Coronavirus, “Possibile un’ondata di casi a Catania” - QdS

Coronavirus, “Possibile un’ondata di casi a Catania”

Coronavirus, “Possibile un’ondata di casi a Catania”

mercoledì 11 Marzo 2020

Intervista esclusiva del QdS al primario di malattie infettive del Cannizzaro, Carmelo Iacobello

CATANIA – “La situazione è abbastanza tranquilla, per il momento, anche se, naturalmente, siamo in attesa vigile”. A parlare è Carmelo Iacobello, primario di malattie infettive del Cannizzaro di Catania, in prima linea nelle ultime settimane per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il medico non nasconde che il peggio probabilmente dovrà ancor arrivare, ma evidenzia come, seguendo tutte le regole imposte dal Governo e dal buon senso, il Paese possa venirne fuori.

“Aspettiamo un’eventuale ondata di nuovi casi – afferma. Il controesodo degli scorsi giorni, di migliaia di persone, rende incalcolabile i casi potenziali. Il che – prosegue – potrebbe rappresentare una qualche difficoltà di gestione nel caso fossero arrivati soggetti contagianti, magari in fase di incubazione, che possono diventare sintomatici successivamente. Però vorrei smorzare un po’ i toni polemici degli ultimi giorni: è chiaro che c’è la paura di avere una malattia fortemente invalidante, e quindi l’angoscia e il panico fanno fare questo tipo di scelta, e poi, molte delle persone che lavoravano nei negozi del Nord oggi chiusi hanno praticamente perso il lavoro. E questo, potrebbe aver spinto molti a tornare a casa”.

Intanto, gli effetti del nuovo decreto del presidente del Consiglio che ha esteso l’isolamento e le norme da tenere per arginare il contagio a tutte le regioni d’Italia, potrebbero aiutare.

È importantissimo seguire le ordinanze – continua Iacobello. La possibilità reale che abbiamo di poter controllare la diffusione della malattia è proprio legata alla disaggregazione dei contatti sociali, attraverso l’ordinanza. Quando si verificano questi fenomeni di allontanamento sociale, si ottengono risultati notevoli sulla diffusione della malattia – spiega. Ed è quello che noi ci auguriamo, perché probabilmente queste misure potrebbero comportare un allungamento dei tempi dell’epidemia, che viene in qualche modo spalmata nel tempo. Altrimenti, il rischio è che la diffusione sia più rapida e questo comporterebbe un sovraccarico del sistema sanitario che lo stesso non potrebbe tollerare”.

Un sistema che, almeno per il momento, sembra attrezzato ad affrontare la contingenza e anche eventuali nuovi casi. I posti in terapia intensiva in Sicilia sono circa 350 ma l’Isola potrebbe contare su altre risorse.
“La Sicilia, rispetto alle altre regioni, a causa del fenomeno migratorio degli anni passati, ha ottenuto una deroga a quello che era il decreto Balduzzi, una legge che dimezzava il numero dei reparti di malattie infettive. In pratica – continua il medico – rispetto alle altre regioni, i reparti sono rimasti così dal primo momento. Oggi sono in totale 16, tutti perfettamente funzionanti. Il problema semmai è legato ali reparti di rianimazione – aggiunge: questi posti sono minori e probabilmente ci sarà bisogno di crearne dei nuovi, ma pare che il Governo regionale lo stia già facendo. Occorre incrementare i posti e occorre farlo nei prossimi giorni”.

Il problema del virus, ribadisce Iacobello, non è tanto la sua resistenza quanto la contagiosità e soprattutto il fatto di essere completamente nuovo, l’assenza di vaccini e di memoria immunitaria da parte della popolazione. “Noi non abbiamo anticorpi per questo virus, quindi siamo come popolazione mondiale suscettibili di ammalarci perché non abbiamo memoria immunologica – sottolinea. Il nostro sistema immunitario è fortissimo e capace di difenderci, tanto è vero che i casi più complicati, in prevalenza, si sono registrati su soggetti che avevano già complicanze o patologie, immunodepressi o altro – conclude – che sono suscettibili di avere forme più severe e complicate”.

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