i finanziamenti diretti e garanzie, uno per le consulenze finanziarie e i contributi a fondo perduto. Poi abbiamo il fidi family per cessioni del quinto o mutui o prestiti personali e in fine la divisione per le coperture assicurative e le fideiussioni”.