Inviati negli 82 centri della provincia gli avvisi di pagamento per la riscossione delle somme dovute. Gli utenti sperano che il dialogo avviato possa produrre una riduzione del canone
L’Ato idrico Palermo 1 batte cassa nei comuni in cui ha amministrato in forma diretta il servizio dell’erogazione dell’acqua senza una società intermediaria. Il commissario liquidatore dell’Ambito territoriale ottimale, Giuseppe Terranova, ha fatto inviare a tutti i contribuenti della totalità della provincia palermitana, 82 centri in tutto, gli avvisi di pagamento e la messa in mora finalizzati alla riscossione delle bollette emesse e a oggi rimaste insolute, riguardanti il periodo di gestione curato direttamente (5 febbraio 2014-18 maggio 2015).
Quello preso in considerazione fu un periodo di vacatio a cavallo tra l’uscita della precedente società di gestione andata in fallimento, l’Aps, e il passaggio verso altro ente gestore o gestione diretta dei Comuni. Le associazioni dei consumatori hanno chiesto e ottenuto un allungamento dei termini per il pagamento: scadenza rinviata al prossimo 30 marzo. Ma in ogni caso le quote dovute dovranno essere corrisposte.
“La decisione di differire il termine – ha spiegato Terranova – è relativa alla numerosa corrispondenza pervenuta a questa amministrazione da parte degli utenti del servizio, in relazione agli avvisi che gli sono stati notificati e considerato che alcune associazioni di categoria per la difesa dei diritti dei consumatori, nonché diversi Comuni e patronati competenti, hanno rappresentato la richiesta manifestata da numerosi utenti, circa l’esigenza di avere concessa una proroga del termine, entro cui poter provvedere al pagamento”.
Le stesse organizzazioni dei consumatori però sperano che si possa arrivare a una sorta di riduzione del canone: “Per il 2014 – hanno sottolineato i responsabili di Federconsumatori Carini – sono in corso trattative con il commissario straordinario per un’eventuale riduzione. Presso gli sportelli di Federconsumatori è possibile ottenere maggiori informazioni”.
Le trattative sono state intavolate facendo valere una serie di disfunzioni legate a quel periodo nel servizio di erogazione idrica. L’assenza infatti di un ente gestore creò qualche disagio nei vari territori della provincia, anche per il periodo di confusione che si creò in seguito al fallimento e uscita di scena di Aps. La struttura dell’Ato non era preparata alla gestione diretta e in alcuni centri furono rilevati errori nei calcoli, con tante bollette recapitate per questi 14 mesi di Ato idrico che oscillavano tra le 400 e le 700 euro. Troppi rispetto ai costi sostenuti negli anni passati dai contribuenti.
Problemi furono evidenziati anche nel recapito delle lettere con le relative fatture di pagamento del canone idrico: a essere incaricata fu una ditta privata, ma tante furono le segnalazioni di mancato arrivo della busta. Ed effettivamente centinaia di plichi sigillati furono trovati sparsi qua e là per esempio tra Partinico, Balestrate e Trappeto. Tutte riportanti la dicitura in cui si evidenziava che il contenuto era quello delle cartelle per il pagamento del canone idrico per il consumo di acqua potabile.
Da qui le proteste dei consumatori e delle associazioni di categoria e le richieste di opportune verifiche sui metri cubi erogati, al fine di rilevare eventuali discrepanze tra quanto riportato in fattura e quanto segnato nei contatori.
Vincenza Grimaudo