Parla il magistrato che si dimise da assessore della Giunta Crocetta, "contro di me un dossier di Confindustria regionale". Le foto dell'imputato con il boss Arnone. I contrasti per la gestione della discarica di Siculiana. Lumia "governatore ombra"
Ieri, nel processo di Caltanissetta sul cosiddetto “sistema Montante”, è stato il giorno di Nicolò Marino.
Il magistrato – che, attualmente Gip a Roma, è stato pm nella procura nissena e assessore regionale con delega ad Acqua, Rifiuti ed Energia nella Giunta Crocetta -, ha deposto infatti come teste nel procedimento a carico dell’ex leader di Confindustria Sicilia e di altri sedici imputati.
“Ho conosciuto Antonello Montante – ha detto Marino – da quando misi piede a Caltanissetta nel 2003. Veniva spesso in ufficio, in Procura. Anche perché rappresentava, secondo quanto aveva sempre riferito in pubblico, quella nuova visione di Confindustria finalizzata alla gestione virtuosa dell’imprenditoria. La sua vicinanza alla magistratura e alle forze dell’ordine era la regola e la sua era una presenza costante e riconosciuta nei vari incontri istituzionali”.
Le foto con il boss Vincenzo Arnone
Nel corso dell’udienza, sono state mostrate da Marino delle foto che ritraevano Antonello Montante con il boss di Serradifalco Vincenzo Arnone, trovate nel corso di una perquisizione a casa di quest’ultimo.
“A me – ha detto Marino – le foto del matrimonio non interessavano, quelle ci potevano stare, mi interessavano quelle in cui i due erano insieme ad Assindustria. In quel periodo tutto ciò che riguardava Montante era tabù. Era diffusa tra i magistrati e le forze dell’ordine la voce che se ti mettevi contro Montante potevi avere conseguenze negative”.
Nel corso della deposizione Marino ha parlato inoltre del colonnello dei carabinieri Letterio Romeo, che lo aveva chiamato allarmato e turbato dopo aver ricevuto una chiamata in cui Montante si era prima congratulato con lui per un’operazione antimafia e poi gli aveva detto “ho saputo cosa avete preso, stai attento che ti rompo i denti”.
“La denuncia di Letterio Romeo non fu mai formalizzata” ha ricordato Marino.
Marino, “mai avuta stima di Montante”
“Io non ho mai avuto stima di Antonello Montante – ha spiegato l’ex pm -, avevo chiaramente percepito che la funzione che aveva assunto di tutore della legalità era inaccettabile per la magistratura e mi stupivo di come certi colleghi potessero dargli spazio. Non faccio riferimento al dottor Sergio Lari che si era accorto di alcune di queste contraddizioni”.
“Nel periodo in cui ero assessore – ha aggiunto – ero convinto che la mia nomina fosse legata a un progetto di governo in cui credevo. Avevo stima del presidente Rosario Crocetta e avevo stima di Beppe Lumia. Quell’occasione la percepii come una strada. Capii che era venuto il tempo di andare via da Caltanissetta e accettare quell’incarico. I contrasti nacquero per la gestione della discarica di Siculiana: un giorno ricevetti una chiamata da Lumia che mi diceva devi venire a Palermo perché Antonello Montante e Ivan Lo Bello ti vogliono parlare. Io non andai, vennero loro nell’hotel Excelsior di Catania”.
“Neanche il tempo di sedermi e Montante mi disse ‘la devi smettere di creare dossier sul mio conto, altrimenti so io cosa fare’. A quel punto dissi che me ne andavo. Lo Bello stava zitto e Lumia cercava di placare gli animi. Montante sostanzialmente mi contestava la posizione pubblica contro Giuseppe Catanzaro che gestiva Siculiana, una delle più grosse discariche in Sicilia. Catanzaro ci aveva chiesto il rilascio di un’autorizzazione per l’ampliamento della discarica ma per rilasciarla era necessario, così come previsto per legge, che venisse realizzato un impianto per il trattamento dei rifiuti”.
Marino, Lumia era il governatore ombra
“Linda Vancheri – ha ricordato Marino – rappresentava Montante e basta. Non faceva dichiarazioni e non era in grado di prendere decisioni in Giunta. Beppe Lumia invece l’ho definito il governatore ombra perché era una presenza costante nella stanza del presidente Crocetta. Anche per conto suo faceva incontri con politici, con i sindacati. Era sempre presente”.
In aula si è parlato anche di video compromettenti. “Un video che riguardava me? Non ne so nulla, so che ne ha parlato Alfonso Cicero nelle sue dichiarazioni. Del video ‘hot’ di Crocetta invece lo appresi da fonti dell’Arma di Gela”.
Contro di me un dossier di Confindustria regionale
Marino ha ricordato come, dopo aver rassegnato le dimissioni da assessore, contro di lui fosse partita “una vera e propria guerra da parte dei vertici regionali di Confindustria”.
“So che il dottor Amedeo Bertone – ha aggiunto – ha trasmesso alla Procura di Catania un intero incartamento di esposti che partivano da anonimi dove si dice di tutto di più su di me su quando ero magistrato a Caltanissetta. Tra le tante cose si diceva anche che mi era stata messa una casa a disposizione dall’ingegner Pietro Di Vincenzo. Emergeva quasi che io ero il male assoluto. Non ho presentato denuncia perché sono persona offesa, vittima di questo ‘dossieraggio'”.
Il processo è stato aggiornato al 21 settembre, e riprenderà con l’audizione, come teste, del giornalista Gianpiero Casagni.