Il Governatore, “Sin da ora rivolgo l’invito a venire qui”. La direttore Europa dell'organismo dell'Onu Alessandra Priante: “L’Isola diventi protagonista offrendosi di dare ospitalità a eventi e meeting organizzati dall’Unwto". Il prof. Gianni Puglisi, già presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, "Programmare e investire". Il sindaco di Noto Corrado Bonfanti, "far sì che queste nostre meraviglie possano produrre ricadute economiche”
Comincia oggi, giorno della riapertura dei confini esterni di Schengen, il #RestartTourism internazionale con la visita di Zurab Pololikashvili, segretario generale dell’United Nations World Tourism Organization (Unwto), l’organismo turistico dell’Onu, e il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha voluto compiere un passo ufficiale, sottolineando: “L’esclusione della nostra Isola dal programma originario, sono certo, è solo frutto di una svista o dettata dalla ristrettezza di tempo”.
Sì, perché la visita, concordata dall’Unwto e dal Mibact, della delegazione di cui fa parte anche il direttore della Commissione Regionale Europa dell’Unwto, l’italiana Alessandra Priante, si limita a tre città: Roma, Venezia e Milano, quest’ultima in considerazione del fatto che la Lombardia è stata la regione italiana più colpita dal coronavirus.
Il segretario generale aveva scelto l’Italia per questo #RestartTourism internazionale perché è uno dei Paesi più desiderati dai viaggiatori di tutto il mondo ma anche tra i più colpiti dalla pandemia. Ma due giorni fa avevamo sottolineato su Qds.it la beffa che la Sicilia fosse stata esclusa dalla visita dell’Unwto nonostante sia la prima regione italiana per patrimoni Unesco.
“Non tagliamo fuori nessuno” ci aveva prontamente risposto su Twitter la direttore Priante, sottolineando come la missione, “concordata con i Ministeri competenti”, prevedesse “passaggi nelle zone più colpite dal covid-19”.
E concludeva, Alessandra Priante, affermando, “Saremo lieti di venire in Sicilia” in risposta a un primo invito – informale – venuto da Corrado Bonfanti, sindaco di Noto e vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale Beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Adesso l’invito ufficiale del presidente Musumeci, il quale, ricordando quanto scritto da Wolfgang Goethe nel suo “Viaggio in Italia”, ha sottolineato che “Non si può comprendere il Bel Paese senza vedere la Sicilia: è qui la sintesi di tutto”.
“Saremo quindi – ha concluso il Governatore -, lieti di accogliere gli ospiti e accompagnarli nel loro giro, alla scoperta delle testimonianze più significative di una Terra che fu culla di civiltà nel Mediterraneo”.
E che tra i Beni materiali Unesco annovera il vulcano Etna, le isole Eolie, la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa romana del Casale di Piazza Armerina, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica, la Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale e le città tardo barocche del Val di Noto: Caltagirone, Militello, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli. Ma ci sono anche i beni immateriali – muretti a secco, vite ad alberello pantesca, Dieta Mediterranea, Opra dei pupi – e i Geoparchi Rocca di Cerere e delle Madonie.
Alessandra Priante, consapevole dell’importanza del patrimonio dei Beni culturali, artistici, monumentali e naturalistici della Sicilia, ha voluto suggerire alla Regione Siciliana “di rendersi protagonista, attraverso il Mibact, offrendosi di dare ospitalità a eventi e meeting organizzati dall’Unwto e che vanno ovviamente inseriti in una programmazione pluriennale”.
In ballo potrebbe esserci, per esempio, il Consiglio esecutivo dell’United Nations World Tourism Organization. E farlo svolgere in una sede siciliana, da Taormina, a Noto, a Cefalù, accrescerebbe il prestigio internazionale della nostra regione promuovendola in tutto il mondo.
Proprio il nodo della Programmazione, a livello sia nazionale che regionale, era stato sollevato nel servizio del Qds.it da Bonfanti e da Gianni Puglisi, rettore dell’Università Kore di Enna, già presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco.
Per Puglisi l’Italia “non riesce a essere sito d’attrazione universale, perché ha una difficoltà a rappresentarsi luogo d’eccellenza qual è in effetti”. E si rappresenta male “perché i suoi siti non sono adeguatamente valorizzati e conservati, sono difficilmente raggiungibili e dunque fruibili”. Tutto questo a causa della mancanza di programmazione, di progettualità, di risorse per la realizzazione dei progetti e di capacità di investimento in infrastrutture”.
Un problema al quale la Sicilia sta cercando di porre rimedio. “Come dice il prof. Puglisi – ha affermato Corrado Bonfanti – la programmazione deve diventare la nostra arma migliore insieme con la capacità di fare squadra e batterci per la nostra terra”.
“Proprio in queste ore – ha aggiunto – abbiamo programmato con il presidente Musumeci e con gli assessori al Turismo Manlio Messina e ai Beni culturali Alberto Samonà, di metterci intorno a un tavolo per pianificare una strategia unitaria per mettere in rete i siti Unesco siciliani, che possono produrre ricchezza”.
“Non è affatto vero – ha concluso Bonfanti – che con la Cultura non si mangia e noi, soprattutto dopo il lockdown, dobbiamo approfittare di ogni occasione per far sì che queste nostre meraviglie possano produrre ricadute economiche”.
Tanti luoghi siciliani meriterebbero la proclamazione a Patrimonio dell’Umanità
“In ogni parte del mondo centinaia di migliaia di turisti sono alla ricerca di siti Unesco per le loro vacanze culturali. E noi dobbiamo catturare la loro attenzione portandoli in quella terra meravigliosa che è la Sicilia” aggiunge Corrado Bonfanti, che come detto è anche sindaco di Noto, il “giardino di pietra” conosciuto in tutto il mondo per il suo “barocco fiorito”.
L’equazione, insomma, è: più siti Unesco, più turismo culturale, qualificato, intelligente, pronto a spendere.
Ma il prof. Gianni Puglisi, nella sua qualità di ex presidente della Commissione Unesco italiana – rivendica di aver contribuito all’inserimento della Palermo arabo-normanna nel registro dei siti Patrimonio dell’Umanità – ha ricordato come l’organismo per i Beni culturali dell’Onu ha deciso di contingentare il numero di siti, limitandoli a uno l’anno per Paese.
Puglisi e Bonfanti concordano sul fatto che ancora tanti luoghi siciliani meriterebbero di essere inseriti nella World Heritage list, contribuendo così ad attrarre il turismo culturale mondiale.
“Occorre – ha affermato Bonfanti – fare squadra e battersi a livello nazionale per far riconoscere l’importanza della nostra Cultura”.
Con Puglisi e Bonfanti abbiamo ragionato su quelli che potrebbero essere gli altri beni siciliani, materiali e immateriali, da candidare a Patrimonio dell’Umanità.
“Mozia, per esempio – ha affermato Puglisi – tappa di un sito seriale, un’ideale via dei Fenici che dalla Siria, passa dal Libano, dalla Costa del Nordafrica e giunge in Sicilia e poi in Sardegna: credo sarebbe nelle corde dell’Unesco”.
“E poi – ha aggiunto – c’è il Cretto di Burri, che ricoprì la Gibellina distrutta dal terremoto del 1969: un’idea geniale, emozionante come il Museo dell’Olocausto di Berlino, una grande opera d’arte”.
“Infine – ha concluso Puglisi -, tra i beni immateriali, potrebbe esserci la lavorazione del corallo Toro, nel Trapanese e nel Saccense”.
Tra i futuri patrimoni materiali e immateriali della Sicilia, Corrado Bonfanti vedrebbe invece Taormina o Cefalù e un sito seriale delle tonnare di Sicilia – una di quelle meglio conservate, eretta dai principi netini Nicolaci di Villadorata, si trova a Marzamemi, nel Siracusano.
“E poi – ha aggiunto – candiderei le arti effimere, con, permettetemi il campanilismo, l’Infiorata netina. E ancora quel Carnevale un tempo principale festa della Sicilia, ricca di canti, usi, e prelibatezze enogastronomiche: nelle nostre scenografiche città barocche rappresentare carnascialate e gare enogastronomiche con l’accompagnamento dei canti tradizionali potrebbe rappresentare un grande momento d’attrazione turistica in mesi di bassa stagione”.