Legge Severino, insorge Forza Italia - QdS

Legge Severino, insorge Forza Italia

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sabato 04 Luglio 2015

Polemica sulla decadenza da senatore di Berlusconi: presto un ddl di riforma

ROMA – Continua la polemica intorno alla vituperata legge Severino.
Dopo la decisione del Tribunale civile di Napoli di accogliere il ricorso presentato da Vincenzo De Luca, presidente della Campania, si fa sempre più concreta la possibilità di depositare alla Camera una proposta di legge di riforma organica della legge Severino.
 
L’annuncio è stato fatto dal gruppo Forza Italia della Camera, col preciso obiettivo di “eliminare le storture, le palesi incostituzionalità. e restituire ai cittadini fiducia sia nella giustizia sia nella politica”. “Chiediamo  – scrivono i forzisti – che sia incardinata presto e discussa senza aspettare l’imbeccata della Corte Costituzionale attesa per ottobre o della Corte europea dei diritti umani”.
La vicenda De Luca, insieme a quella del sindaco di Napoli De Magistris, ha dunque riacceso la polemica sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi: stando alle dichiarazioni che si  sono succedute nella giornata di ieri a commento della decisione del Tribunale di Napoli, contro l’ex presidente del Consiglio ci fu una vera e propria “congiura”.“Come già ebbi modo di dire all’epoca – ha affermato in una Michaela Biancofiore, deputato di Fi –  hanno agito per far decadere Berlusconi dalla carica di senatore eletto da milioni di cittadini, al di fuori della legge, della Costituzione e dei regolamenti parlamentari. Un giudice ieri ha decretato che il popolo è sopra la legge, una legge peraltro applicata retroattivamente a Berlusconi e nei confronti della quale non è stata concesso il ricorso alla Corte costituzionale”.
Sul caso del neo presidente della Regione Campania è intervenuto anche Raffaele Cantone, presidente della Autorità nazionale anticorruzione: “Continuo a pensare che l’istituto della sospensione sia assolutamente giusto. A chi è condannato, anche solo in primo grado, per reati gravi, e l’abuso d’ufficio è ritenuto tale, deve essere impedito, per un certo periodo, di ricoprire cariche. Ma io credo che la legge Severino e in generale le norme sulla trasparenza abbiano bisogno, per cosi dire, di un tagliando”. “Nella fattispecie – ha spiegato Cantone – il legislatore non aveva previsto il caso di un candidato che, sospeso ab origine, si candidasse e venisse eletto. E, in assenza di una chiara indicazione normativa, è la giurisprudenza che deve farsi carico di rendere operativa la legge. Ma tornando alla Severino, ritengo che pur mantenendo intatto l’impianto della legge, vadano apportate alcune modifiche che ne migliorino l’efficacia. Da questo punto di vista, la parte della Severino che mi preoccupa di più non è questa molto seguita dai media dell’affare De Luca, ma altre norme che sono scritte tecnicamente male. Faccio un esempio: se una amministrazione nomina un dirigente che non ha i requisiti per ricoprire quella carica, la legge prevede che chi ha fatto la nomina non possa più farne per 3 mesi. è una sorta di sanzione interdittiva. La legge però – ha proseguito il presidente dell’Anac – non indica chi deve far applicare questo provvedimento, configurando un vero e proprio paradosso: c’è la pena ma non si sa chi debba renderla esecutiva.
Nell’interpretazione delle norme ci si può sforzare di correggere qualcosa ma non ci si può spingere troppo in là non possiamo spingerci, altrimenti si crea di fatto una legge nuova, facoltà che spetta solo al legislatore”.
 
P.P.

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