Coronavirus, Agricoltura, calano le vendite ed è crisi di manodopera - QdS

Coronavirus, Agricoltura, calano le vendite ed è crisi di manodopera

Coronavirus, Agricoltura, calano le vendite ed è crisi di manodopera

sabato 04 Aprile 2020

Il presidente di Confagricoltura Selvaggi: “Siamo in grande difficoltà: senza manodopera straniera, i locali lavorano con grandi difficoltà e, non potendo più viaggiare insieme, si trovano ad affrontare nuovi costi”

CATANIA – Il comparto è considerato tra quelli “essenziali”, a cui non rinunciare, ma sconta le difficoltà presenti da prima dell’inizio della pandemia e i disagi portati dall’emergenza Covid-19. Parliamo dell’agricoltura, in particolare quella praticata in provincia di Catania, settore che Confagricoltura segnala in “forte sofferenza”.

FUGA DEI LAVORATORI
Anche alle pendici dell’Etna la produzione agricola è a rischio causa la riduzione della manodopera impegnata sui campi. Se i lavoratori stranieri hanno praticamente abbandonato il posto di lavoro, quelli locali stanno continuando ad operare in condizioni precarie di sicurezza. Il rischio è umano e appunto di produzione, perché il prodotto non raccolto non verrà mai immesso sul mercato.

“L’agricoltura catanese è in grande difficoltà per svariate motivi – spiega il presidente Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi -. Subisce in questo momento un danno a livello occupazionale e proprio l’occupazione era uno dei punti di forza del settore. La manodopera straniera è assente, i locali lavorano con grandi difficoltà e si trovano ad affrontare perfino nuovi costi per andare a lavoro. Non potendo più viaggiare insieme, l’obbligo di utilizzare un proprio mezzo diventa una spesa addirittura pari o vicina al guadagno di una giornata di lavoro. Una distanza media è infatti Adrano-Noto per chi raccoglie limoni. Chi fa potatura lavora singolarmente su un albero per il rispetto della distanza sociale e non più con il supporto di altri due lavoratori, dunque la produzione di fine giornata è diventata minore. Ho saputo di aziende che hanno dovuto sborsare 50 euro per acquistare dieci mascherine, un numero di presidi insufficiente a fronte di un prezzo non proporzionato”.

FLORIVIVAISMO AZZERATO
Tra i settori maggiormente colpiti dallo stop imposto dal coronavirus c’è il florivivaismo catanese. “Solo su Catania il danno potrebbe ammontare a decine di migliaia di euro – spiega Selvaggi -, le commesse sono state sospese o bloccate. La vendita dei fiori è calata del 90%. I fiori non sono bulloni, non si possono conservare, hanno vita relativamente breve quindi sono andati al macero. Al contrario l’agrumicoltura è schizzata alle stelle, a fine della campagna c’è stata una controtendenza rispetto la scorsa stagione rimasta più calma. Tutto il sistema paese è in questo momento a dura prova – ammette il presidente Confagricoltura Catania – l’agricoltura non si fermerà nonostante le difficoltà enormi perché il suo compito è produrre cibo. Una riflessione va anche all’aumento dei costi di trasporto. Alcuni autotrasportatori si sono fermati e non possiamo biasimarli, chi è rimasto lavora tra il rischio e l’impossibilità di fermarsi nelle piazzole di sosta per consumare un pasto o per lavarsi”.

IL “NERO” SCOMPARE LE VENDITE CROLLANO
Il mercato della distribuzione del primo settore ha servito finora in maniera indiscriminata ogni tipo di acquirente, spesso senza fare distinzione tra l’impresa regolare e il venditore ambulante in cattiva fede. “Questa differenza ora è emersa – analizza Giovanni Selvaggi – la scomparsa degli abusivi, ora chiusi in casa, ha portato a un crollo delle vendite nei mercati, che in questo momento servono solo i dettaglianti regolari e proprio la presenza dei regolari è inferiore. Bisogna che qualcuno si chieda come mai questo sia avvenuto. Dobbiamo tutti capire che se vogliamo un elettricista dobbiamo chiamare un vero elettricista. Le imprese che lavorano nella trasparenza vanno tutelate”.

SICUREZZA IN CAMPAGNA E CONSORZI DI BONIFICA
“Il bisogno di maggiore controllo nelle campagne rimane e permane come problema. L’omicidio, avvenuto nei mesi scorsi a Scordia, di una ragazzo che ha rubato l’equivalente di una refurtiva dal valore di una sigaretta, deve fare riflettere. Questo momento epocale deve essere periodo che fa capire, a chi è preposto, quanto sia arrivato il momento di porsi delle domande”.

“I nodi vengono al pettine, così come accade per i consorzi di bonifica. La pioggia di questi giorni è gradita, ma l’allarme siccità c’è stato e ritengo debba rimanere. Quest’anno moltissimi seminativi non si potranno raccogliere perché il grano è rimasto molto basso e sono problemi che devono essere affrontati. La bonifica è argomento che ha bisogno solo di una cosa: accettare la chiusura. I consorzi sono ‘carrozzoni falliti’ con oltre 120 milioni di debiti. Stanno combattendo aggredendo cartelle sartoriali destinati agli utenti con la scusa di pareggiare i bilanci. Il muro basso non può essere l’agricoltura e l’agricoltura che stanno cercando di tenere in piedi un intero paese. Gli enti dichiarino il fallimento, vendano gli immobili e ripartano lontani dalla politica”.

Twitter: @ChiaraBorzi

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