Qe, l’Italia ha versato 50 mld al Salva Stati - QdS

Qe, l’Italia ha versato 50 mld al Salva Stati

Qe, l’Italia ha versato 50 mld al Salva Stati

martedì 10 Marzo 2015

Ma per la crescita servono le riforme

Da oggi è in funzione il Qe (Quantitative easing). Il che significa che la Banca centrale europea acquisterà da 18 dei 19 Stati Ue i bond del debito sovrano, con un ritmo di circa 60 miliardi al mese, fino a settembre del 2016, per un totale di 1.140 miliardi.
Da dove prenderà le risorse necessarie per fare tali acquisti, la Bce? Dal cosiddetto Fondo Salva Stati (il Meccanismo europeo di stabilità), in cui sono già confluite risorse che ciascuno dei membri dell’Uem (Unione economica e monetaria) ha versato. L’Italia ha provveduto a inviare circa 50 miliardi.
Una nota merita la Grecia, che è esclusa da questa operazione perché i propri bond sono considerati titoli spazzatura (junk bond). Tali rimarranno fino a quando il Paese ellenico non rientrerà nelle prescrizioni della Troika (Ue, Bce, Fmi). Il segnale che ha dato la Commissione europea la scorsa settimana è stato chiarissimo: non vi daremo un euro fino a quando non ci confermerete tutte le riforme che vi abbiamo già prescritto. Una sculacciata per la coppia Tsipras-Varoufakis.

La baldanza dei due viene così punita, anche perché i 7 miliardi che l’Ue dovrebbe ancora prestare alla Grecia per quattro mesi non partiranno senza i tassativi impegni (che confermano i precedenti) del governo ellenico.
La Bce non fa l’operazione di acquisto dei bond in modo gratuito. Infatti, essi producono interessi, che andranno a confluire nel conto economico della stessa.
Certamente, l’acquisto di tali bond comporterà immissione di liquidità in ciascuno dei 18 membri Uem, a condizione che le banche centrali di ciascun Paese impongano al proprio sistema bancario, scaricato dai bond, di trasferire le risorse fresche all’economia reale e alle famiglie, facilitando la concessione di mutui edilizi, che consentano di mettere in moto quel settore particolarmente penalizzato dalla crisi.
C’è da aggiungere che la Germania ha preteso, e la Bce eseguito, che il rischio per i titoli acquistati sia ripartito in modo squilibrato, cioè 80% a carico della Banca centrale di ciascun Paese e il restante 20% a carico della Bce. Tutto sommato, è giusto che chi riceve questi prestiti ne assuma il rischio per quattro quinti.
 

L’operazione che descriviamo assomiglia lontanamente a quella che Obama fece nel 2008, quando su suggerimento di Ben Bernanke, presidente della Federal reserve, autorizzò la stampa di nuova moneta per oltre 100.000 miliardi di dollari.
L’inondazione di liquidità nel mercato statunitense aiutò fortemente l’uscita dalla tremenda crisi, con il salvataggio dei tre colossi automobilistici (Gm, Ford e Chrysler), i quali hanno puntualmente restituito tutti i prestiti ricevuti dallo Stato.
Contribuì anche al salvataggio di tutte le banche salvo una (Lehman Brothers), le quali si sono rimesse in carreggiata e hanno superato la crisi, trovandosi ora in buona salute.
Vi è stato un terzo e benefico effetto di quella manovra: l’alimentazione dei consumi interni, che nel volgere di un paio d’anni hanno ripreso la crescita alimentando l’economia, cioè la produzione.

Vi è un ultimo elemento positivo: l’aumento dell’occupazione che, soprattutto in questi due anni, è stato vertiginoso, con milioni e milioni di nuovi addetti. Solo in questo scorcio di anno vi sono stati 300 mila nuovi occupati. La disoccupazione negli Stati Uniti è scesa al 5,5% contro il 12,6% dell’Italia.
L’operazione della Bce, tuttavia, non sarà sufficiente a smuovere l’economia del nostro Paese, perché la macchina pubblica è incagliata, inefficiente e la corruzione si è estesa a macchia d’olio.
È del tutto ovvio che se non si completano le riforme istituzionali (Costituzione e Legge elettorale), se non si fa una profonda ed efficace riforma della Pubblica amministrazione con il Ddl Madia, se non si inseriscono i valori di merito e responsabilità, secondo cui i più bravi vanno ai vertici e i peggiori in fondo alla scala, se non accade tutto questo la maggiore liquidità non produrrà che effetti marginali.
Il Quantitative easing è uguale per tutti i 18 membri Uem. Si vedrà quali fra essi sapranno meglio utilizzare questa leva finanziaria con i due misuratori che giudicano senza ambiguità: il Pil e l’occupazione.
Una concorrenza leale in cui vinceranno i più bravi.

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