Una bomba al secondo: il surriscaldamento oceanico - QdS

Una bomba al secondo: il surriscaldamento oceanico

Una bomba al secondo: il surriscaldamento oceanico

giovedì 06 Febbraio 2020

Un pericolo sottovalutato, l’innalzamento del mare. L’alterarsi di uno dei più grandi ecosistemi polari:la natura non smette di essere compromessa

Il rapporto sul clima dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, pubblicato alla vigilia del vertice dell’ONU a New York, conferma l’accelerazione degli effetti del cambiamento climatico negli ultimi 5 anni.

L’impatto del cambiamento climatico, con aumento del livello dei mari, aumento delle temperature, scioglimento dei ghiacci, clima estremo, è cresciuto nel periodo fra il 2015 ed il 2019 e questi ultimi 5 anni sono stati i più caldi da quando si hanno dati. Molto preoccupante, secondo Taalas, l’accelerazione del tasso di crescita degli oceani, che potrebbe vedere una ulteriore accelerazione nel prossimo futuro per lo scioglimento delle coperture di ghiacci nell’Antartico ed in Groenlandia.

Secondo il rapporto, fra il maggio del 2014 ed il maggio del 2019, il tasso di crescita del livello medio globale dei mari è stato di 5 mm l’anno: nel periodo 2007-2016 era stato di 4 mm per anno. C’è quindi un’accelerazione.

Nei nuovi rapporti si legge che c’è ormai un ampio consenso nella comunità scientifica sul fatto che gli oceani abbiano continuato a scaldarsi, senza sosta, dagli anni Settanta in poi: hanno assorbito il 90 per cento circa del calore aggiuntivo che si è prodotto a causa delle attività umane negli ultimi decenni. La velocità di assorbimento è aumentata a partire dai primi anni Novanta, con effetti mai osservati prima per interi ecosistemi.

L’aumento delle temperature oceaniche ha molte conseguenze, a partire dall’aumento del livello del mare per espansione termica, che a sua volta può contaminare con acqua salata le falde d’acqua dolce costiere, e compromettere infrastrutture portuali e strade litoranee.

Inoltre, la maggiore disponibilità di calore si traduce in tempeste più intense e fenomeni meteorologici estremi, come piogge torrenziali in alcune aree e ondate di calore e siccità in altre.

Uno degli effetti dell’aumento di concentrazione della CO2 nell’atmosfera è anche l’acidificazione degli oceani, visto che circa il 30% della CO2 prodotta dalle attività umane viene riassorbita nelle grandi estensioni marine del pianeta. Questo assorbimento ha però una conseguenze e gli oceani si acidificano.

La minaccia dei cambiamenti climatici aggrava la crisi di un ecosistema già duramente colpito dalle attività antropiche, dalle trivelle, dalla pesca eccessiva e dall’inquinamento.

Scioglimento dei ghiacci
La calotta glaciale antartica, la più grande massa di ghiaccio del nostro pianeta, ha continuato a ridursi a causa del riscaldamento globale. Il rapporto spiega che tra il 2007 e il 2016 la perdita di ghiaccio è triplicata rispetto al decennio precedente.

Si stima che in Italia le temperature superficiali siano aumentate di circa 2 gradi negli ultimi 50 anni, e che l’innalzamento medio annuo del livello del mare sia stato di circa 2,4 millimetri negli ultimi 20 anni.

Da anni Greenpeace spinge per la creazione di una rete di Santuari marini in acque internazionali, ma ad oggi nel Mediterraneo c’è solo il Santuario dei Cetacei, un’area compresa tra Francia, Principato di Monaco e Italia, rimasta purtroppo protetta solo sulla carta, priva di efficaci misure di tutela. Proprio in quest’area di particolare valore ecologico Greenpeace ha deciso di sviluppare l’Operazione “Mare Caldo”, per misurare gli impatti dei cambiamenti climatici in mare.

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