L’informativa al senato del Guardasigilli: “Coinvolti 6.000 detenuti”. Grasso (Leu): “Condannare violenze ma trovare soluzioni”. Meloni: "Ministro deludente"
ROMA – Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ha voluto chiarire il proprio pensiero, in merito ai fatti accaduti all’interno delle carceri italiane a seguito delle restrizioni adottate per contenere la diffusione del coronavirus. Come si ricorderà anche in Sicilia e in particolare nelle carceri a Palermo e ad Augusta, ci sono stati momenti di tensione e rivolte dei detenuti. Il Guardasigilli ha riferito sui fatti ieri al Senato, sottolineando che non si è trattato di semplici proteste.
“Fuori dalla legalità, e addirittura, nella violenza non si può parlare di protesta: si deve parlare semplicemente di atti criminali. Lo dico anche per sottolineare che le immagini dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti – ha dichiarato Bonafede – la maggior parte di essi, infatti, ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza”.
Ringraziando la polizia penitenziaria Bonafede ha sottolineato che nei casi più gravi “magistrati, prefetti, questori e tutte le forze dell’ordine sono intervenute senza esitare rendendo ancora più determinato il volto dello Stato di fronte agli atti delinquenziali che si stavano consumando”. Il ministro della Giustizia ha ricordato che fin dalle prime avvisaglie dell’epidemia, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si è mosso per salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere e che queste precauzioni rischiano di essere compromesse dalle rivolte di questi giorni. L’informativa al Senato è stata anche l’occasione per mettere in evidenza il sistema delle carceri definito “fatiscente da decenni”. “E’ il “risultato di un disinteresse per l’esecuzione della pena accumulato nei decenni – ha detto Bonafede – bisogna garantire un sistema che rispetti la dignità dei lavoratori e dei detenuti nel mondo penitenziario. Da quando sono ministro della Giustizia – ha proseguito – ho previsto 2.548 agenti in più (di cui 1500 già in servizio e 754 prossimamente) e, quanto all’area trattamentale, un numero di protocolli di lavoro per detenuti che non ha precedenti, senza considerare gli investimenti dell’ultima legge di bilancio che rafforzano enormemente il profilo della rieducazione”.
Il Guardasigilli ha ricordato che “fra le misure a tutela della salute dei detenuti” è stata decisa “per un periodo di 15 giorni una limitazione dei colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i detenuti, stabilendo al contempo un’estensione, ove possibile e anche oltre i limiti, dei colloqui a distanza. Si tratta di un tempo tecnico necessario per approntare tutte le cautele per consentire una pronta ripresa dei colloqui familiari”. Anche in carcere arriveranno le mascherine e verranno eseguiti i tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo.
Numerose le reazioni all’informativa resa al Senato da Bonafede, prima fra tutti la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che ha definito deludente l’intervento del Guardasigilli. “Il ministro della Giustizia – ha detto Meloni – non ha proposta alcuna misura drastica contro chi ha fomentato e preso parte alle rivolte. Ci sono ancora 16 evasi e la legalità non è ancora stata ripristinata. Fratelli d’Italia chiede ancora una volta che i rivoltosi vengano giudicati per direttissima e che sia applicato alla l’articolo 81 del codice penale che prevede che, in caso di più reati commessi contestualmente, sia applicata la pena più alta aumentata fino al triplo”.
Pietro Grasso (LeU) si è schierato dalla parte dei diritti dei detenuti e seppur condannando gli episodi di violenza ha chiesto di adottare alcune soluzioni tra cui il “concordare con la magistratura di sorveglianza il permesso temporaneo di restare a casa per i detenuti in semilibertà che in carcere tornano solo a dormire e potrebbero essere vettori di contagi”.
Grasso inoltre ha ritenuto ingiustificata l’assenza del capo del Dap: “Dov’era durante le rivolte? Abbiamo visto soltanto direttori e garanti”.
Critiche anche da pezzi della maggioranza. Il capogruppo di Italia viva Davide Faraone che ha chiesto sia rimosso il responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: “Ha gravissime responsabilità – ha detto Faraone – Quello che è accaduto nelle carceri era prevedibile. Se i detenuti fossero stati responsabilizzati sulle misure probabilmente tutto ciò non sarebbe accaduto”.
Andrea Ostellari della Lega ha criticato il metodo: “Il Paese – ha detto – ha bisogno di chi decide. Contro le rivolte serve coraggio e decisioni chiare. Se non trova il coraggio di agire si dimetta”.
Maurizio Gasparri di Forza Italia ha chiesto le dimissioni del ministro della giustizia.