Il dato si riferisce alle denunce registrate tra marzo e maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Diminuzione influenzata dallo stop di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell'epidemia da nuovo Coronavirus.
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di maggio sono state 207.472, in diminuzione di circa 62mila casi rispetto alle 269.431 dei primi cinque mesi del 2019 (-23,0%). Questa diminuzione è influenzata in particolare dal sostenuto calo delle denunce registrate tra marzo e maggio, che sono state 34mila in meno rispetto al trimestre marzo-maggio 2019 (-35,6%), a causa soprattutto dello stop di ogni attività produttiva considerata non essenziale per il contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus.
I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 229.923 a 184.755 (-19,6%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che hanno fatto registrare un calo del 42,5%, da 39.508 a 22.717. Il confronto del trimestre marzo-maggio 2020 con l’analogo trimestre del 2019 documenta come le diminuzioni siano molto più marcate, pari rispettivamente a -30,4% e -68,9%.
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nei primi cinque mesi del 2020 è diminuito del 12,1% nella gestione Industria e servizi (dai 198.817 casi del 2019 ai 174.845 del 2020), del 24,7% in Agricoltura (da 12.846 a 9.672) e del 60,3% nel Conto Stato (da 57.768 a 22.955). Per quest’ultima gestione, in particolare, si è registrato tra marzo e maggio un crollo delle denunce, dalle oltre 34mila del 2019 alle quasi 1.900 del 2020 (-94,5%), per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, chiuse per evitare il propagarsi del contagio. Anche le gestioni Industria e servizi e Agricoltura hanno registrato diminuzioni più sostenute, se riferite al trimestre marzo-maggio (-18,5% e – 40,4% rispettivamente).
In controtendenza rispetto all’andamento degli altri settori economici, il settore Ateco “Sanità e assistenza sociale” ha registrato un forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro: +194% sui primi cinque mesi dell’anno e +326% su base trimestrale (marzo-maggio 2020 vs marzo-maggio 2019), passando dagli oltre seimila casi registrati nel periodo marzo-maggio 2019 ai quasi 27mila del trimestre marzo-maggio 2020 (circa tre denunce su quattro riguardano il contagio da Covid-19).
L’analisi territoriale evidenzia nei primi cinque mesi del 2020 un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese.
Questa flessione risulta essere decisamente più contenuta nel Nord-Ovest (-11,0%) e più accentuata nel Nord-Est (-25,8%), al Centro (-28,6%), al Sud (-32,3%) e nelle Isole (-30,5%). Se si limita il confronto al solo trimestre marzo-maggio, i cali registrati nelle singole ripartizioni geografiche sono più evidenti: -16% per il Nord-Ovest, -40% circa per il Nord-Est, -45% per il Centro e -50% circa per Sud e Isole.
La flessione che emerge dal confronto dei primi cinque mesi del 2019 e del 2020 è legata soprattutto alla componente maschile, che registra un -30,6% (da 169.837 a 117.868 denunce), mentre per quella femminile si attesta al -10,0% (da 99.594 a 89.604). Nei mesi di marzo-maggio, in particolare, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, le denunce si sono praticamente dimezzate per i lavoratori (-48,7%) e ridotte del 12,8% per le lavoratrici.
Tra gennaio e maggio la diminuzione ha interessato sia i lavoratori italiani (-23,9%), sia quelli comunitari (-11,3%) ed extracomunitari (-20,5%), con cali percentuali più sostenuti se limitati al confronto del solo trimestre marzo-maggio.
Dall’analisi per classi di età emergono decrementi generalizzati in tutte le fasce, ma più contenute per i lavoratori tra i 45-64 anni.
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi cinque mesi di quest’anno sono state 432 che, pur nella provvisorietà dei dati, mostrano già un aumento di 41 casi rispetto ai 391 registrati nello stesso periodo del 2019 (+10,5%). Questo aumento è influenzato dal numero dei decessi avvenuti e protocollati al 31 maggio 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo.
A livello nazionale, rispetto ai primi cinque mesi dell’anno scorso, si registra una riduzione solo degli infortuni in itinere, che sono passati da 112 a 68 (-39,3%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati da 279 a 364 (+30,5%).
L’aumento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 342 a 378 denunce) e il Conto Stato (da 5 a 22), mentre l’Agricoltura ha registrato 12 casi in meno (da 44 a 32).
Tre gli incidenti plurimi avvenuti nei primi cinque mesi di quest’anno, per un totale di sei decessi: il primo in gennaio, costato la vita a due lavoratori vittime di un incidente stradale a Grosseto, il secondo in febbraio, con due macchinisti morti nel deragliamento ferroviario avvenuto in provincia di Lodi, e l’ultimo in marzo, con due vittime in un incidente stradale in provincia di Torino. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi avvenuti tra gennaio e maggio (tutti stradali) erano stati otto, con 16 casi mortali denunciati.
Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione di quattro casi mortali nel Nord-Est (da 83 a 79), di 12 al Centro (da 84 a 72) e di 13 nelle Isole (da 41 a 28). Il Nord-Ovest si contraddistingue, invece, per un incremento di 55 casi mortali (da 102 a 157), complici gli aumenti soprattutto della Lombardia (+45) e del Piemonte (+6). Anche il Sud registra 15 casi mortali in più (12 solo in Puglia).
L’incremento rilevato nel confronto tra i primi cinque mesi del 2020 e del 2019 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 358 a 394 (+36 decessi), mentre quella femminile ha fatto registrare cinque casi in più, da 33 a 38. In aumento le denunce di infortuni mortali dei lavoratori italiani (da 320 a 366) ed extracomunitari (da 42 a 43), in calo quelle dei lavoratori comunitari (da 29 a 23).