Siccità, nei bacini siciliani settanta milioni di metri cubi in meno - QdS

Siccità, nei bacini siciliani settanta milioni di metri cubi in meno

Siccità, nei bacini siciliani settanta milioni di metri cubi in meno

giovedì 16 Luglio 2020

Rispetto allo scorso anno. L’allarme dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche: l’Isola tra le regioni più a rischio. Continuando questo trend inevitabile una contrazione negli apporti irrigui

ROMA – È ancora lunga la stagione calda per diverse regioni del Sud, dove si guarda con crescente preoccupazione il diminuire delle scorte idriche nei bacini. La Sicilia, come abbiamo scritto nell’inchiesta pubblicata lo scorso martedì, è la regione più a rischio d’Italia.

Lo scorso anno, dati Ispra alla mano, il record italiano di caldo è stato registrato ad Augusta, in provincia di Siracusa, con temperature sopra i 44° e anche sul fronte della siccità non è andata meglio: nell’Isola si sono contati tre mesi consecutivi senza piogge e a Catania si è raggiunto il record di 318 giorni (complessivi) senza un goccia di acqua.

Questa estate la situazione è addirittura peggiore, avendo avuto dei mesi invernali con scarse precipitazioni (secondo il Dipartimento regionale delle acque, gli scorsi gennaio e febbraio sono stati i mesi più secchi degli ultimi cent’anni). Attualmente, rende noto l’Osservatorio dell’Anbi sulle risorse idriche, nella nostra Isola i bacini contengono circa 70 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto allo scorso anno. La desertificazione, insomma, ci guarda già da molto vicino. Altro che rischio.

Non va bene nemmeno alle altre regioni del Mezzogiorno. In Puglia e Basilicata indicativamente le riserve d’acqua stanno calando di un milione e mezzo di metri cubi al giorno, segnando un deficit, rispetto al 2019, di oltre 60 milioni in Lucania e di oltre 70 milioni nella regione del Tavoliere;. Continuando questo trend ed in assenza di piogge significative pare inevitabile una contrazione negli apporti irrigui, ormai indispensabili per produrre agricoltura di qualità.

Nel Meridione, rimane un’oasi la Calabria (con circa 11 milioni di metri cubi, la diga Sant’Anna è al top del recente quadriennio), mentre in Campania scendono i livelli dei fiumi Volturno e Sele.

Non va meglio nemmeno al Nord. Anzi, “le criticità più evidenti – indica Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – si evidenziano nelle zone non beneficiate da recenti piogge, né dall’apporto irriguo del canale Cer come alcune zone della provincia di Bologna, della Romagna e del Delta Po, ormai sulla soglia della siccità”.

“A preoccupare – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – sono soprattutto le repentine escursioni di portata, conseguenza della crescente sete dei territori e dell’estremizzazione degli eventi atmosferici con fenomeni più violenti, ma concentrati nel tempo e nello spazio. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, presentato da Anbi pochi giorni fa, è una risposta all’esigenza di incrementare la resilienza dei territori”.

Nel Nord Italia, a fungere da calmiere, sono solo i grandi laghi, i cui livelli sono tutti in discesa e solo il Garda rimane superiore alla media del periodo. Nel Centro Italia, nonostante le cospicue piogge di Giugno sull’Umbria (117 millimetri), il livello della diga Maroggia (3,90 milioni di metri cubi su una capacità di Mmc 5,80) resta inferiore a quello dei due anni precedenti. Analogo è il trend degli invasi marchigiani (attualmente trattengono circa 46 milioni di metri cubi su una capacità di oltre 65 milioni) ed anche del bacino del Bilancino, in Toscana, dove Giugno è risultato più piovoso della media, soprattutto su Massa, Pisa e Livorno con precipitazioni addirittura raddoppiate (sul grossetano e sul fiorentino, però, è piovuto meno del solito). In Sardegna, infine, i bacini segnano un confortante 77,68% della capienza, ma era 80,27% un anno fa.

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