Inquinamento acustico: l’Agenzia Ue per l’ambiente ha collocato l’Italia tra i Paesi più esposti. Istat: nell’Isola scarsi controlli e sforamenti dei limiti. Catania e Palermo nel mirino di Bruxelles
PALERMO – Gli aerei irrompono, con la loro innegabile scia rumorosa, nel cuore dei centri urbani e incidono sulla qualità della vita di tanti cittadini europei. Lo ha comunicato l’Agenzia europea per l’ambiente nel rapporto 2020 sul rumore ambientale in Europa che è stato diffuso nei giorni scorsi.
L’inquinamento acustico, tuttavia, è un problema che deriva anche tantissimi altri fattori e, soprattutto in Sicilia, non esiste ancora un sistema di gestione e controllo da parte dei comuni che sia in grado di arginarne gli effetti nefasti sull’uomo.
RUMORE: I PAESI EUROPEI NEL MIRINO
I Paesi comunitari con la più elevata percentuale di persone esposte al rumore degli aerei all’interno di aree urbane sono Belgio, Italia, Lussemburgo, Malta e Portogallo. In particolare è ancora l’Italia, assieme a Regno Unito, Germania, tra quelli con le stime più alte sul numero di bambini di età compresa tra 7 e 17 anni che soffrono di problemi di lettura a causa del rumore degli aerei. Le capitali più rumorose sono Vienna e Nicosia. Il rapporto, inoltre, segnala il peso specifico del traffico stradale che risulta essere la causa principale del rumore e lo diventerà sempre di più sia nelle aree urbane che in quelle rurali del continente.
IL DATO NAZIONALE
L’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Ispra ha certificato che in Italia il 32,1% delle sorgenti di rumore sottoposto al controllo del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente presenta almeno un superamento dei limiti previsti dalla normativa, evidenziando un problema di inquinamento acustico. Soltanto il 61% dei comuni ha approvato la classificazione acustica, ma le Regioni più virtuose sono tutte al Nord.
E QUELLO SICILIANO
Nell’Isola il numero di sorgenti controllate, stando sempre all’Ispra, è risultato inferiore al dato nazionale. L’indicatore – numero di sorgenti controllate per 100 mila abitanti – risulta essere a quota 8 nelle 120 città oggetto dello studio mentre nell’Isola, considerando Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa ed Enna, scivola a un dato compreso tra 0 e 5. Nel corso del 2017, si registrano 14 infrastrutture/attività a Palermo, con 42,9% che hanno visto almeno un superamento dei limiti normativi, le 16 di Siracusa (43,8%), e le 23 di Catania, con una percentuale di superamenti pari all’8,7%.
L’INFRAZIONE UE
Anche sul fronte del rumore, l’Ue ha bacchettato la Sicilia che rientra nella procedura di infrazione 2013-2022-2022/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale (mappe acustiche strategiche), nella quale si registrano le violazioni relative alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale nell’agglomerato di Palermo e di Catania.
LE CONSEGUENZE PER LA SALUTE
L’esposizione a lungo termine al rumore, si legge nel rapporto dell’Agenzia Europea, incide in maniera abbastanza seria sulla salute. Basandosi su dati Oms, l’Agenzia ha stimato che l’esposizione sia responsabile di circa 12 mila morti premature e contribuisca a 48 mila nuovi casi di cardiopatia all’anno in Europa. Si stima inoltre che 22 milioni di persone soffrano di fastidio cronico e che 6,5 milioni di persone soffrano di disturbi cronici del sonno.