In Sicilia gli investimenti non sono... Comuni. Tante risorse utilizzate in modo improduttivo - QdS

In Sicilia gli investimenti non sono… Comuni. Tante risorse utilizzate in modo improduttivo

In Sicilia gli investimenti non sono… Comuni. Tante risorse utilizzate in modo improduttivo

venerdì 21 Febbraio 2020

Quattro miliardi e trecento milioni di euro impiegati per la spesa corrente contro gli appena 515 milioni per quella in conto capitale. Gambino, sindaco di Caltanissetta, “Lavoriamo per invertire la rotta”Tra le iniziative, la riqualificazione del quartiere Santa Barbara". L'assessore siracusano Coppa, “Obiettivo sviluppo sostenibile, spese correnti e per il personale in via di ridimensionamento"

PALERMO – Che i tempi delle vacche grasse per gli Enti territoriali siano finiti non è di certo la scoperta del secolo: è piuttosto una semplice constatazione amichevole. Lo sanno i cittadini e lo sanno soprattutto gli amministratori, che quando hanno scelto e scelgono di candidarsi sono consapevoli di ereditare i (spesso mancati) risultati di anni di politiche clientelari.

Se i trasferimenti statali e regionali si sono via via ridotti all’osso, anche l’altro perno su cui si basano le entrate dei Comuni, i tributi locali, non ha davanti a sé la strada spianata. Il segretario generale dell’Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano, ci ha confermato appena un mese fa (nell’inchiesta pubblicata lo scorso 23 gennaio) che sul piano dei tributi locali persiste un enorme problema legato alla difficoltà della riscossione: “Se per la Tari – ci ha detto Alvano – un Comune incassa solo il 50 per cento, come capita in alcune realtà, è evidente che un 50 per cento di tributi viene a mancare”.

La vera sfida per gli amministratori è dunque quella legata al metodo: spendere le risorse e spenderle bene. Lo ha detto anche il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, nel corso della presentazione a Gioia Tauro, il giorno di San Valentino, del Piano per il Sud del Governo, insieme al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Il problema delle risorse esiste: dal Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes, relativo al periodo 2000-2017, emerge che il Centro-Nord ha sottratto al Sud una fetta di spesa pubblica, cui il Mezzogiorno avrebbe avuto diritto in percentuale alle popolazione, che ammonta a oltre 840 miliardi di euro, ossia quasi 47 miliardi di euro ogni anno. “Quel Sud – ha detto con durezza Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, presentando il rapporto – descritto come la sanguisuga d’Italia, luogo di malaffare, ricovero di nullafacenti, freno alla crescita economica e civile del Paese, attende ancora giustizia. E un’autocritica da pezzi di classe dirigente, anche meridionale, e da tutto il sistema dell’informazione, che hanno alimentato questa deriva”.

I numeri, come detto, sono poco confortanti: nel 2016 ciascun cittadino meridionale ha ricevuto in media 3.022 euro in meno rispetto a un suo connazionale residente al Centro-Nord. E nel 2017 c’è stata un’ulteriore diminuzione (-0,8%) della spesa pubblica nel Mezzogiorno, aumentata invece nel Centro-Nord (+1,6%).

“L’idea di fondo – ha detto Provenzano – è che il Sud non è una causa persa. E il Piano per il Sud prevede un investimento consistente, ossia 123 miliardi di euro in dieci anni, di cui 33 per infrastrutture e 21 in questo triennio. “Puntiamo a un nuovo metodo – ha concluso il ministro – per spendere subito e bene: abbiamo rafforzato il presidio centrale ma lo mettiamo a servizio degli Enti locali”.

“Non si spende – ha sottolineato ancora Provenzano – perché non ci sono progetti cantierabili. E questo accade anche perché la Pubblica amministrazione si è svuotata di competenze che c’erano: oggi abbiamo l’amministrazione più vecchia e povera di competenze. Creeremo dunque un fondo di progettazione per gli Enti locali che accompagneremo, garantendo di portare a termine l’intero processo e la sua legalità”.

Spendere bene è dunque la parola chiave. Siamo ancora lontani però dal tramutare in fatti queste parole: le spese di gestione degli Enti locali assorbono la maggior parte delle risorse totali dei Comuni. Lo si evince dai dati del rapporto 2019 “La finanza comunale in sintesi” realizzato dall’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel). Dei 4,3 miliardi impegnati per le uscite, alla voce “amministrazione, gestione e controllo” spettano ben 1,417 miliardi: è il quarto valore più alto d’Italia, dopo i 2,1 miliardi della Lombardia (che conta un numero di Enti locali quattro volte superiore a quelli isolani), il miliardo e 600 milioni del Lazio e il miliardo e 435 milioni della Campania.

Quella siciliana non è dunque una strategia lungimirante, perché le spese che occorrono per la gestione ordinaria dell’apparato amministrativo – che, nel nostro caso assorbono un terzo della spesa complessiva – sono certe e allo stesso tempo improduttive: secondo infatti le regole basilari di macroeconomia, “uno muove uno”. Per contro, quello delle spese in conto capitale – le spese cioè destinate agli investimenti – è un capitolo che potrebbe portare un ritorno economico di non poco conto perché, in questo caso, “uno muove cinque/dieci”, cioè investendo un euro si mettono in moto cinque-dieci euro. Nei Comuni siciliani invece si continua a investire poco: a fronte dei 4,3 miliardi di spesa corrente, solo 515 sono i milioni stanziati per la spesa in conto capitale, la metà cioè di quanto impegnato in Campania, che ha all’incirca la nostra stessa spesa ordinaria. E così il gap con il resto del Paese si amplia sempre di più.



Roberto Gambino, sindaco di Caltanissetta “Lavoriamo per invertire la rotta”

CALTANISSETTA – Il nuovo anno si è aperto per il capoluogo nisseno con il sì della Giunta al Bilancio di previsione 2020 e quindi con una pianificazione già definita dei successivi dodici mesi che adesso attende il via libera definitivo da parte del Consiglio comunale.

Alla luce dello scenario tracciato dall’ultimo rapporto dell’Ifel sulla finanza dei Comuni, che conferma come, a fronte di una spesa destinata agli investimenti ancora risicata, quella corrente resti invece sempre alta, abbiamo chiesto al sindaco, Roberto Gambino, se e come la sua Amminsitrazione stia lavorando per invertire questa tendenza.

“Stiamo senz’altro lavorando – dichiara il primo cittadino – per invertire la rotta. Un primo risultato lo abbiamo ottenuto alla fine dello scorso anno: il 31 dicembre, nettamente in anticipo rispetto alle tempistiche dettate dalla legge, abbiamo approvato lo schema di Bilancio previsionale, aumentando aumentato la spesa destinata agli investimenti di 10 milioni rispetto allo scorso anno: saranno 36 i milioni quest’anno contro i 26 dell’anno prima. La quota principale proviene dai progetti finanziati da Agenda urbana con il Fondo europeo di sviluppo regionale per quasi 22 milioni di euro”.

“Un’altra fetta di investimenti importante – prosegue – è quella che prevede la riqualificazione urbana del villaggio Santa Barbara, finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso il Bando periferie. A ciò si aggiungeranno i finanziamenti europei diretti, perché siamo rientrati in un programma relativo alla dieta mediterranea in partnership con la Regione Campania, la città di Siviglia e alcune realtà nordafricane”.

“Il bilancio – ha concluso Gambino – è già in corso di esame in Consiglio comunale: ottenuto l’ok dei consiglieri, potremmo lavorare al consuntivo, ma abbiamo già stabilito che i residui, all’incirca un altro milione di euro, verranno tramutati in investimenti nei settori della viabilità e del verde pubblico”.



Pietro Coppa, assessore Comune di Siracusa “Obiettivo sviluppo sostenibile”

SIRACUSA – Bruciando quelli che sono di solito i tempi siciliani, l’Amministrazione comunale aretusea è riuscita ad approvare, alla fine dello scorso mese di gennaio, la bozza del Bilancio di previsione 2020. La Giunta del sindaco Francesco Italia ha dunque consegnato il documento al Consiglio comunale per l’approvazione definitiva, ma già nella bozza ha tracciato chiaramente la propria idea di città.

“Il Bilancio del 2020 – spiega Pietro Coppa, assessore al Bilancio del Comune di Siracusa – prevede una spesa corrente di circa 136 milioni di euro e una spesa per investimenti per circa 32 milioni di euro. La spesa corrente ha diverse voci al proprio interno e tra queste quella che incide maggiormente è di certo quella per il personale. Nel 2020 la spesa lorda per i dipendenti del Comune di Siracusa ammonta a circa 32 milioni di euro. Nel 2021 decrementerà di ulteriori 800 mila euro circa”.

“Nel 2019 – aggiunge – la spesa corrente per acquisto di beni e servizi era di circa 78 milioni di euro. Nel 2020 ammonta a circa 70 milioni di euro e nel 2021 si prevede un ulteriore abbassamento a circa 67 milioni di euro. È evidente che la spesa corrente è diminuita, ma c’è ancora molto da fare, non tanto per abbassare ancora questo capitolo del bilancio, quanto piuttosto per far sì che le risorse impegnate risultino efficienti”.

“Dal mio punto di vista – spiega Coppa – il vero tema è rendere efficiente l’apparato amministrativo, affinché le risorse economiche vengano spese per erogare servizi efficienti. Questo può avvenire soltanto con un’accurata e tempestiva programmazione finanziaria e della gestione delle risorse umane. Soltanto rendendo la città attrattiva ed efficiente possiamo immaginare di contribuire, insieme agli attori del sistema città, a uno sviluppo del benessere del nostro territorio”.

“Più che al mero sviluppo economico del territorio – ha concluso l’assessore al Bilancio – siamo interessati e stiamo lavorando a un progetto di sviluppo sostenibile del territorio”.

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